Miele ai neonati: rischi, prevenzione e linee guida per i genitori

Quando il cibo diventa un rischio: cosa sapere e perché il miele va evitato nei primi 12 mesi del neonato

Durante il primo anno di vita, l’alimentazione del bambino richiede grande attenzione perché in questa fase il suo organismo è in piena crescita e non ancora pienamente efficiente dal punto di vista immunitario. È importante quindi assicurare cibi sicuri e adatti alla sua età, così da ridurre eventuali rischi. Tra gli alimenti da evitare in questa fase c’è il miele.

Nei primi 12 mesi di vita, il sistema immunitario, l’apparato digerente e i riflessi di deglutizione del lattante si stanno ancora sviluppando. Per questo, il bambino ha bisogno di nutrienti ben bilanciati e di un’alimentazione attenta per prevenire rischi infettivi, nutrizionali e di soffocamento.

Tra gli errori più comuni c’è la convinzione che un piccolo assaggio di miele sia innocuo; in realtà, anche quantità minime possono avere conseguenze importanti per i bambini sotto un anno di età. Pur essendo considerato un alimento naturale, infatti, può esporre al rischio di botulismo infantile.

Perché non si dà il miele ai neonati e ai bambini sotto l’anno di età?

Il miele è percepito come un dono della natura: contiene zuccheri semplici naturali e piccole quantità di minerali e antiossidanti ed è tradizionalmente usato come rimedio per tosse e mal di gola. Tuttavia, non è sicuro per i bambini sotto i 12 mesi, nemmeno in quantità minime.

Il rischio principale è legato alla possibile presenza di spore di Clostridium botulinum, un batterio presente nel suolo, nei sedimenti di laghi e mare e nella polvere e che può contaminare diversi alimenti. Le sue spore possono essere presenti nel miele, anche se artigianale o biologico, senza alterarne colore, sapore o odore.

Più in particolare, le spore sono una sorta di “capsula di sopravvivenza” che il batterio produce quando si trova in condizioni ambientali sfavorevoli, come in presenza di ossigeno o in ambienti troppo acidi. In questa forma, il microrganismo non è attivo, ma può resistere per anni a fattori che normalmente lo distruggerebbero (come il calore o la disidratazione).

Quando le condizioni tornano favorevoli, come nel caso del tratto intestinale del lattante non ancora completamente maturo, la spora “si risveglia” e si trasforma in cellula attiva. In questa fase, il batterio comincia a moltiplicarsi e a produrre la tossina botulinica, una sostanza che interferisce con la trasmissione dei segnali nervosi ai muscoli.

Che cos’è il botulismo infantile e come si manifesta

La tossina prodotta dalle spore di Clostridium botulinum agisce legandosi alle terminazioni nervose periferiche e bloccando il rilascio dell’acetilcolina, il neurotrasmettitore che permette la contrazione dei muscoli. Il risultato è una paralisi flaccida progressiva che, se non riconosciuta e trattata rapidamente, può coinvolgere anche i muscoli respiratori.

I sintomi iniziali sono spesso sfumati e possono comparire da poche ore a qualche settimana dopo l’ingestione del miele contaminato. Tra i segnali più comuni ricordiamo:

  • stitichezza persistente;
  • difficoltà nella suzione o nella deglutizione;
  • debolezza muscolare e tono ridotto (ipotonia);
  • pianto debole o voce flebile.

Se non diagnosticato e trattato adeguatamente, il botulismo infantile può progredire, portando a complicanze gravi.

Quando si manifestano i primi sintomi

Il periodo di incubazione tipico per il botulismo infantile può variare da poche ore fino a diverse settimane dopo l’assunzione di cibi contaminati.

Il miele pastorizzato è sicuro?

No. Anche se il miele è stato pastorizzato, le spore del Clostridium botulinum sono molto resistenti al calore e non vengono distrutte. Per questo motivo, nessuna forma o quantità di miele è considerata sicura prima dei 12 mesi.

Chi allatta può mangiare il miele?

Una madre che allatta può consumare miele senza rischi, perché né le spore né la tossina botulinica passano nel latte materno. Tuttavia, chi manipola miele o dolci deve comunque mantenere sempre buone pratiche igieniche delle mani e degli oggetti (ciucci, tettarelle, cucchiaini) per evitare che eventuali residui finiscano accidentalmente nella bocca del bambino.

Botulismo infantile: quanto dobbiamo preoccuparci

Il botulismo infantile è una condizione rara, ma richiede sempre attenzione. In Italia, tra il 2001 e il 2024, sono stati confermati 43 casi di botulismo infantile, pari al 7,5% del totale dei casi (con un’incidenza media di circa 2 casi all’anno). Tuttavia, la gravità potenziale della malattia rende prudente escludere completamente il miele dall’alimentazione dei più piccoli.

Se il bambino mostra segnali preoccupanti (come stipsi persistente, debolezza e difficoltà di suzione), occorre rivolgersi al pediatra o al pronto soccorso per intervenire tempestivamente in modo da evitare evoluzioni severe (come la paralisi dei muscoli del tronco, degli arti e dell’apparato respiratorio con rischio di insufficienza respiratoria).

Quando i neonati possono mangiare il miele?

Dopo il compimento del primo anno, il tratto intestinale del bambino è più maturo: il pH gastrico diventa più acido e la flora intestinale più stabile. In questa fase, il rischio di botulismo si riduce e il miele può essere introdotto con moderazione, ad esempio per dolcificare yogurt e bevande tiepide.

In merito a quanto miele si può dare ai bambini, è comunque opportuno non esagerare poiché contiene molti zuccheri semplici che, se assunti in eccesso, potrebbero favorire la comparsa di carie e di abitudini alimentari scorrette.

Per qualsiasi dubbio, è sempre consigliabile confrontarsi con il pediatra: le scelte alimentari del primo anno di vita possono avere un impatto sulla salute a lungo termine.

Miele: quali sono gli errori comuni da evitare

La maggior parte dei casi di botulismo infantile è legata ad abitudini familiari e consigli “popolari”, come:

  • mettere una goccia di miele sul ciuccio dei neonati per calmarli;
  • aggiungere il miele nel latte per renderlo più dolce;
  • usare il miele come rimedio “naturale” per tosse o raffreddore.

In caso di sintomi respiratori lievi o tosse, è preferibile ricorrere a rimedi sicuri e testati, come i lavaggi nasali con soluzione fisiologica o, se necessario, a terapie consigliate dal pediatra.