Curare la parodontite, le ultime scoperte
Messo a punto dai ricercatori del NYU College of Dentistry, questo studio potrebbe essere una cura per prevenire e trattare la parodontite.
Che cos’è la parodontite?
La parodontite, conosciuta anche come piorrea o parodontopatia, è una malattia infettiva batterica che colpisce il parodonto, vale a dire i tessuti e le strutture che sostengono i denti: gengive, osso e legamenti paradontali. La parodontite attacca tutti questi tessuti, ma a seconda del livello di infezione, varia la gravità.
Quando il disturbo si limita alla gengiva, si parla di gengivite.
Se, invece, vengono colpiti tessuti più profondi che provocano la mobilità dei denti, con successiva perdita di questi ultimi (paradentosi), la condizione prende il nome di paradontite.
Quali sono le cause?
La bocca è un habitat perfetto per i batteri, residui di cibo e cellule morte che formano costantemente una patina, simile a una pellicola, che andrebbe rimossa periodicamente attraverso la normale igiene orale. La placca non rimossa può far insorgere il tartaro, una sostanza che solo il dentista, attraverso un’accurata pulizia, sarà in grado di togliere.
Una produzione eccessiva di placca può portare all’infiammazione delle gengive. Se non opportunamente curata, la gengivite può evolvere in parodontite.
Una cosa è certa: la mancanza di una corretta prevenzione orale favorisce lo sviluppo di questa patologia. Sottoporsi a sedute di pulizia professionale periodiche e praticare una corretta igiene orale quotidiana sono buoni accorgimenti da seguire ai fini di prevenire questa patologia che, se non curata, sfocia in conseguenze peggiori come, per l’appunto, la caduta dei denti.
Come si cura?
Ad oggi, le cure tradizionali prevedono l’uso di antibiotici, farmaci, interventi chirurgici che, però, non riescono ad agire sulle zone del parodonto più nascoste, dove si annidano batteri e patogeni difficili da rimuovere. Il limite di queste cure è che vanno a eliminare solamente i batteri superficiali, lasciando quelli più insidiosi. In questa maniera, il paziente incorrerà sicuramente in recidive, poiché il problema non viene eliminato alla radice. Più che altro l’obiettivo di questi trattamenti è quello di controllare e, laddove possibile, prevenire l’infezione, ma non debellarla.
Nuovi studi per la cura della parodontite
La parodontite è caratterizzata da tre componenti:
- Infiammazione
- Squilibrio tra batteri sani e non
- Distruzione delle ossa e strutture che sostengono i denti
Ad oggi, secondo uno studio della NYU College of Dentistry “nessun trattamento attuale riduce contemporaneamente l’infiammazione, limita l’alterazione del microbioma orale e previene la perdita ossea. C’è un bisogno urgente di salute pubblica, di trattamenti più mirati ed efficaci per questa malattia comune”, ha riferito Yuqi Guo, primo autore dello studio in questione.
La buona notizia è che, per l’appunto, è in corso uno studio per creare un gel, a uso topico, per il trattamento non invasivo dei disturbi gengivali: una nuova promessa per prevenire e trattare la malattia parodontale e rivoluzionare il trattamento di questa patologia.
La “cattiva” notizia è che, fino ad oggi, gli studi sono stati realizzati su topi e cellule umane. Niente di ufficiale, insomma, ma la speranza dei ricercatori è quella di iniziare le sperimentazioni su pazienti tra due anni.
Come nasce lo studio?
Studi precedenti hanno correlato l’incremento della molecola “succinina” alle malattie gengivali. Si è notato come tassi più elevati di questa molecola siano correlati a un’infiammazione delle gengive di grado più avanzato.
Per questa ragione, il focus centrale dello studio è il ruolo del succinato nei disturbi gengivali.
Analizzando dei campioni di placca dentale di essere umani, i ricercatori hanno riscontrato livelli più alti di succinato nelle persone e topi con malattie gengivali rispetto a coloro con gengive sane.
Per avere una riprova, gli esperti hanno disattivato il gene del recettore del succinato nei roditori, osservando nei topi trattati dei livelli più bassi di infiammazione sia a livello gengivale, sia nel sangue, oltre a una perdita minore nel tessuto osseo.
Cosa significa ciò? Un passo in avanti verso la risoluzione di un problema. Tramite questi esperimenti, si ha una prova in più del fatto che un elevato livello di succinato e il recettore del succinato siano i principali responsabili della malattia.
Da qui nasce il progetto dei ricercatori: mettere a punto una formulazione gel che ha come obiettivo quello di disattivare il recettore del succinato e trattare così l’infiammazione gengivale in corso.
Ma il gel funziona?
Se si guardano i risultati su roditori e cellule umane la risposta è sì. Il gel, applicato a questi campioni, ha effettivamente ridotto l’infiammazione e i processi che portano alla perdita di tessuto osseo e, quindi, di denti. Inoltre, ha eliminato i batteri della famiglia Bacteroidetes, tra cui quegli agenti patogeni che sono responsabili dei disturbi gengivali.
Filippo Graziani, professore ordinario di malattia Odontostomatologiche presso l’Università di Pisa e membro della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) afferma che: “Questo studio è estremamente interessante perché va nella direzione della cosiddetta ‘terapia di modulazione dell’ospite’ (host modulation therapy), ossia un approccio terapeutico che sfrutti diverse strategie per ‘fortificare’ le nostre difese dalle malattie”.
Nel frattempo, non ci resta che aspettare praticando una buona igiene orale e controlli periodici dal dentista.