Coronavirus e coagulanti: perché l’eparina potrebbe aiutare a combattere il Covid-19
In studio da un team di scienziati italiani la somministrazione del farmaco ai pazienti gravi per fermare trombosi ed embolie
L’eparina potrebbe essere un ottimo alleato nella lotta contro il Coronavirus.
Gli scienziati sono al lavoro per dimostrare come l’utilizzo del farmaco anticoagulante possa aiutare i pazienti a superare la fase più acuta dell’infezione dovuta dal Covid-19.
In Italia, dopo l’ok da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), è iniziato uno studio su un biosimilare di enoxiparina sodica, in 14 centri con il coinvolgimento di 300 pazienti affetti da Coronavirus.
La ricerca è coordinata da Pierluigi Viale, ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Bologna e direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi.
Ai centri coinvolti il farmaco è fornito gratuitamente dall’azienda Techdow Pharma, filiale italiana della Shenzen Hepalink Pharmaceutical Group.
L’enoxaparina sodica, utilizzata nello studio, è un tipo di eparina a basso peso molecolare. È uno degli anticoagulanti maggiormente utilizzati per la prevenzione e la terapia delle tromboembolie venose e arteriose.
Lo studio cinese
La Cina è stato il primo Paese a fare i conti con l’infezione da Coronavirus. La possibilità dell’utilizzo del farmaco anticoagulante per i pazienti più gravi è stata testata anche dagli scienziati cinesi. Sul Journal of Thrombosis and Haemostasis, Ning Tang e coll, del Tongji Hospital, Huazhong University di Wuhan (Cina), è stato pubblicato uno studio su 449 pazienti con severa infezione da Covid-19 reclutati tra il primo gennaio e il 13 febbraio di quest’anno.
Tra questi, 99 pazienti sono stati trattati con enoxeparina per almeno 7 giorni. Mentre la mortalità non differiva, se si consideravano solo i più gravi, in cui le analisi facevano intuire un aumento della coagulazione, l’enoxeparina riduceva di molto la mortalità a un mese (dal 52,4% al 32,8%).
Che cos’è l’eparina
L’eparina è un principio attivo anticoagulante, in grado di rallentare o interrompere il processo di coagulazione del sangue.
I coaguli già formati invece possono essere dissolti con i fibronolitici. L’eparina infatti ha essenzialmente uno scopo preventivo e si propone di impedire la formazione di trombi all’interno del circolo venoso.
Conosciuta come ‘fluidificante’ del sangue, è presente nel sangue e nei tessuti ed è prodotta dai basofili e dai mastociti.
Per prevenire la formazione di coaguli sanguigni anomali è solitamente utilizzata nei pazienti sottoposti a un intervento chirurgico o dializzati.
Perché l’eparina può salvare i pazienti Covid? Come funziona?
Trombosi ed embolie sono fenomeni frequenti nei pazienti critici colpiti dal virus.
Oltre ad avere l’infezione nel parenchima polmonare (il tessuto che forma i polmoni), i pazienti possono presentare seri problemi a livello della circolazione del sangue nel tratto respiratorio, compromettendo l’ossigenazione.
L’ipercouaguabilità presente nei pazienti gravi è correlabile a un’eccessiva produzione di trombina e una riduzione del processo di fibrinolisi causata dall’infezione.
Prima in Cina e poi in Italia, i dati dimostrano che l’enoxiparina sodica può limitare l’azione patogena del virus. L’eparina presenta una struttura simile all’eparan solfato, una molecola presente sulla superficie cellulare dell’organismo. Questa è usata dal Covid per aderire alla cellula, prima di entrarvi e liberare all’interno le citochine, ovvero le sostanze tossiche.
Quindi perché l’eparina può aiutare nella lotta contro il virus? Perché ha la capacità di ingannarlo! Come? L’anticoagulante attrae il virus che si attacca alla molecola del farmaco. Il virus anziché aggredire le cellule sane, aggredisce l’eparina.