Quali sono le città in cui si vive meglio e chi lo decide?
La nostra inchiesta sulla classifica delle città più vivibili in Italia nel 2020
A fine 2020, come ogni fine anno, è uscita la classifica delle città italiane in cui si vive meglio. Per chi non ne fosse a conoscenza, si tratta di un vero e proprio elenco che ordina le città dalla migliore alla peggiore, secondo dei criteri di vivibilità. L’anno appena trascorso, ad esempio, ha visto in testa alla classifica la città di Bologna, mentre la città di Crotone si è posizionata in ultima posizione. In generale, scorrendo la lista, l’anno del Covid ha riservato molte sorprese: Milano e le città metropolitane hanno perso molte posizioni rispetto al 2019 e anche le località turistiche sono state decisamente penalizzare (anche a causa del virus). Una tendenza che continua a mantenersi stabile è la buona posizione delle città situate nell’arco Alpino come ad esempio Trento, Aosta e Bolzano.
Leggendo vari articoli sull’argomento, però, a noi sono sorte non poche domande: una su tutte, chi stabilisce questa graduatoria? E soprattutto, secondo quali criteri? Questo interrogativo ci ha talmente attanagliato che abbiamo deciso di approfondire l’argomento e questo non solo per quanto riguarda la classifica in sé, ma anche e soprattutto per conoscere quali sono le reazioni che i cittadini e le amministrazioni hanno nei confronti di una lista che decide, di fatto, se nella loro città si vive bene oppure no.
La prima tappa della nostra inchiesta ci ha portati direttamente alla fonte della classifica, che abbiamo identificato nella testata giornalistica de “il Sole 24ore”. Dal 1990 infatti, il quotidiano stila la graduatoria “Qualità della Vita” che vede riportate, oltre alla classifica finale – che conta 107 città – sei classifiche di settore:
1- Ricchezza e consumi;
2- Ambiente e servizi;
3-Giustizia e sicurezza;
4- Affari e lavoro;
5-Demografia e società ;
6-Cultura e tempo libero
Che sono a loro volta suddivise in 15 indicatori specifici, i quali concorrono a creare il punteggio che definisce la classifica finale, creata dunque dalla media delle posizioni che ciascuna città occupa all’interno delle micro-categorie di settore. Oltre alla classica graduatoria, per l’anno 2020, sono state inoltre stilate 25 classifiche rinominate “effetto Covid”, che hanno misurato gli effetti della pandemia.
Tutte queste informazioni -graduatorie comprese- sono facilmente reperibili online (per i più curiosi, questo è il link), ma a noi questo non bastava. Quello che ci interessava era capire come una classifica che conta ormai all’attivo 30 anni di storia si sia evoluta e modificata e, ancora, dove il quotidiano reperisce tutte le informazioni per poter creare la classifica. Per rispondere a queste domande abbiamo chiesto a Michela Finizio, che insieme a Marta Casadei è autrice del documento “Qualità della vita 2020”.
Ecco cosa abbiamo scoperto.
I dati raccolti per l’inchiesta, sono riferiti a tutta la provincia o ai capoluoghi di provincia?
L’indagine analizza, da sempre, i territori provinciali a cui sono riferiti i punteggi finali. Pertanto gli indicatori che compongono la graduatoria sono riferiti alle performance provinciali, tranne alcune rare eccezioni (ad esempio, l’indice di Ecosistema urbano) che si limitano ai Comuni capoluogo. In questi ultimi casi, però, viene sempre indicato nelle didascalie e si tratta, comunque, di una minoranza di indicatori. Un’altra eccezione, ad esempio, sono i prezzi delle case e i canoni di affitto che si riferiscono ad abitazioni presenti in zone semicentrali del comune capoluogo.
Come si è evoluta la scelta delle tabelle e degli indicatori dal 90 a oggi? Ci sono state modifiche importanti nei canoni che determinano la qualità della vita?
L’indagine sulla Qualità della vita ha cambiato il modo di raccontare il territorio. Il debutto sulle pagine del quotidiano risale al 1990, quando venne offerta una prima fotografia sul benessere e sui fattori di criticità nelle province italiane. Da allora, pubblicazione dopo pubblicazione, l’indagine ha attraversato gli ultimi tre decenni riflettendo, da un lato, cambiamenti e trasformazioni avvenuti sia livello globale sia nella società italiana e, dall’altro, l’evoluzione dei singoli territori. Mettendo in luce best practice e problematiche da affrontare, dal crescente divario Nord-Sud alle trasformazioni demografiche.
Quando fu proposta per la prima volta l’indagine del Sole 24 Ore, non si avvertiva ancora la necessità di individuare una serie di parametri, non solo economici, sulla base dei quali valutare le performance dei territori e orientare le attività di governo, sia nazionali che locali.
Uno degli obiettivi della ricerca sulla Qualità della vita, al di là delle classifiche proposte di anno in anno, era proprio questo: contribuire allo sviluppo di una riflessione pubblica sulla valutazione della qualità delle politiche attraverso panel articolati di indicatori comparabili. A distanza di 30 anni si può dire che la sfida del Sole 24 Ore abbia colto nel segno, dando grande visibilità a un tema allora ancora sotto traccia e che oggi ha acquisito un’importanza enorme. Si pensi al grande rilievo attuale del tema-sostenibilità , a partire dalle sfide definite con l’Agenda 2030 dell’Onu. Oppure al fatto che gli indicatori di benessere economico e sociale (Bes), elaborati annualmente dall’Istat, abbiano fatto la loro comparsa nel Documento di finanza ed economia (Def) con la funzione di valutare l’impatto delle misure allo studio per la Legge di bilancio.
Nel corso degli anni sono rimaste costanti le sei aree di indagine: ricchezza e consumi, affari e lavoro, demografia e società , ambiente e servizi, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Per quanto riguarda gli indicatori che compongono queste macro aree, invece, dal 1990 ad oggi ci sono state numerose costanti ma altrettanti cambiamenti adottati per adeguare l’indagine ai tempi che cambiano, per sottolineare nuovi aspetti della vita quotidiana delle persone, per analizzare nuove forme di benessere, sono state introdotte diverse novità nell’indagine. Una dei cambiamenti principali è stato introdotto nel 2019 quando si è deciso di passare dai 42 tradizionali indicatori a 90 indicatori, un panel più ricco per poter raccontare con più profondità la qualità della vita degli italiani. In questo video potete vedere alcune delle novità inserite nell’indagine anno per anno.
Le fonti utilizzate sono sempre le stesse?
Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al Sole 24 Ore da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca. Nel corso degli anni ci hanno sempre accompagnato alcune fonti come Istat, Infocamere, e così via. Altre sono state inserite più di recente (come Legambiente, ecc.) e comunque tendiamo ad instaurare rapporti consolidati e duraturi con le nostri fonti proprio per monitorare l’evoluzione di certi indicatori nel tempo.
Riassumendo dunque, dal 1990 ad oggi la classifica si è evoluta integrando anno dopo anno tutti quegli elementi che, secondo chi stila la graduatoria, sono ritenuti fondamentali per poter decretare la vivibilità di una città . Ora la nostra attenzione si sposta su una selezione di province italiane per sentire le voci di chi si abita o le amministra, partendo proprio dalla classifica stilata da “Il Sole 24 Ore”. Un viaggio che da Aosta arriva fino a Cosenza, passando per Bolzano e Bologna. Fatte le valigie?
Aosta
Il poeta nostrano Giosuè Carducci la descriveva ‘di cesaree mura ammantellata, che nel varco alpino eleva sopra i barbari manieri l’arco di Augusto’, mentre lo scrittore Stendhal affermava che era così felice ‘di ammirare questi bei paesaggi e l’arco trionfo di Aosta che’ aveva ‘come unico desiderio da esprimere che la vita durasse per sempre’. Aosta, capoluogo della regione autonoma Valle d’Aosta, occupa il 7° posto nella classifica generale de “Il Sole 24 Ore”*, è stata quella con più casi di Covid-19 in assoluto e occupa l’ultimo posto per quanto riguarda la spesa pubblica di fondi europei 2014-2020 per l’agenda digitale. Ne abbiamo parlato con il Sindaco Gianni Nuti.
*va premesso che, nel caso di Aosta, la valutazione si riferisce a tutta la Regione.
Nuti: ‘Al termine dei cinque anni di mandato una città più green e pulita’
Nella classifica della vivibilità 2020 del “Il Sole 24 Ore” Aosta occupa il 7° posto e nell’anno difficile che ci siamo lasciati alle spalle risulta la realtà con più casi Covid-19. Come avete lavorato come amministrazione per fare fronte a questa situazione?
Bisogna premettere che l’emergenza Covid-19 è stata gestita da due diverse Amministrazioni comunali, in quanto nel mese di ottobre, a seguito dell’affermazione nelle elezioni amministrative, sono subentrato nella carica al precedente Sindaco. Per quanto riguarda l’attuale Amministrazione, pochi giorni dopo il nostro insediamento è esplosa la cosiddetta “seconda ondata” dei contagi, ancora più diffusiva di quella che aveva caratterizzato la scorsa primavera. Un evento di questa portata ci ha costretto a rivedere le scelte programmatiche “in corsa” in modo da riuscire a gestire una situazione che stava diventando particolarmente complessa.
Su quali versanti avete agito nello specifico?
Abbiamo, quindi, agito su più versanti. Da un lato, abbiamo implementato l’unità operativa comunale che si occupa dell’emergenza Covid-19 portandola a 18 elementi, oltre a tre messi e a due centralinisti, poi abbiamo modificato le procedure esistenti e introdotto nuovi strumenti operativi, di concerto con la Protezione civile regionale, in modo da accorciare i tempi di notifica delle ordinanze di isolamento o di fine quarantena. Dall’altro abbiamo lavorato per fornire aiuti e ristori alle attività economiche e ai cittadini colpiti dalla crisi. Per le prime, in particolare, abbiamo introdotto sgravi di tributi comunali, semplificazioni amministrative e nuove opportunità per agevolare lo svolgimento delle attività economiche su spazi pubblici, anche agendo sul versante della promozione degli esercizi in collaborazione con le associazioni di categoria. Poi ulteriori aiuti concreti alle persone.
Ad esempio?
Abbiamo ripreso il servizio spesa a domicilio, consistente nella fornitura gratuita di generi alimentari e di prima necessità ai nuclei maggiormente in difficoltà a causa della crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria, poi abbiamo attivato una collaborazione con la Fondazione Opere Caritas onlus per implementare il servizio di mensa “Tavola amica” fornito dall’associazione della Caritas diocesana. Ci siamo mossi anche sul fronte della sicurezza e del benessere degli ospiti e dei dipendenti delle strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, dotando tali strutture di test rapidi Covid-19 per azioni di screening con cadenza periodica, quindi abbiamo deciso di allestire una “stanza degli abbracci” in ciascuna delle strutture residenziali comunali per anziani. Abbiamo anche previsto agevolazioni per i parcheggi e la gratuità della sosta negli stalli blu per gli operatori sanitari dipendenti dell’Azienda USL della Valle d’Aosta, per il personale impegnato in attività socio-assistenziali e per i volontari appartenenti a strutture organizzate e riconosciute. Inoltre, abbiamo deciso di prorogare validità dei contrassegni Ztl relativi all’anno 2020 fino al 31 marzo 2021, differito di un mese tutte le scadenze di pagamento della tassa rifiuti (TARI) per l’anno 2020, e disapplicato i pagamenti dei diritti di istruttoria relativi ai vari procedimenti di alcuni settori di articolazione dell’Amministrazione comunale.
Nella sezione Ambienti e servizi Aosta occupa però l’ultimo posto per quanto riguarda la spesa pubblica di fondi europei 2014-2020 per l’agenda digitale. Come commenta questa posizione?
Al di là dell’aspetto legato al tema specifico, comunque di grande rilevanza qual è l’agenda digitale, in generale, il dato esprime la difficoltà per una “macchina” relativamente piccola, come quella del Comune di Aosta, di riuscire ad agire in maniera efficace nell’accesso a fonti di finanziamento esterne, in questo caso comunitarie. L’input che abbiamo dato agli Uffici dal momento del nostro insediamento, e che è il riflesso di quanto contenuto nel nostro programma di governo, è di convogliare il massimo delle energie nella ricerca di ulteriori fonti di finanziamento per i progetti dell’Ente sotto forma di partecipazione a bandi ministeriali e dell’Unione Europea, stante la perdurante fase recessiva che si ripercuote negativamente sia sulle entrate dirette sia sui trasferimenti per il sistema degli enti locali. Per tornare al tema dell’agenda digitale, nel Documento Unico di Programmazione, in fase di elaborazione, abbiamo previsto numerose azioni da dispiegare nel prossimo triennio che vanno nel senso della digitalizzazione delle procedure, nell’implementazione di servizi on line per cittadini e imprese, nell’aggiornamento dei siti Internet, nel potenziamento delle linee di interconnessione dati e nella graduale migrazione di banche dati e applicativi su server centralizzati in vista della creazione di un unico data center regionale.
Quanto e come in generale sta investendo l’amministrazione sul tema ambientale e su tutti i temi ad esso connessi?
Per quanto concerne le tematiche ambientali, la nostra volontà è di avere al termine dei cinque anni di mandato una città più green e pulita. In questo senso muovono alcuni progetti di grande portata come quello per la realizzazione della rete di 15 km di piste ciclabili “Aosta in bicicletta” o la prosecuzione della pedonalizzazione dell’area dell’Arco d’Augusto una delle zone più sensibili del centro storico dove il monumento-simbolo cittadino, l’imponente arco onorario eretto dai romani nel 25 a.C., è ancora soffocato dal traffico. Ricordo anche che stiamo predisponendo un bilancio nel quale cercheremo di incrementare la voce della manutenzione delle aree verdi, e stiamo anche perfezionando le trattative con uno sponsor che ci aiuti nell’acquisto e piantumazione di alberi sul territorio cittadino, per onorare l’impegno a piantare il doppio degli alberi abbattuti a causa dei cantieri cittadini o perché malati. Infine, ricordo che è in dirittura d’arrivo il nuovo appalto della raccolta rifiuti e del servizio di igiene urbana con cui ci ripromettiamo di aumentare ancor più la percentuale di raccolta differenziata, oggi pari al 75%, e di introdurre nuove pratiche virtuose attraverso la realizzazione di un centro comunale del riuso.
Bologna
Sede della più antica università del mondo occidentale e conosciuta per le sue torri, i portici che la attraversano (e che permettono di visitarla, anche nei giorni più piovosi, evitando di bagnarsi!) e per il suo centro storico, Bologna (395.149 abitanti, secondo l’ultimo rilevamento ISTAT del 31/10/2020) è anche 1° nella classifica generale “Qualità della vita 2020” redatta da “Il Sole 24 Ore”. Ma è tutto oro quel che luccica? Non essendo riusciti a parlarne con l’amministrazione, abbiamo provato a chiederlo a chi ci vive da una vita e a chi ha vissuto Bologna, nel 2020, da pendolare.
Silvia: ‘Il mio sogno è quello di poterci vivere’
Per Silvia, giovane ragazza che abita a una cinquantina di chilometri da Bologna (‘sperduta tra gli Appennini’ come dice lei) ma che ha lavorato per circa un anno (proprio il 2020, ndr) in un negozio di film in centro, “È una città meravigliosa, quasi magica a certe ore della sera” tanto che il suo sogno era ed è quello di poterci vivere (‘nonostante sia finita col disprezzare una larga fetta della “Bologna giovane”‘), fatta di ‘posti pittoreschi’ dove ‘mi bruciavo mezzo stipendio nelle pause pranzo’.
‘Ovviamente non è tutto rosa e fiori – ci tiene però a precisare – Bologna, come ogni città suppongo, ha quelle determinate zone e strade in cui cerchi di non passare, se sei una ragazza perché il 99% delle volte qualcuno ti fischia dietro, ti urla qualcosa, ti ferma ed è una scocciatura’. Un pericolo che sembrerebbe però più percepito, fortunatamente, che reale. Nell’indicatore della classifica che riguarda Giustizia e sicurezza, Bologna è infatti ultima per violenze sessuali, 89° (sulle 107 province) come Indice di litigiosità e 104° come Indice di criminalità . E che secondo Roy, professore universitario, ha almeno tre punti di forza che la fanno svettare sulle altre.
Roy: ‘Una città a dimensione umana’
‘Per me ci sono tre aspetti che concorrono a farne una città molto vivibile. – mi premette Roy, professore universitario e ‘bolognese di nascita e da molte generazioni’ – Due sono perenni e uno è più recente (escluso il Covid). Il primo è una configurazione cittadina e sociale esattamente a metà tra metropoli e provincia, né troppo grande né troppo piccola, a dimensione umana, ed è una cosa più rara di quanto si creda.
Il secondo è di tipo culturale: università e creatività hanno dato il massimo nel corso dei secoli e nel dopoguerra, fino a oggi hanno creato un tessuto di benessere sociale portato dalla cultura innegabile (nel cinema basti pensare alla Cineteca, ma vale anche per musica, letteratura, teatro, fumetto, cibo, ecc). (Bologna è 3° nell’indicatore della classifica che riguarda Cultura e tempo libero, ndr).
Il terzo, più recente, è che uno dei difetti di Bologna (rischiare di essere un po’ chiusetta ne suo mito) è stato risolto da un boom turistico. Si tratta del risultato di un’attenta strategia comunale e collettiva, e ha portato Bologna ad essere in pochi anni investita dal turismo. è un modo per dare quel che mancava alla città : un pizzico di cosmopolitismo’.
Bolzano
Capoluogo dell’omonima provincia autonoma in Trentino-Alto Adige, Bolzano è 2° in classifica, proprio dietro a Bologna, e 5° agli indicatori Affari e lavoro e Demografia e società. Meno bene però alle voci Ricchezza e consumi (33°) e Cultura e tempo libero (42°). Abbiamo raggiunto telefonicamente il Sindaco Renzo Caramaschi per farci parlare di questi aspetti.
Caramaschi: ‘Il dato più recente è quello che siamo la popolazione più longeva’
Bolzano, occupa la 2° posizione nella classifica generale de “Il Sole 24 Ore”. Andando a ritroso nelle classifiche precedenti si nota che nel 2014 Bolzano era “caduta” al 10° posto. Su quali aspetti avete lavorato negli ultimi sei anni per migliorare la città?
Una variabile che viene spesso trascurata nei comuni. Noi abbiamo tolto tutta l’addizionale comunale Irpef, l’abbiamo azzerata, non togliamo dalle tasche ai cittadini niente. Abbiamo rinunciato perché abbiamo chiuso tutti i debiti e le risorse che troviamo attraverso le leggi dello Stato, le leggi della Provincia, e una oculata gestione del bilancio. Abbiamo dei coefficienti di riscossione di media del 90-92%, in alcuni casi sopra al 100%, quando l’entrata è sottostimata. L’avanzo permette di realizzare opere pubbliche. Poi abbiamo una qualità di servizi con tariffe basse perché non abbiamo mutui da pagare. Chiaro che se io ho una entità elevata di mutui da pagare deve restituire la quota capitale alla quota interessi, se ho fatto un investimento per eliminare i mutui vuol dire che ho meno spese di parte corrente per restituirli e ho più disponibilità per pareggiare il bilancio, per mantenere basse le tariffe e allo stesso tempo ho la qualità . Adesso c’è l’ultimo dato più recente che siamo la popolazione più longeva, quella dell’Alto-Adige. Meno male che invecchia! C’era un filosofo che diceva che per vivere a lungo l’unica soluzione è invecchiare. Altre non ne hanno per ora. L’importante però è invecchiare bene.
Cosa dicono i cittadini?
I cittadini di Bolzano sono iper-critici, non sono teneri, ma quando davanti alla domanda ‘Dove vorreste vivere?’, dicono ‘Bolzano’. Criticano, sollecitano, trovano i difetti, ma alla fine evidentemente si vive meglio, come tariffe, come servizi e come qualità della vita, questo è evidente, perché ci sono dei parametri de “Il Sole 24 Ore”. Siamo un’amministrazione come ce ne sono tante altre e non voglio dire che la mia sia la migliore di tutte, sono situazioni diverse che si sono accumulate per tradizione nel tempo e le aspettative dei cittadini di Bolzano sono sempre state molto elevate e quindi cerchiamo sempre di andare incontro a queste aspettative.
Tocchiamo un tono dolente. Scorrendo questi indicatori l’occhio mi è cascato sull’ultimo posto in termini di impresa femminile e sulla bassa posizione per quanto riguarda la banda larga e la bassa offerta culturale, cioè nei termini di presenza di librerie e cinema sul territorio. Non so se si rivede in queste posizioni e eventualmente cosa pensa si possa fare o si sta facendo per migliorare questi aspetti…
Rispetto all’offerta culturale devo sottolineare che abbiamo un teatro stabile in lingua italiana e uno in lingua tedesca, l’orchestra regionale Haydn che ha la sede qui, una delle migliori d’Italia, abbiamo un teatro d’opera. Aggiungo che mi ricordo che, quando ero funzionario della cultura, i dati SIAE dicevano che Bolzano in rapporto alla popolazione era prima come biglietti venduti per concerti sinfonici, musica classica e teatro. Il teatro stabile di Bolzano, inoltre, va in giro con le proprie produzioni, sono raddoppiati gli abbonamenti (anche ai concerti dell’orchestra regionale) e su un anno abbiamo minimo 750-800 manifestazioni. Di librerie ne abbiamo invece poche ma perché abbiamo un sistema di biblioteche pubbliche estremamente diffuso, in una città geograficamente piccola come Bolzano, che funzionano bene. Quindi non è che i cittadini non leggono ma utilizzano il servizio pubblico delle biblioteche, sempre aggiornate, e comprano meno libri.
Cosenza
Fondata nell’VIII secolo a.C. circa, Cosenza, che di abitanti ne conta ufficialmente 65.185, occupa l’86° posizione nella classifica generale ed è di fatto la “migliore” provincia della “peggiore” regione (la Calabria), in cui Crotone, occupa l’ultima posizione. Curiosi di sapere come vanno le cose da quelle parti, non avendo avuto risposta dall’amministrazione, abbiamo raccolto la testimonianza Antonio ‘da sempre cosentino’, come si definisce.
Antonio: ‘Montagne di rifiuti nei quartieri periferici’
La visione di Antonio sulla sua Cosenza è critica. ‘Personalmente – esordisce -, pur non occupandomi di politica, non posso fare a meno di notare una “raccolta differenziata” ormai paralizzata da diversi mesi (per fortuna raccolgono con una certa regolarità almeno l’organico). Montagne di rifiuti nei quartieri periferici (tipo dove abito io, via Popilia, il più grande della città) dove i cittadini sono “obbligati”, gioco forza, anche a una derattizzazione “fai da te”.
Secondo Antonio le maggiori colpe sono dell’attuale amministrazione e dell’attuale Sindaco che ‘sembra divertirsi a mettere mano e stravolgere cose realizzate da precedenti amministrazioni, con pretese, inesistenti, di “avvenute migliorie” con un ‘occhio di riguardo’ che ‘non viene negato ai “salotti buoni” del centro città’ in cui “le vie commerciali” sono perfettamente vivibili/fruibili così come, però, dovrebbe essere per tutta l’area urbana… ma evidentemente ci sono zone di serie A e zone di categoria inferiore’. ‘Insomma, un’area urbana sicuramente di gran lunga migliore rispetto a quello di altre province – conclude – ma che ha ovviamente “polvere nascosta sotto il tappeto”‘.
Il 2020, che ci stiamo lasciando faticosamente alle spalle, le cui scorie sono sono ancora presenti nei primi mesi del 2021, è stato un anno difficile sia sotto il piano sanitario (banalmente per una pandemia mondiale che ha stravolto tutto) che conseguentemente sotto quello economico. Cittadini e amministrazioni hanno dovuto fare i conti con tutto questo. Questo articolo è voluto essere una fotografia, inevitabilmente parziale, da Nord a Sud di alcune voci dell’Italia di oggi, partendo dalla classifica Qualità della vita 2020 de “Il Sole 24 Ore”, la 31° da quando è stata ideata nel 1990. E che attende solo di vedere come andrà quest’anno per essere aggiornata.