La prima volta che ho preso seriamente in considerazione la meditazione risale a circa tre anni fa, quando seduto su una panchina del parco pubblico della ridente cittadina dove abito (ndr, Montecatini Terme) mi sono “sentito” immerso nella lettura del libro che avevo in mano. Il titolo esatto, vi confesso, non me lo ricordo ma era uno dei tanti libri di Osho (quello vero, non quello che parla in romanesco) che ti rimettono le cose della vita in prospettiva; sotto una nuova luce insomma.
La lettura alternava riflessioni e alcuni esercizi pratici, tra cui uno che mi colpì in maniera particolare; in sostanza si trattava di bloccarsi completamente e senza preavviso mentre ci si trovava all’aperto. Fermi come delle statue. Il risultato, stando al venerato e dibattuto maestro della meditazione, era quello di percepire in maniera piena e intensa suoni e odori che la frenesia quotidiana non ti permette di sentire o assaporare nella loro pienezza. Quelle parole mi rapirono e provai subito. Piantato sul posto e speranzoso che nessun piccione mi scambiasse per un oggetto immobile dove depositare i suoi bisogni, chiusi come suggerito anche gli occhi.
Avvertii subito il freddo pungente ma non fastidioso di quell’inizio di primavera e improvvisamente sentii che come con la Vodafone tutto il mondo girava intorno a me. Una sensazione che si fece ancora più intensa quando riaprii lentamente le palpebre; mi sembrava di vedere le cose come per la prima volta e mi sentivo lì, presente a me stesso, improvvisamente svuotato di qualsiasi pensiero. Non sapevo cosa fosse accaduto ma ora certamente ne volevo (ancora) di più.
SCOPRIRE L’IGNOTO
Non sempre, però, quando ci si lancia in qualcosa di insolito e di ignoto lo si fa con il libretto delle istruzioni in mano e così avevo fatto io con il mio primo assaggio di meditazione.Mi era piaciuto ma mi mancava il quadro completo. Da dove nasceva quella tecnica? Ce n’erano altre? Ma soprattutto, era tutto rose e fiori o c’erano anche degli effetti collaterali?
Così, prima di capire se e quanto fa bene meditare, facciamo un breve excursus sui vari modi in cui questa forma di riscoperta di se stessi si è diramata.
MEDITAZIONI PER TUTTI (I GUSTI)
MEDITAZIONE ZEN
La più semplice e, al tempo stesso, quella più difficile perché non richiede di svuotare la mente ma di concentrarsi. Su una sedia, o dove torna più comodo al praticante, ci si mette in ascolto di se stessi, provando a mettere da parte qualsiasi pregiudizio che possa in qualche modo influenzarci. La possono fare tutti e, in pratica, è quella che faceva Walter Nudo nella casa de “Il Grande Fratello”. Avete presente, vero?
MEDITAZIONE TAOISTA
Qua, come nel caso della tecnica Zen, si torna alla notte dei tempi, sempre in Oriente e in particolare in Cina. È un modo per sbloccarsi mentalmente e controllare le emozioni, un percorso di accettazione di se stessi che non sfocia necessariamente in una tecnica precisa. Ogni attimo della vita, secondo il taoismo, può essere vissuto in stato meditativo. L’obiettivo è entrare in completa armonia con il Tao che non si sa esattamente cosa sia; ma quello che conta è il viaggio, non la metà.
MEDITAZIONE MINDFULNESS
Probabilmente è quella di cui avete sentito parlare maggiormente, perché è ad oggi una delle tecniche più utilizzate anche dai terapisti. La traduzione italiana, dall’inglese, è “consapevolezza” e ha come scopo quello di riportarci all’attimo presente, al qui e ora in pratica. Non pretende che ci si rilassi ma che si riesca a trovare un equilibrio che ci permetta di vivere la vita con pienezza e serenità.
MEDITAZIONE TRASCENDENTALE
Se come il sottoscritto siete appassionati di cinema, ne avrete sicuramente sentito parlare con una certa insistenza dal famoso regista David Lynch che di questa tecnica ne ha fatto una vera e propria missione di vita, anche attraverso la creazione di una fondazione che porta il suo nome e con la quale promuove la meditazione trascendentale in tutto il mondo. Si basa sulla ripetizione di mantra che portano il corpo in uno stato di completo e totale rilassamento. Ah…era quella che praticavano i Beatles nel loro famoso viaggio in India. La sua variante è la cosiddetta meditazione “Io sono”.
MEDITAZIONE TANTRICA
Avete presente quando nel film (cult) “American Pie” Steve Stifler, il bullo della scuola e gran conquistatore, scopre lo sfigato (in apparenza) Paul Finch a gambe incrociate su giardino e in stato meditativo? Se vi ricordate quella sequenza vi ricorderete anche che quest’ultimo gli rivela che sta praticando la meditazione tantrica, modo attraverso il quale potrà prolungare a dismisura la sua attività sessuale, provando e provocando un orgasmo memorabile. Beh, nell’esagerazione c’è del del vero ma lo scopo principale è quello di riequilibrare corpo e mente. Se poi ne guadagna anche l’attività sotto le coperte, tanto male non dovrebbe fare. No? La sua variante è la Meditazione Kundalini.
MEDITAZIONE VIPASSANA
È in sostanza la versione grezza della Mindfulness ed è la cosa più vicina alla meditazione praticata da Buddha. È una sorta di ritorno alle radici più profonde ed essenziali dell’esistenza e di tutto quello che ci circonda. Il raggiungimento del Nirvana passa da qua e dall’eliminazione del desiderio e dell’ignoranza che la Vipassana provvede ad eliminare; perfetta per ritrovare il contatto più vero con la natura e ripulirsi dai sensi di colpa.
MEDITAZIONE BHAVANA
Gentilezza, compassione e amore incondizionato sono le parole che stanno alla base di questa tecnica che ci permette di liberarci del nemico dell’avidità e ci invita ad amare noi stessi. Ci stimola a guardare il mondo da nuove e insolite prospettive, lavorando sulle nostre insicurezze e sul miglioramento dei rapporti con le persone che ci circondano.
MEDITAZIONE DINAMICA
È quella concepita da Osho. Non richiede di starsene seduti ma, al contrario, invita ad alzarsi a ballare, cantare, scatenarsi. Si stanca il proprio corpo a ritmo di musica, lasciandosi andare senza freni inibitori, e solo alla fine si chiede al praticante di mettersi in silenzio e godersi l’immobilità. Una liberazione di corpo e mente sempre con l’obiettivo di trovare la pace interiore.
MEDITARE FA BENE. LO DICE LA SCIENZA
Se avete letto fino a qua vi sarete resi conti che meditare, in qualsiasi forma lo si faccia, promette risultati strabilianti, ma ufficialmente cosa si dice? Negli anni ‘80 del secolo scorso, John Kabat-Zinn ha condotto degli studi che dimostravano come la meditazione fosse in grado di ridurre il dolore per i malati di tumore, oltre a ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia, mentre nel 1992 uno studio pubblicato dal “The American Journal of Psychiatry” confermava che praticare la meditazione permetteva la riduzione di stress e ansia, oltre a un’indubbia capacità di cogliere l’attimo; sempre nel medesimo anno sulla medesima rivista un’altra ricerca condotta su un campione di 22 pazienti dimostrava la capacità della meditazione di impattare anche su pazienti affetti da attacchi di panico.
Del 2010 è lo studio condotto da un gruppo di neuro-scienziati dell’Università di Harvard in cui 16 persone sono state guidate in un percorso di meditazione mindfulness di 8 settimane: il risultato è stato quello di un aumento della concentrazione della materia grigia nelle aree del cervello che riguardano l’apprendimento, la memoria, la percezione di se stessi e delle proprie emozioni.
Sempre del 2010 è lo studio dell’University of Kentucky che ha dimostrato che sottoponendo partecipanti a una condizione come quella della privazione del sonno, attraverso la meditazione si può indurre l’organismo in uno stato di riposo senza necessariamente addormentarsi.
STUDI ITALIANI SULLA MEDITAZIONE
E l’Italia? Lo psicoterapeuta Alberto Chiesa ha condotto tre studi presso l’Università di Bologna in cui utilizzava la meditazione Vipassana con dei detenuti. Come risultato i partecipanti hanno dimostrato una riduzione del desiderio per alcolici e stupefacenti, sviluppando persino un atteggiamento sorprendentemente positivo e propositivo, mentre, sempre a Bologna, all’ospedale Bellaria, è da segnalare la pratica Wong Pen, approccio meditativo per cercare di portare benefici ai pazienti oncologici.
Le attestazioni che meditare fa bene sono davvero molte e basterebbe anche soltanto segnalare che solo sull’U.S. National Library of Medicine sono accolti almeno 2600 studi riferiti a tecniche meditative utilizzate con malati per dimostrare l’interesse della comunità scientifica e medica sull’argomento.
IL PRODOTTO POTREBBE AVERE EFFETTI COLLATERALI
Meditare, però, non è necessariamente una passeggiata di salute e come esistono numerose ricerche che attestano la bontà della pratica, ce ne sono altre che ne sottolineano anche alcuni effetti collaterali che potrebbero trasformare l’esperienza in qualcosa di spiacevole.
Uno studio effettuato tramite un sondaggio online su un campione di 1.232 persone e pubblicato su Plos One, attesta che il 25,6% dei praticanti presi in considerazione ha dichiarato di aver avuto esperienze spiacevoli con la meditazione; percentuali che aumentano tra le persone che non hanno un credo religioso e/o che hanno praticato tipi di meditazione decostruttiva e fatto esperienza in ritiri meditativi.
Effetti che sfociano anche in gruppi di sostegno come quello gestito da da Willoughby Britton, direttrice del laboratorio di neuroscienze della Brown University e co-autrice di uno dei più importanti studi sui problemi correlati alla meditazione dal titolo “The varieties of contemplative experience: A mixed-methods study of meditation- related challenges in Western Buddhists”. Aumento dell’ansia, della paura e di generale instabilità sono solo alcuni dei problemi che secondo il detto studio sono emersi alla luce sulla base delle dichiarazioni rilasciate da 100 insegnanti e praticanti esperti in materia.
CONCLUSIONI
In conclusione: è saggio consigliare, in base a quanto detto fino a questo punto, a chi si volesse avvicinare ad una di queste pratiche, di affidarsi a professionisti certificati in grado di guidare il praticante nel proprio percorso in maniera “sicura” e consapevole. Perché “perdersi è meraviglioso”, come recita un libro di interviste a David Lynch, ma farlo con chi conosce la strada può evitarvi spiacevoli incontri.
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