Girare una fiction in ospedale ai tempi del Covid-19
L’Ospedale Miulli di Bari è stato il set della nuova produzione Rai durante l’emergenza sanitaria. Ci siamo chiesti come sia stato possibile
Partiamo da un assunto di base: come per moltissime categorie, anche per il mondo delle produzioni cinematografiche e televisive la vita non è semplice, costrette come sono a rispettare misure molto rigide (fuori e dentro il set) per limitare la diffusione del Covid-19. Proprio nel giugno scorso vi parlavamo all’interno dell’articolo Cinema e salute: girare in sicurezza con il Covid delle difficoltà , in Italia, a trovare assicurazioni che coprissero dal coronavirus e di un protocollo (firmato dalle principali sigle sindacali) per la tutela dei lavoratori del settore cine-audiovisivo che inevitabilmente faceva salire i costi produttivi.
Oggi, tra rischi e spese lievitate, si deve però andare avanti per non fermare una macchina che, da noi come nel resto del mondo, dà da mangiare a milioni di persone e così si è ripreso a girare sia film che serie televisive. Una situazione che, in particolare in Italia, corre parallela a quella degli ospedali, in affanno per la mancanza di spazi e posti letto per le terapie intensive per pazienti Covid.
Due binari che pensavamo, almeno fino ad ora, fosse impensabile vedere incrociarsi. È possibile infatti girare una fiction nel nostro Paese, in questo periodo, dentro un Ospedale?
La risposta potrebbe sorprendervi, almeno quanto ha fatto con noi.
L’Ospedale Miulli è il set di una fiction Rai
È giovedì 26 novembre quando il caporedattore mi gira una notizia riportata dal sito AltamuraLive.it dal titolo ‘Ciak si gira. L’ospedale Miulli set della fiction “Fino all’ultimo battito”‘. Si tratta a tutti gli effetti di un breve comunicato stampa in cui si dice che ‘sono in corso (presso l’Ospedale Miulli di Acquaviva della Fonte, provincia di Bari e in zona “arancione” quando scrivo. Ndr) le riprese della nuova fiction Rai diretta da Cinzia TH Torrini, interpretata da Bianca Guaccero, Marco Bocci, Violante Placido e Loretta Goggi’ e che ‘la nuova produzione Rai andrà in onda probabilmente nell’autunno 2021’.
Immediatamente decidiamo che la prima cosa da fare è contattare l’Ospedale per verificare la notizia e, soprattutto, per capire quali luoghi della struttura ospedaliera sono stati utilizzati.
I primi tentativi di parlare con l’ufficio informazioni e relazione con il pubblico vanno a vuoto (nel senso che non mi risponde nessuno) e già nella tarda mattinata di venerdì 27 decido di scrivere alla Apulia Film Commission, l’ente regionale pugliese che attrae e supporta produzioni sul territorio regionale. Gli chiedo se possono darmi conferma che in quei giorni è stata girata la fiction ‘Fino all’ultimo battito’ all’interno dell’Ospedale Miulli ma la risposta è tanto rapida (mi arriva nel primo pomeriggio) quanto insoddisfacente. Mi comunicano che non sono in grado di aiutarmi, consigliandomi di contattare il Miulli, dove potranno certamente darmi l’informazione richiesta.
Il fatto, vi confesso, mi sorprende. Possibile che la Film Commission regionale non ne sappia niente? Comunque ok, insisto nel provare a chiamare l’Ospedale.
Il chiarimento dell’Ospedale Miulli
Finalmente lunedì 30 novembre riesco a parlare con un addetto dell’ufficio del Miulli che si rivela molto gentile e disponibile. Gli chiedo informazioni in merito alle riprese e arriva la conferma: ‘Sì, che io sappia sono state effettuate (le riprese, ndr). Adesso si è concluso e quindi la troupe è andata via’.
Sui giorni di riprese invece mi rimanda a un articolo della testata AcquavivaLive.it, pubblicato il 25 novembre, in cui ‘la produzione assicura che i lavori proseguono nel rispetto delle norme di sicurezza e dei protocolli anti-Covid’, mentre per quanto riguarda i luoghi dell’Ospedale utilizzati, premettendomi che non sa dirmelo con precisione, mi parla del pronto soccorso e della radiologia medica.
Le risposte, legittime, lasciano però ancora spazio a dubbi. Saranno stati presi gli accorgimenti del caso per garantire il rispetto delle normative anti-covid e il regolare proseguimento dell’attività ospedaliera, senza interruzioni?
Per togliermi queste perplessità, trovato il contatto con il responsabile comunicazione e ufficio stampa del Miulli, mercoledì 2 dicembre gli scrivo. Voglio una risposta ufficiale della struttura che arriva in pratica immediatamente e, almeno dal mio punto di vista, è ampiamente chiarificatrice:
‘Il Miulli è impegnato, come in altre occasioni, a ospitare iniziative cinematografiche che scelgono la nostra struttura quale luogo di bellezza ed eccellenza. A seguito delle informazioni parziali e inesatte circolate sui mezzi di informazione circa gli spazi utilizzati nelle riprese della Fiction Rai, l’Ente intende fornire le seguenti precisazioni per garantire serenità e tranquillità ai propri pazienti e ai loro parenti. Le riprese vengono effettuate solamente in spazi avulsi dall’ordinaria attività medica, nello specifico: i sotterranei del piano -2, una stanza di centraggio TAC al piano -1 nella giornata di non utilizzo, un ufficio distaccato situato al piano terra. L’intera troupe si sottopone ogni 2 giorni al tampone molecolare e utilizza un ingresso specifico e isolato, né interagisce con il personale e l’utenza dell’Ospedale. In questo difficile momento per il nostro Paese, l’Ente Miulli pone forte attenzione ai risvolti economico-sociali che iniziative come questa producono. Al nostro territorio e alle decine di maestranze locali impegnate, che in questi mesi stanno affrontando enormi difficoltà dovute alle restrizioni Covid, il Miulli ha deciso di non voltare le spalle e di permettere l’utilizzo di spazi determinati e tutelati, nel pieno rispetto delle norme e a garanzia della sicurezza di tutti’.
In conclusione
Tornando alla nostra domanda iniziale (‘È possibile infatti girare una fiction nel nostro Paese, in questo periodo, dentro un Ospedale?’) verrebbe da rispondere di ‘Sì’, naturalmente utilizzando tutte le precauzioni necessarie e, come nel caso dell’Ospedale Miulli, organizzandosi per non mettere in pericolo la salute degli operatori sanitari e dei pazienti senza, al tempo stesso, interrompere la normale attività .
C’è però un grande però: la struttura del Miulli è privata (si tratta di un Ente ecclesiastico) e, come confermatomi dal Dipartimento della Salute della Regione Puglia, ‘non afferisce alla Regione Puglia’.
In sostanza: nonostante sia a tutti gli effetti un Ospedale, risponde solo a se stesso, almeno in scelte come quelle di far girare un video all’interno dei suoi locali, e non (come si potrebbe pensare “di pancia”, trattandosi di salute pubblica) anche all’Ente pubblico sanitario.
‘La differenza tra ospedali pubblici e privati è abissale, anche in tempi di Covid. – mi dice Lodovica Perina, psicologa che si muove tra questi due rami così distanti della sanità e che ho raggiunto telefonicamente in cerca di un riscontro rispetto alla risposta che mi ha dato la Regione Puglia – ‘È possibile che non debbano rispondere alla Regione’.
“Un senso di mistero mi invase il cuore e la mente, quella percezione del mondo come una pelle sottile e organi e ossa sconosciuti”
(King, S., (1999). Mucchio d’ossa, Sperling & Kupfer, Milano)