Sesso e disabilità: la figura professionale dell’assistente sessuale
Love Giver, il professionista adeguatamente selezionato e formato, che assiste la persona con disabilità alla scoperta della sua sfera affettiva e sessuale.
L’assistente sessuale in Italia e nel resto d’Europa
Definita all’estero sex worker, la figura professionale dell’assistente sessuale in Italia ha iniziato a vedere la luce nel 2013 grazie alla lungimiranza e alla sensibilità di Maximiliano Ulivieri che, stanco di ascoltare le storie di persone con disabilità che non riuscivano a vedersi riconosciuto il diritto alla salute e al benessere psicofisico e sessuale, decide di fondare l’associazione LoveGiver, la quale ha permesso la stesura di un primo disegno di legge (n.1442 del 2014), che vede tra i sottoscriventi anche Monica Cirinnà, l’autrice della legge sulle unioni civili del 2016. Questo progetto però è fermo in parlamento dove, a oggi, non è ancora stato discusso. Se facciamo una ricerca sulle nazioni dove l’assistente sessuale è una figura oramai attiva e regolamentata, troviamo Germania, Olanda, Austria, Danimarca e la parte francofona e germanica della Svizzera. Impossibile non notare che si tratta di tutte realtà liberali e avanguardiste, sarà forse il velato parallelismo con la prostituzione che rende ostile la sua regolamentazione in Italia?
Cosa fa un assistente sessuale?
In Italia questa figura professionale è diversa rispetto al sex worker degli altri paesi europei; qui è previsto un aspetto educativo, oltre alla volontà di creare una situazione di contatto sia umano che sessuale, senza però mai arrivare a un rapporto completo: il limite è l’autoerotismo. Il nome completo del professionista una volta concluso il corso di formazione, è O.E.A.S, acronimo di Operatore all’Emotività, all’Affettività e alla Sessualità, e il suo ruolo è quello di guidare la persona alla scoperta del suo corpo come fonte di piacere e non solo di dolore. Il primo corso di formazione è stato istituito proprio dall’associazione LoveGiver a Bologna, 17 allievi selezionati che nel 2017 hanno seguito un percorso con lezioni di psicologia, sessuologia, medicina, volto ad imparare come aiutare il richiedente con la massima professionalità, nella riscoperta di un momento erotico, sessuale, ma anche sensuale.
Ci sono dei limiti?
Non è mai previsto poter arrivare a un rapporto completo, né tantomeno al sesso orale. È possibile il contatto tra corpi nudi e l’accompagnamento nella masturbazione, anche fino all’orgasmo. L’associazione LoveGiver ha previsto un vero e proprio codice etico per chi decide di avviare questa professione a seguito del corso formativo in O.E.A.S.
L’Osservatorio Nazionale sull’Assistenza Sessuale
A sostegno della serietà e della professionalità con cui Ulivieri intende portare avanti questo progetto, esiste anche un Osservatorio all’interno dell’associazione, presieduto dal Dott. Fabrizio Quattrini, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo, che presiede la formazione e su questo argomento è anche coautore di un libro, LoveAbility – L’assistenza sessuale per le persone con disabilità (editore Erickson). L’Osservatorio ha tre scopi principali:
- La ricerca
- L’aggregazione-controllo
- La rete
Qual è lo scopo della figura professionale dell’assistente sessuale?
Svolgere una preparazione di ben 200 ore ha lo scopo di consentire al professionista di non concentrare esclusivamente l’attenzione sul semplice processo “meccanico” della sessualità, bensì di promuovere attivamente anche l’educazione sessuale e affettiva, indirizzando al meglio le “energie” intrappolate all’interno del corpo della persona con disabilità. Uno degli obiettivi è abbattere lo stereotipo che continua a essere ingombrante e che vede le persone con difficoltà e disabilità assoggettate all’“asessualità”, o comunque non idonee a vivere e sperimentare la sessualità. L’O.E.A.S. in base alla propria formazione, sensibilità e disponibilità può contribuire a far riscoprire tre dimensioni dell’educazione sessuale:
- Ludica: scoprire il proprio corpo.
- Relazionale: scoprire il corpo dell’altro.
- Etica: scoprire il valore della corporeità.
Inoltre, può aiutare il soggetto disabile a rendersi maggiormente protagonista e responsabile delle proprie relazioni sia sentimentali che sessuali, favorendo una maggiore conoscenza e consapevolezza di sé ed una più adeguata capacità di prendersi cura del proprio corpo e della propria persona. La mancanza di autostima è uno dei freni per un naturale approccio verso l’altro sesso, perciò l’operatore può aiutare ad accogliere e a non reprimere le diverse richieste del proprio corpo, sensi ed emozioni.
A chi è rivolto il progetto?
Il progetto è rivolto a persone con disabilità motoria, sensoriale e intellettiva, purché maggiorenni, siano esse eterosessuali, omosessuali o bisessuali. Possono essere individui con disabilità gravi, ma che per varie circostanze riescono comunque a vivere serenamente la sfera affettiva e/o sessuale, oppure persone con disabilità meno gravi, ma che trovano difficoltà nell’aprirsi, a causa di situazione avverse, quali ad esempio, genitori iper protettivi o dalla mentalità molto ristretta, oppure ambienti culturalmente arretrati.