Quello che ci hanno insegnato sull’imene è falso!

Falsi miti e nuove verità sull’imene e “la prima volta”

  • L’imene non ha alcuna connessione con la verginità
  • L’imene non si rompe
  • L’imene è una membrana che nel tempo può cambiare nella sua flessibilità 

Quello che ci hanno sempre raccontato sull’imene, a quanto pare, non è vero. Potrebbe essere frutto di un tempo e di una società del passato che ha visto in questa “barriera” il “sigillo” della verginità, ma i tempi cambiano e iniziano a diffondersi altre verità su questa parte del corpo femminile…

Cos’è l’imene?

L’imene è una membrana sottile, più o meno elastica, una piega della mucosa situata all’apertura vaginale, esattamente tra le piccole labbra (più precisamente, il vestibolo della vagina*) e l’orifizio vaginale, cioè la vagina stessa.

L’imene può avere varie forme e assumere aspetti diversi in ogni donna; in alcune donne può essere poco sviluppato o addirittura inesistente, mentre in altri rari casi può non avere nessun tipo di apertura, richiedendo un piccolo intervento chirurgico prima della comparsa del menarca (primo ciclo mestruale).

Etimologicamente, la parola “imene” deriva dal greco “hymén” che significa, appunto, “pelle” o “membrana”. È curioso, tuttavia, l’aspetto legato alla mitologia greca, in cui Imene (Hyménaios) è colui che proteggeva il rito del matrimonio.

Forse anche condizionati da questo, per decenni si è pensato all’imene come “sigillo” di verginità, che ha causato (e causa tuttora) problemi fisici e morali a donne che in alcune società vengono picchiate o uccise se non arrivano al matrimonio con l’imene intatto.

Abbiamo visto, invece, che l’imene non può essere l’indicatore della verginità, in quanto non esiste una sola tipologia uguale per tutte, può avere più dimensioni, forme e tipi di elasticità (può essere circolare, semilunare, dentellato, bilabiato, criboso, setto) o anche essere del tutto assente.

E il sanguinamento durante il primo rapporto sessuale?

“Di solito l’imene non sanguina. È più probabile che le eventuali perdite di sangue durante la prima penetrazione siano causate da lacerazioni vaginali generiche dovute a una lubrificazione insufficiente”, scrive Emily Nagoski, docente di sessualità femminile presso lo Smith College, “ciò che invece cambia, quando l’imene comincia a essere regolarmente sottoposto a tensione, è che diventa più flessibile”.

La poca lubrificazione insieme al contrarre i muscoli vaginali, dovuti alla tensione della prima volta, possono portare al dolore e al conseguente probabile (ma non certo) sanguinamento.
Utili per intervenire su questi disagi anche dopo la prima volta possono rivelarsi, ad esempio, gli esercizi di Kegel.

(Se provi regolarmente dolore durante i rapporti sessuali, forse dovresti informarti su cos’è la dispareunia e come puoi contrastarla.)

Come passare da “imene” a “corona vaginale”

La RFSU (Associazione svedese per l’educazione sessuale) nel 2009 ha avviato uno studio basato sulla proposta di sostituire la parola “imene” con il termine “corona vaginale”. Questo perché, sostanzialmente, “imene” è utilizzato nell’immaginario collettivo come sinonimo di verginità e di barriera nella vagina che segna “l’essere ancora vergine”. Per allontanare una volta per tutte questi falsi miti e stereotipi sull’imene, l’associazione RFSU ha proposto questo cambio di termine, accolto dall’Istituto svedese per la salvaguardia e lo studio della lingua (lo Språkrådet), entrando ufficialmente nel dizionario e nella lingua svedese. Stesso percorso è stato fatto nel 2017 anche in Norvegia, dove la parola “imene” è stata sostituita con “ghirlanda vaginale”.

Per concludere

L’imene, quindi, non si “rompe” con la prima penetrazione, ma, in quanto corona in cui si trova almeno un’apertura, è una membrana che, se regolarmente sottoposta a penetrazione può cambiare nella sua flessibilità. Stessa cosa durante il parto, ad esempio: studi hanno dimostrato che l’imene, se lesionato, può guarire rapidamente. “Si tratta di un organo che non ha alcuna funzione biologica, eppure la cultura occidentale da lungo tempo vi ha costruito intorno una storia suggestiva. È una storia che non ha niente a che fare con la biologia, ma solo con il controllo sulle donne”, continua nel suo saggio la Nagoski.

Sicuramente l’imene per secoli è stato associato a significati morali e sociali di quel tempo, che non corrispondono a quelli di questo tempo e di questa società, inevitabilmente evoluti. Ecco perché è importante conoscere se stesse e migliorare la comprensione del corpo femminile, sempre.