Meditare all’aperto
Consigli pratici da un esperto su come unire corpo mente e corpo
Questo articolo nasce prima della quarantena e prima dei DPCM di questo marzo. Oggi che possiamo tornare a vivere all’aperto, continuando a stare attenti alla nostra sicurezza e a quella altrui, gestendo bene l’uso della mascherina ve lo posso riportare, in tutta la sua genuinità.
“Vent’anni fa parlare di meditazione in Italia era complesso.” Inizia così la mia chiacchierata con Luca Battiloni, psicologo e psicoterapeuta, che la applica all’interno dei suoi percorsi e si è reso disponibile a raccontarmi la sua esperienza.
Mi ha appena offerto un caffè che sarà diventato freddo alla fine della nostra conversazione e sprofondato sul divano di fronte a lui sono pronto a chiedergli dei consigli utili per la meditazione all’aperto. Tiro fuori il taccuino, la penna e sono pronto.
“Cos’è la meditazione?”. Domanda retorica ma necessaria per carburare.
“La meditazione è una forma di vita. Un’esperienza corporea che unisce corpo e mente. Ogni essere vivente ha adattato una speciale parte del corpo per meglio evolversi nella realtà nella che lo circonda e l’uomo ha specializzato la mente che è una parte del corpo.” Mi spiega che è come svuotare un vaso e che ci sono posti, modi e momenti migliori di altri, dove le vibrazioni sono più intense e l’esperienza più catartica.
SCEGLIERE IL BOSCO PER MEDITARE
“Perché il bosco è vivo e lì mi riaccordo al mio stato di natura, entro in uno stato di coscienza interna” dice lui.
“E meditare in città invece?” chiedo io.
“Lo si può fare, anche se cambia. Se medito in città mi alieno dal resto, notando il passo frenetico di chi mi circonda mentre io rallento il tempo.”
Della serie: si può fare ma è un’esperienza completamente diversa.
CONSIGLI PRATICI
Meditare all’aperto, capisco, è mettere il corpo in sintonia con quello che ci circonda e siccome meditare è anche prendere un caffè con così tanta calma da farlo freddare, lo è anche camminare con consapevolezza; che poi è il metodo, sulla base degli insegnamenti del monaco buddista Thich Nhat Hanh, che lui applica quando esce regolarmente con un gruppo di persone che vogliono condividere questa esperienza.
Il primo consiglio pratico che lui suggerisce per chi si approccia è di iniziare però con una tecnica statica per 5’-10’ minuti al giorno, non di più, fino ad arrivare ad almeno 21’.
In una parola si chiama Mindfulness e può fare da introduzione alla meditazione camminata in cui si presta attenzione al gesto, alternando inspirazione, espirazione e un piede dopo l’altro, sempre con estrema lentezza. È consigliabile in ogni caso affidarsi a una guida e farlo in gruppo significa aumentare le vibrazioni.
Ognuno di noi comunque è diverso e muoversi o restare statici è una scelta soggettiva che varia “in base alla propria attitudine”. Lingue diverse ma sempre espressioni corporee.
“Farlo di notte è ancora meglio.”
“Perché?”
“Perché la notte ci rende disponibili all’indefinito.”
I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE
“Tutto triste, il camaleonte si rese conto che, per conoscere il suo vero colore, doveva posarsi sul vuoto” (Alejandro Jodorowsky)
Dei benefici della meditazione ve ne abbiamo parlato ampiamente in un articolo dedicato ma è un aspetto che non potevamo non toccare nuovamente in questa conversazione.
“Con la meditazione” chiude Luca il nostro incontro “abbatto pensieri sterili e produco endorfine, sostanze nutrienti e pacificanti. Torno a essere quello che sono, non quello che faccio, e se sono presente mi attivo sensorialmente. Il nostro pensiero che ci porta lontano da quello che stiamo facendo abbatte il nostro livello di percezione corporea. L’obiettivo è abbracciare l’indefinito perché attraverso l’indefinito mi definisco.”
Ci salutiamo, è passata esattamente un’ora, piacevole ma apparentemente lunghissima perché densa di contenuti. Finisco il fondo di caffè ormai freddo che però ho gustato; come in una sorta di lungo e inconsapevole gesto meditativo.