Anemia nei bambini: cosa dare da mangiare?
Scopri cosa sapere dell’anemia nei bambini
Il corpo dei bambini cresce a un ritmo sorprendente, soprattutto nei primi anni di vita. In questa fase di rapido sviluppo il ferro è un elemento essenziale per la produzione di emoglobina e il conseguente trasporto di ossigeno nel sangue. Il ferro, però, a differenza di altri micronutrienti non viene prodotto in automatico dall’organismo e, data la sua importanza, va introdotto ogni giorno con la dieta e assorbito in modo costante. Secondo diversi studi l’80% dei bambini italiani, tra i 6 e i 36 mesi, non assume quantità adeguate di ferro, carenza che quando arriva sotto una determinata soglia può trasformarsi in anemia.
Nei neonati le scorte di ferro accumulate durante la gravidanza sono sufficienti per i primi sei mesi, dopo questo periodo una dieta poco bilanciata o uno svezzamento ritardato potrebbe non essere in grado di fornirne una quantità sufficiente.
Ci sono poi situazioni in cui il fabbisogno aumenta: tra i 6 mesi e i 2 anni il bambino cresce molto rapidamente e può succedere che l’apporto alimentare non sia sufficiente a soddisfare la richiesta. Anche i bambini prematuri, con basso peso alla nascita sono più esposti al rischio di anemia.
Anche la genetica fa la sua parte e ci sono bambini più a rischio di carenza di ferro, per esempio chi soffre di celiachia o intolleranze alimentari, ma anche i bambini con una crescita molto rapida, in quanto possono avere un fabbisogno maggiore di ferro. Infine, chi ha fratelli che soffrono di anemia da ferro potrebbe essere più esposto allo sviluppo della problematica. Per loro è importante un monitoraggio regolare tramite esami del sangue, che dovrebbe avvenire almeno una volta l’anno, anche in assenza di sintomi evidenti. Un controllo periodico permette di individuare precocemente eventuali carenze, evitando che si manifestino complicazioni più gravi.
Come riconoscere l’anemia da assenza di ferro
Tra i sintomi più comuni dell’anemia da ferro nei bambini figurano il pallore, in particolare del viso e delle mucose come gengive e palpebre, l’affaticamento, l’irritabilità, la perdita di appetito e una maggiore predisposizione alle infezioni. Anche unghie fragili, capelli secchi, possono essere segnali di una carenza di ferro.
Per avere una diagnosi di anemia, il pediatra procede generalmente con un emocromo per misurare i livelli di emoglobina e richiede spesso anche il dosaggio della ferritina, parametro che indica la quantità di ferro immagazzinato nell’organismo.
Cosa è consigliato mangiare per l’anemia da ferro nei bambini
In condizioni fisiologiche, una dieta equilibrata è il primo passo per scongiurare la carenza di ferro nei bambini ed è utile sapere che è presente nei cibi in due forme principali: il ferro eme e il ferro non eme.
Il ferro eme è quello che proviene dagli alimenti di origine animale ed è facilmente assorbito dall’organismo. Possiamo trovarlo nella carne rossa, nel pesce, nel fegato, nel pollo. D’altra parte, il ferro non eme, che proviene da fonti vegetali, è meno facilmente assimilabile dal corpo e spesso influenzato dagli abbinamenti. Questo tipo di ferro si trova in alimenti come legumi, cereali integrali, verdure a foglia verde e frutta secca.
Per favorirne l’assorbimento, è importante combinare questi alimenti con fonti di vitamina C, che potenziano l’assimilazione del ferro. Tra questi si può pensare agli agrumi, ai kiwi, alle fragole, ai pomodori crudi e anche limone, ottimi alleati in questo processo.
Ad esempio, un piatto di lenticchie con pomodori, accompagnato da una spremuta d’arancia, rappresenta una combinazione perfetta per favorire l’assimilazione del ferro. Allo stesso modo, spinaci saltati con limone e uova o polpette di carne accompagnate da kiwi a fine pasto sono idee di piatto gustose e nutrienti che contribuiscono ad integrare il ferro nella dieta del bambino.
Tuttavia, è importante evitare di abbinare questi pasti a latte o yogurt, poiché il calcio contenuto in questi alimenti può interferire con l’assorbimento del ferro e anche con la digestione.
E ora starete pensando alle “lotte” per far mangiare la verdura al vostro bambino, vero? In questi casi una strategia è quella di introdurre il ferro in modo “invisibile” attraverso piatti divertenti e saporiti.
Per esempio, le polpette di carne e lenticchie o i burger vegetali possono essere preparati con forme divertenti, oppure con un pizzico del sapore che preferisce. Anche i muffin salati con farina integrale e verdure possono essere una scelta nutriente e gustosa per i bambini che faticano a mangiare verdure e legumi nel piatto tradizionale.
L’obiettivo non è forzare il bambino a mangiare determinati alimenti, ma aiutarlo a sviluppare una predisposizione a nuovi sapori e combinazioni alimentari, cercando di giocare con le forme, i colori e le consistenze per renderli più allettanti.
Quando può essere raccomandata l’integrazione di ferro
Se i valori risultano inferiori ai limiti previsti per età, il medico potrà consigliare un’integrazione di ferro, generalmente con una dieta specifica e l’ausilio di gocce o sciroppi. La durata del trattamento viene stabilita dal medico ed è fondamentale seguire le indicazioni su tempi e modalità di assunzione.
Generalmente il ferro va preso lontano dai pasti, preferibilmente al mattino, accompagnato da un alimento ricco di vitamina C (come succo d’arancia o frutta fresca), che ne aumenta l’assorbimento. Al contrario, latte e latticini, tè, caffè (anche decaffeinato) e cibi molto ricchi di calcio o fibre possono ostacolare l’assimilazione del ferro: meglio distanziarli.
È importante sapere che l’integrazione può dare qualche piccolo disturbo gastrointestinale (come feci scure, nausea o costipazione), ma solitamente è ben tollerata. Tuttavia, non basta integrare per risolvere il problema: la dieta quotidiana deve essere corretta e personalizzata. L’anemia da carenza di ferro, dunque, per quanto comune nei bambini piccoli non va banalizzata, anzi, va trattata e soprattutto prevenuta attraverso una corretta alimentazione e controlli pediatrici regolari.