Come aiutare i pazienti impossibilitati a effettuare una corretta igiene orale

Ci sono pazienti che non riescono o non possono effettuare le corrette manovre di igiene orale: ecco come aiutarli quotidianamente

igiene orale paziente non autonomo

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    Ci sono pazienti che non riescono o non possono effettuare le corrette manovre di igiene che prevengono problemi parodontali e dentali. 

    • Pazienti con ridotta manualità, pazienti anziani
    • pazienti immobilizzati con ridotte capacità di movimento e allettati
    • Pazienti con ridotta capacità di intendere
    • Pazienti che effettuano terapie che possono rendere più suscettibile il cavo orale alla comparsa di situazioni patologiche
    • Pazienti che hanno gravemente perso la motivazione di prendersi cura di se stessi
    • Pazienti che presentano fastidi o dolori orali
    • Pazienti che hanno subito interventi chirurgici
    • Pazienti incoscienti da lungo e per lungo tempo
    • Pazienti con difficoltà a deglutire e rischio di inalare liquidi

    Tra questi tipi di pazienti odontoiatrici è frequente rilevare un importante accumulo di placca e tartaro e abbondante sanguinamento alla stimolazione gengivale (a volte il sanguinamento può essere anche spontaneo se l’infiammazione gengivale è molto importante o se il paziente assume farmaci antiaggreganti o anticoagulanti). Spesso xerostomia: ridotta salivazione per l’uso di alcuni tipi di farmaci. Mucose secche, accumulo di residui alimentari (se la capacità di masticazione e i movimenti linguali e l’automatismo della deglutizione sono compromessi). Elementi dentali molto compromessi. Protesi incongrue sia fisse che mobili. Sono necessarie, quindi, attenzioni specifiche.

    L’igiene orale dei pazienti non autonomi

    Naturalmente, se il paziente ha la possibilità di essere trasferito, sarebbe ottimale una visita odontoiatrica preliminare, in modo da evidenziare se sono presenti situazioni gravi che possono evolvere in eventi dolorosi, ascessi. Se sono presenti lesioni precancerose. Se sono possibili manovre di igiene professionale e ogni altro tipo di terapia che possa migliorare la situazione “base” del paziente.

    Con pazienti ipomobili o poco o non collaboranti, con l’aiuto di parenti o di persone che si prendono cura di loro, spesso programmiamo trasferimenti in studio tramite mezzi di soccorso, ogni mese o ogni 15 giorni, per effettuare anche se pur blande manovre di igiene sfruttando l’uso di un’illuminazione adeguata, dell’aspirazione e della strumentazione specifica.

    Il quotidiano deve forzatamente essere gestito a casa.

    L’igiene orale dei pazienti non autonomi a casa

    Chi si prende cura dei pazienti non deve assolutamente trascurare la salute orale.
    Ecco qualche buona norma.

    1. È molto importante pulire regolarmente – due o tre volte al giorno – eventuali protesi mobili, togliendole dalla bocca; il lavaggio deve essere accurato ed effettuato con spazzolini e sapone da piatti.
    2. Le protesi vanno portate con regolarità. Eventualmente tolte la notte, ma portate sempre durante il giorno. Non portare le protesi per giorni interi può causare il cambiamento di posizione di elementi dentari residui e la difficoltà o impossibilità di reinserire le protesi.
    3. Cercare di pulire al meglio possibile i denti usando guanti, spazzolini morbidi e poco dentifricio (anche senza dentifricio, è sufficiente l’azione meccanica dello spazzolamento). Il movimento di massaggio circolare dovrebbe raggiungere tutte le superfici dentali. Se possibile, passare negli spazi interdentali scovolini di misura adeguata. È opportuno effettuare queste manovre in un ambiente luminoso e col paziente seduto o comunque non completamente sdraiato. Cercate di aumentare la visibilità divaricando le guance e le labbra con le dita. Possono essere utili anche gli spazzolini elettrici, naturalmente con setole morbide, perché rendono più semplice, avendo la testina più piccola e il movimento automatico, il raggiungimento di zone più difficoltose.
    4. Se il paziente riesce, farlo sciacquare abbondantemente prima e dopo lo spazzolamento e usare una volta al giorno collutori a base di clorexidina 005 o 012 per ablazioni di un minuto circa.

    L’igiene orale dei pazienti non collaborativi

    Ci sono pazienti che non riescono a rispondere alle richieste, che non aprono la bocca, che serrano le labbra, a cui può andare a traverso anche una goccia di acqua: queste sono le situazioni più difficili, in cui forzatamente dobbiamo scendere a compromessi.
    In questi casi lo spazzolamento non può essere effettuato, così come gli sciacqui. Per quanto possibile è bene provare, divaricando le labbra, a passare comunque gli scovolini che liberano un pochino gli spazi interdentali. Aspettarsi abbondante sanguinamento (in alcuni casi il sanguinamento si presenta anche durante la notte e viene evidenziato dal cuscino macchiato) che non deve però impaurire e inibire le manovre ancora possibili.
    Ecco qualche pratica utile.

    1. Provare a massaggiare le gengive, lungo il bordo del dente, con delle garze imbevute di collutorio alla clorexidina (0.12 se usata con regolarità) avvolte al dito incisivo: la garza rimuoverà in parte gli accumuli di placca, il sanguinamento detossificherà un pochino le gengive: la clorexidina ha un’azione antibatterica e può in parte tenere sotto controllo la formazione di placca batterica.
    2. In pazienti con evidente secchezza di labbra, mucose e gengive, umettare frequentemente con batuffoli di ovatta ben imbevuti di acqua. Sono in commercio anche dei gel o dei colluttori che hanno una funzione umettante e lubrificante che allevia temporaneamente il fastidio della bocca secca. Possono essere usati frequentemente e al bisogno senza controindicazioni.
      Spesso in questi pazienti si creano condizioni ideali per l’espressione di micosi orali che sono associate a sintomi quali bruciori e alterazione dei sapori. In questi casi l’odontoiatra può prescrivere dei trattamenti con gel antimicotici che sono in genere semplici da applicare (devono essere massaggiati su palato e mucose e sul dorso della lingua; in caso di protesi mobili possono essere spalmati sulle protesi prima del reinserimento) e tollerati bene avendo anche sapori piacevoli.
    3. Controllare regolarmente se si creano situazioni di pericolo quali vacillamenti estremi di elementi dentari o di protesi fisse che potrebbero concludersi nel distacco di elementi che potrebbero essere poi ingoiati o inalati. Nel caso, avvertire immediatamente l’odontoiatra.

    Ci sono alcuni interventi, anche se purtroppo non molti, che possono essere effettuati a domicilio dall’odontoiatra. Visite, estrazioni semplici, medicazioni. In alcuni casi si possono prendere le impronte per ribasature o riparazioni di protesi mobili. Quindi non esitate a contattare l’odontoiatra in caso di necessità.

    La soluzione ottimale prevede per questi pazienti una collaborazione estrema e frequente tra chi si prende cura quotidianamente di loro e che non deve trascurare l’igiene orale e l’odontoiatra che programmerà nel possibile, brevi appuntamenti a cadenza mensile o ogni 15 giorni, col supporto di servizi di trasferimento adeguati.

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