Cosa significa essere farmacisti vaccinatori?
Pro e contro della nuova figura prevista dal Decreto Sostegni
Il 19 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Sostegni che, tra i numerosi provvedimenti, contiene un articolo (numero 19, comma 2, lettera h) che consente la possibilità ai farmacisti di somministrare il vaccino anti-Covid.
Un provvedimento che ha sigillato ancor di più la posizione di rilievo che i farmacisti hanno assunto dall’inizio della pandemia e che li vedrà ancora una volta in prima linea nella battaglia per contrastare il virus.
Per quanto il contributo delle farmacie sia importante per poter assicurare la vaccinazione massiva progettata dal governo Draghi, questo provvedimento porta con sé dubbi e criticità e non solo da un punto di vista pratico.
Cosa cambia per i farmacisti?
Prima dell’approvazione del Decreto Sostegni i farmacisti potevano fare vaccini all’interno della farmacia solo in presenza di un medico.
Vista l’emergenza in atto, per poter aumentare sensibilmente il numero di professionisti sanitari abilitati a somministrare vaccini, il governo ha deciso di estendere questa possibilità anche ai farmacisti, eliminando l’obbligo di presenza di un medico.
Questo provvedimento trasforma – di fatto – le farmacie che vorranno aderire a questo progetto in presidi vaccinali e permette i farmacisti italiani di allinearsi ai colleghi europei, i quali già da tempo hanno assunto questo nuovo ruolo all’interno del sistema sanitario.
Ma cosa comporta, nel dettaglio, essere un farmacista vaccinatore?
Prima di tutto è bene sottolineare che questo provvedimento NON è obbligatorio, quindi le farmacie sono libere di non aderire alla campagna vaccinale.
Per quanto riguarda invece le farmacie che decidono di diventare presidi, le condizioni stabilite dal decreto sono:
- formazione specifica per la somministrazione del vaccino anti-Covid per i farmacisti
- organizzazione logistica interna alla farmacia per una distribuzione vaccinale fatta in totale sicurezza
- inserimento nel sistema di raccolta regionale (o provinciale) dei dati relativi ai pazienti vaccinati da parte della farmacia.
Accoglienza del decreto, tra soddisfazioni e criticità
L’arrivo del provvedimento è stato accolto con molta soddisfazione da sigle come Federfarma, Fofi e Assofarm, che già da tempo auspicavano una scelta in questa direzione da parte del governo.
L’articolo 19 del Decreto per le tre sigle è un vero e proprio segno di riconoscimento nei confronti della categoria dei farmacisti, sia per il ruolo che quest’ultima ha avuto (e continua ad avere) nella lotta contro il Covid-19, sia per la posizione che potrà avere, anche in futuro, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale.
Il supporto nella vaccinazione massiva prevista nel nostro paese non sarebbe possibile, secondo le sigle, senza l’aiuto di questa nuova figura di farmacista vaccinatore e delle 19.000 farmacie presenti sul territorio nazionale.
Nonostante l’entusiasmo generale nei confronti del provvedimento, quest’ultimo ha portato con sé anche tanti interrogativi e criticità, specialmente da parte di farmacisti e sindacati.
In particolare, i detrattori sostengono che, per quanto giusto e necessario sia il supporto dei farmacisti nella vaccinazione, le modalità e i protocolli non siano chiari né sicuri per i farmacisti:
- il decreto non scende nei dettagli dell’organizzazione;
- all’interno delle farmacie non esistono protocolli per tutelare il personale dai rischi di contagio;
- i farmacisti non sono coperti dalla stessa assicurazione del personale sanitario, inoltre, il contratto nazionale di lavoro della categoria, scaduto da 8 anni, non garantirebbe la tutela dei lavoratori;
- la formazione per i vaccini richiederà tempo e, al momento, non esiste;
- il vaccino è un farmaco che dev’essere somministrato previa valutazione clinica e anamnestica di un medico, il quale deve poter intervenire in caso di reazioni o disturbi dovuti all’iniezione;
- il decreto non è chiaro riguardo alla figura del farmacista che può somministrare i vaccini: non si capisce infatti se il provvedimento sia riferito solo ai professionisti che lavorano in farmacia o a tutti i farmacisti.
Tutti aspetti, sia dal punto di vista amministrativo che logistico-pratico, fondamentali per una buona messa in atto del provvedimento e che saranno sottoposti a ulteriori e approfondite valutazioni durante assemblee online come quelle organizzate da Filcams nelle prossime settimane.
Per quanto la figura del farmacista vaccinatore sia di fondamentale importanza – e non solo per l’emergenza Coronavirus – sono ancora tanti i nodi da sciogliere affinché le somministrazioni vaccinali possano essere svolte in totale sicurezza per tutti gli attori coinvolti, siano essi pazienti o sanitari.