Industria farmaceutica: Italia seconda in Europa per produzione
Secondo i dati raccolti da Efpia, la Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche, l’Europa copre un quarto del mercato mondiale del farmaco e l’Italia si colloca al secondo posto a livello di produzione europea e prima fra i paesi UE
Cosa ci dicono i dati di Efpia
La ricerca condotta dalla Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche sottolinea, attraverso i dati, l’importanza della ricerca e dello sviluppo farmaceutico su più fronti. Particolarmente interessanti sono i dati che riguardano l’Europa (la ricerca tiene in considerazione tutti i Paesi UE più Norvegia, Regno Unito, Russia, Turchia, Svizzera).
Nel 2021 in Europa sono stati investiti 41,500 miliardi di euro in ricerca e sviluppo e l’intero settore dell’industria farmaceutica dà occupazione a 840,000 persone, senza considerare l’indotto, che ne impiega tre volte tante.
Da un lato, il progresso medico-scientifico ha portato alla sintesi di nuove medicine che migliorano la salute, la qualità della vita e ne aumentano la durata.
Dall’altro, l’industria farmaceutica rimane un punto nodale dell’assetto economico europeo, sul quale continuare a investire per non interrompere questo trend di crescita e mantenere alta la competitività a livello mondiale; soprattutto perché in questo ambito, che approfondiremo più avanti, non mancano alcune preoccupazioni per il futuro.
Il mercato mondiale del farmaco
Il leader mondiale del settore rimangono gli USA, anche se rispetto al decennio 1995-2005 e in particolar modo a partire dal 2015, è cresciuta la competitività di altre aree.
Agli USA resta ancora oggi il 49,1% del mercato, mentre l’Europa ne copre il 23,4%. Resta critico però considerare, per l’Europa, i margini di distribuzione e le tasse, che sono eterogenei fra i vari Stati. Di media è stato calcolato che circa un terzo del prezzo del farmaco va alla distribuzione e ai farmacisti.
L’importanza e i costi della ricerca
La chiave per continuare questo trend positivo in vista di un’ulteriore crescita è l’investimento nella ricerca e nello sviluppo: i costi per arrivare a sintetizzare un nuovo farmaco sono infatti in media 1,926 milioni di euro. Al costo economico va poi aggiunto il costo in termini di tempo. Anche questo è considerevole, visto che in media passano 12-13 anni prima che una nuova sostanza sintetizzata arrivi sul mercato. Questo perché soltanto una o due sostanze sintetizzate su 10,000 passa alle fasi successive fino ad arrivare a essere ritenuta commerciabile.
L’Italia seconda per produzione…
Con un fatturato di 34,300 miliardi di euro, l’Italia si colloca seconda per produzione nel settore farmaceutico. Prima c’è solo la Svizzera, con un fatturato di 53,195 miliardi di euro, ma l’Italia resta in testa ai Paesi Ue, seguita dalla Francia (23,558 miliardi).
Anche se non supera le competitor come per la produzione, il mercato interno italiano del farmaco risulta allineato. Ha infatti un volume di 23,446 miliardi di euro, di poco inferiore a Francia e Regno Unito (rispettivamente 29,552 e 24,569 miliardi di euro). Un caso a parte la Germania, con un volume quasi doppio (42,962 miliardi).
Se però andiamo a vedere il quadro generale che emerge dai dati raccolti da Efpia, la posizione dell’Italia appare per alcuni aspetti contraddittoria.
… e sesta per investimenti in ricerca
Gli investimenti nella ricerca restano un tasto dolente per l’Italia, nonostante si posizioni sesta, con 1,620 miliardi di euro. Il problema è piuttosto il gap fra le risorse investite dal Bel Paese e quelle investite dai principali competitor a livello di produzione: la Germania, con 7,813 miliardi, il Regno Unito con 5,639 miliardi e la Francia con 4,451. Soprattutto con i vicini d’oltralpe, di una sola posizione avanti, il divario risulta evidente: 4,451 miliardi investiti, più del doppio degli analoghi investimenti italiani.
L’Italia è quindi ancora in ritardo nel settore degli investimenti in ricerca e sviluppo, nonostante sia al top della produzione.
Occupazione nel settore farmaceutico
La situazione dell’occupazione ricalca in parte quella della ricerca: con 66,400 unità, il numero di addetti che impiega è nettamente inferiore a quello delle dirette competitor Francia (93,310) e Germania (115,519).
Purtroppo il quadro che ne emerge è quello di un Paese con grandi potenzialità, ma che investe poco sulle proprie risorse, nonostante i riscontri ambiziosi nella produzione e nel mercato interno.
Dati in linea con gli anni precedenti
I dati che emergono dall’ultimo report di Efpia confermano un trend che va avanti già da tempo. Anche nel 2016 l’Italia era infatti risultata seconda per produzione in Europa (con 29 miliardi, al tempo).
Nei cinque anni precedenti l’export di farmaci prodotti in Italia era cresciuto del 71% ed era in ripresa (+1%) anche l’occupazione, soprattutto nei campi della produzione e della ricerca.
Gli investimenti secondo i dati presentati nel 2016 erano di 1,4 miliardi di euro, il 7% del Paese. Possiamo notare che, per quanto ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei, c’è comunque stato un incremento anche in questo settore.
Preoccupazioni per il futuro
Benché il settore farmaceutico europeo risulti in crescita, ci sono dati che non mancano di destare preoccupazione e non permettono di abbassare la guardia.
In particolare assistiamo a una grande crescita di alcune economie emergenti. L’origine di questo mutamento è da ritrovare nelle politiche di austerity messe in campo dal 2010. La loro conseguenza è stata quella di rallentare la crescita del settore farmaceutico nel mondo occidentale, dando più spazio a Paesi prima non considerati competitivi.
In particolare il riferimento è a Brasile, India e Cina, che hanno registrato nel quinquennio 2016-2021 una crescita rispettivamente dell’11,7%, dell’11,8% e del 6,7% del mercato farmaceutico. Tassi di crescita molto più alti di quelli dell’Ue (5,6%) e degli USA (5,6%).
Anche a livello di ricerca la situazione è analoga, basti considerare che Cina ed Europa nel 2021 hanno sintetizzato quasi lo stesso numero di nuove sostanze (la prima 18 e la seconda 19). Nonostante questo, la posizione di leadership resta agli USA, con 35 nuove sostanze sintetizzate.
Possiamo concludere dicendo che l’industria farmaceutica resta un punto nodale per continuare per migliorare la qualità della vita. Va da sé che la crescita di questo mercato e dei relativi investimenti è fondamentale anche per assicurarsi di essere competitivi a livello mondiale.
In questo quadro, ancora una volta, gli strumenti migliori per migliorare i risultati attuali restano la ricerca e lo sviluppo.