Ora legale: in bilico tra benefici economici e impatto sulla salute

L'utilità del cambio d'ora continua a dividere: c'è chi ne evidenzia i benefici economici e chi ne sottolinea gli effetti negativi sulla salute.

Il cambio dell’ora è ancora oggetto di dibattito perché non è privo di conseguenze. Da qualche settimana, con l’arrivo della primavera e il passaggio all’ora legale, la questione è tornata sotto i riflettori, portando milioni di italiani a chiedere di rendere permanente l’ora legale tutto l’anno.

Spostare le lancette dell’orologio avanti o indietro è diventata un’abitudine consolidata, ma è sempre più discussa per i suoi effetti sull’economia, sull’ambiente e, soprattutto, sulla salute.

Se da un lato il maggiore sfruttamento della luce naturale porta a un risparmio energetico e a una riduzione delle emissioni di CO₂, dall’altro l’alterazione del ritmo circadiano può avere ripercussioni sul benessere fisico e mentale.

In tal senso, l’Unione Europea ha aperto la porta all’abolizione del cambio d’ora, lasciando ai singoli Stati la decisione di mantenere o meno l’attuale sistema. La discussione resta più che mai aperta: meglio mantenere l’alternanza tra ora solare e ora legale o adottare un orario fisso tutto l’anno?

Dall’antichità ai giorni nostri: una scelta nata per risparmiare

Nel corso della storia, in molti hanno riflettuto su come sfruttare al meglio le ore di luce. Uno dei primi a suggerire l’idea fu Benjamin Franklin. Nel 1784, il politico scrisse una lettera al Journal de Paris nella quale suggerì ironicamente come obbligare la popolazione a svegliarsi prima al mattino in modo da sfruttare la luce diurna, proponendo soluzioni eccentriche come sparare cannoni o tassare chi teneva le finestre chiuse.

La proposta del politico e scienziato americano arrivò in un momento in cui l’industrializzazione era agli inizi e, quindi, non fu presa in considerazione, tuttavia il cambiamento dei ritmi sociali e l’introduzione della fabbrica come nuovo modello produttivo rendevano necessario un nuovo approccio per gestire i ritmi della società e l’illuminazione.

In realtà, nonostante l’intuizione di Franklin, almeno fino al 1912 (anno della proposta avvenuta durante la Conferenza Internazionale del Tempo di Parigi), mancava ancora il concetto di un orario uniforme su scala globale, malgrado alcuni tentativi precedenti. Già nel 1883, le ferrovie statunitensi avevano introdotto una standardizzazione degli orari a livello regionale per semplificare la gestione dei trasporti e, nel 1884, la Conferenza Internazionale di Washington aveva stabilito un sistema di fusi orari e adottato il meridiano di Greenwich come riferimento per 25 Paesi. 

Nel 1895, l’entomologo George Hudson propose di ottimizzare l’uso della luce diurna spostando l’orologio di un paio di ore per guadagnare più tempo da dedicare alle ricerche sugli insetti. Successivamente, nel 1907, l’inglese William Willett suggerì una misura simile (spostare le lancette di 20 minuti ogni domenica di aprile) per evitare lo spreco di luce durante la stagione estiva, arrivando a portare la sua proposta al Parlamento inglese.

La prima ad adottare ufficialmente l’ora legale fu la cittadina canadese di Thunder Bay, nel luglio del 1908. Negli anni successivi, altre città canadesi seguirono l’esempio, introducendola a livello locale.

L’idea del cambio d’orario fu ripresa durante la Prima Guerra Mondiale da Germania e Impero Austro-Ungarico per ridurre il consumo di carbone e massimizzare l’uso della luce naturale. Anche la Seconda Guerra Mondiale vide un ritorno di questa misura per ottimizzare le risorse energetiche.

L’introduzione dell’ora legale in Italia risale al 1916, ma ci vollero decenni e diversi stop prima che venisse stabilita in modo continuativo, cosa che avvenne soltanto nel 1966.  

Oggi, il cambio d’ora è adottato in circa 70 Paesi per sfruttare la luce naturale nelle ore serali e per ridurre il consumo di elettricità, Italia compresa.

I benefici economici ed ecologici dell’ora legale

Lo spostamento delle lancette in avanti nasce dall’esigenza di sfruttare la luce solare nell’emisfero boreale, dove i giorni si allungano progressivamente in primavera  mentre tendono a ridursi in autunno.

Uno dei principali argomenti a favore dell’ora legale è il risparmio energetico legato al prolungamento delle ore di luce. In Italia, secondo i dati Terna (società responsabile delle reti di trasmissione dell’energia elettrica su tutto il territorio), l’impiego dell’ora legale ha portato a un risparmio di 11,7 miliardi di kWh in 10 anni, corrispondente a circa 2,2 miliardi di euro risparmiati sulle bollette dei cittadini.

Il risparmio energetico corre di pari passo alla significativa riduzione dell’uso di combustibili fossili usati ancora per produrre energia elettrica e quindi delle emissioni annuali di CO₂, circa 160.000-200.000 tonnellate in meno all’anno, pari a quella che verrebbe assorbita piantando milioni di alberi.

Un altro aspetto positivo legato al passaggio all’ora legale è la sicurezza stradale. Avendo più ore di luce nel tardo pomeriggio e nella prima serata, si riducono gli incidenti a danno dei pedoni fino al 13%, poiché una maggiore visibilità sulle strade ne diminuisce il rischio.

Gli effetti del cambio d’ora sulla salute: quando l’orologio interno va in tilt

Il cambio di orario, pur offrendo vantaggi sul piano energetico e ambientale, ha effetti più complessi sull’organismo, motivo per cui il dibattito resta ancora acceso.

Il corpo umano è strettamente connesso a un orologio biologico interno, cioè un meccanismo che normalmente si completa nell’arco di 24 ore e regola numerosi processi vitali, inclusi il sonno, il metabolismo e la produzione ormonale, in base all’alternanza di luce e buio.

Al mattino, la luce agisce come un “segnale di attivazione”: stimola il cortisolo (ormone dello stress che rende vigili) e blocca la melatonina (ormone che favorisce il sonno). Ogni modifica di questo ciclo, anche la più piccola, può avere conseguenze sul funzionamento ottimale di questi processi.

Fattori esterni, come il cambio d’ora, possono interferire con questo delicato equilibrio. Spostando le lancette in avanti o indietro, infatti, si crea una sorta di “sfasamento temporaneo”  che genera uno stress molto simile a quello provocato dal jet leg. Anche se si tratta solo di un’ora, l’orologio biologico riceve dei segnali confusi e questo si riflette sulla produzione di ormoni come la serotonina e la melatonina che, a loro volta, influiscono sull’umore, sulla qualità del sonno e sulla capacità di concentrazione.

Il corpo non sempre riesce a sincronizzarsi subito, anzi il riadattamento può richiedere diversi giorni o persino settimane, causando:

  •         disturbi del sonno, con un aumento dell’insonnia e della stanchezza diurna;
  •         variazione nei livelli della pressione arteriosa e nella frequenza cardiaca. Uno studio dell’Università di Stoccolma riporta un incremento del 4% degli attacchi cardiaci nella settimana successiva al cambio d’ora (ora solare);
  •         problemi di concentrazione e calo del rendimento, con effetti negativi su studio e lavoro;
  •         conseguenze sul benessere psicologico. Secondo alcuni studi condotti in Australia, il cambio d’ora fa registrare un incremento dei casi di depressione e persino un aumento dei suicidi nelle prime settimane successive.

Ora solare e ora legale: verso l’abolizione del cambio d’ora?

Negli ultimi anni, il dibattito sull’eliminazione dell’ora solare si è intensificato. Nel 2019, il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva che lascia ai singoli Paesi la possibilità di scegliere se mantenere l’alternanza o adottare un unico orario per tutto l’anno. Alcuni Paesi hanno già deciso di abbandonare il sistema del doppio orario, mentre altri, come l’Italia, stanno ancora valutando il da farsi.

Nel Belpaese, in realtà, cresce il consenso dei medici riguardo l’idea di mantenere uno stesso orario tutto l’anno per evitare le conseguenze sulla salute. 

A fare eco c’è anche una recente raccolta firme promossa dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e da Consumerismo No Profit nella quale migliaia di italiani hanno espresso la volontà di mantenere l’ora legale tutto l’anno, citando tra i motivi principali il desiderio di godere di giornate più lunghe e di un maggiore risparmio energetico.