Prevenzione primaria, secondaria e terziaria: cosa si intende e perché sono fondamentali
Il concetto di prevenzione è fondamentale nell'organizzazione sanitaria attuale, ma come si struttura veramente?
La saggezza popolare italiana lo indicava con un proverbio tanto semplice quanto prezioso, “prevenire è meglio che curare”; ed infatti è proprio così: una delle rivoluzioni concettuali della filosofia medica è avvenuta proprio nel momento in cui abbiamo capito che impedire la manifestazione di una malattia è meglio rispetto a curarla laddove è già attecchita.
La prevenzione quindi è ormai una pratica entrata a far parte della medicina, che a partire da un’applicazione scientifica del suo significato ha individuato uno schema per regolamentarne la pratica, articolato in tre fasi
- Prevenzione primaria
- Prevenzione secondaria
- Prevenzione terziaria
Approfondiamo insieme l’argomento.
La medicina preventiva
La prevenzione, in sanità, è il complesso delle misure utili a prevenire la comparsa, la diffusione e la progressione delle malattie nonché il determinarsi di danni irreversibili quando la malattia è in atto, con l’obbiettivo di promuovere il più alto livello di benessere psicofisico individuale e collettivo.
Nello specifico, anziché trattare le malattie quando si presentano, secondo il concetto di prevenzione, il sistema sanitario deve mirare a anticipare i problemi potenziali, educando i pazienti a comportamenti sani, pubblicizzando lo screening delle patologie e, soprattutto, fornendo una sorta di formazione di base ai pazienti sul concetto stesso di prevenzione, di modo che divenga la principale forma di medicina, in contrapposizione a quell’idea di medicina tradizionale che vedeva nella comparsa del sintomo il primo e unico motivo per l’applicazione delle sue pratiche.
La medicina preventiva non contempla lo stesso approccio per tutti indistintamente; in base a ogni soggetto e per ogni soggetto sono messi a punto obiettivi specifici: gli obiettivi specifici dipendono in misura notevole dal profilo di rischio individuale, ossia dal rischio che il soggetto presenta di sviluppare una patologia in base a fattori come età, sesso, patrimonio genetico, stile di vita e ambiente fisico e sociale.
I benefici che nascono da una medicina basata sulla prevenzione possono giovare chiunque, soprattutto a livello di comunità e di welfare nazionale; tuttavia il periodo che intercorre tra i 40 e 70 anni è quello più esposto all’insorgenza di malattie croniche, laddove quindi, la prevenzione può giocare veramente un ruolo di enorme importanza nel diagnosticare condizioni morbose in tempi non sospetti per facilitare il processo di guarigione, o quantomeno una prognosi più rosea.
Esistono tre livelli di prevenzione, che si riferiscono ad atti e fasi diverse:
- Prevenzione primaria
- Prevenzione secondaria
- Prevenzione terziaria
Vediamoli insieme uno per uno.
Prevenzione primaria
La prevenzione primaria è la forma più classica di prevenzione, che prevede l’adozione di interventi finalizzati a evitare o ridurre l’insorgenza della patologia attraverso politiche di educazione e formazione alla prevenzione stessa, favorendo nei pazienti l’attuazione di uno stile di vita corretto, una sana alimentazione e abitudini generali volte alla riduzione dell’influenza dei fattori di rischio di una determinata patologia.
La prevenzione primaria è quindi un insieme di attività che si basano su azioni di stampo psicologico o sociale, nell’ambito di un tipo di benessere e salute legati al concetto di popolazione e territorio.
Un esempio di prevenzione primaria può essere una campagna anti sigarette promossa da un ente governativo al fine di diminuire il consumo di tabacco nella popolazione e quindi, ridurre il numero di malattie ad esso correlate.
Anche le vaccinazioni, in quanto mezzi di immunizzazione contro le malattie infettive, sono da considerarsi strumenti di prevenzione primaria.
Prevenzione secondaria
La prevenzione secondaria si riferisce invece a tutte le pratiche di diagnosi precoce di una certa malattia.
La diagnosi, secondo una visione classica della medicina, serve per identificare la malattia a partire dai segni e sintomi, per poi passare all’attuazione della terapia; nella medicina preventiva il concetto di diagnosi è stato ampliato (anche grazie ai notevoli progressi nell’ingegneria biomedica e della biologia molecolare in campo diagnostico), e applicato a un riconoscimento della malattia fin dai suoi primissime segni, quelli che ancora non recano dolore o interdizione all’individuo, ma che possono essere il chiaro segnale dell’inizio di una patogenesi.
Lo strumento più emblematico nell’ambito della prevenzione secondaria è lo screening; lo screening è un protocollo di diagnosi applicato su larga scala a livello di una popolazione per scovare in anticipo la presenza di patologie.
Un riconoscimento precoce della patologie permette di poter attuare piani terapeutici efficaci e salvaguardare la salute della popolazione.
Un esempio è la mammografia per la diagnosi precoce del tumore alla mammella e il pap-test per quella dell’infezione da virus HPV. causa del tumore alla cervice uterina.
Prevenzione terziaria
Mentre quelle primaria e secondaria sono da considerare tipi di prevenzioni che si attuano prima della presenza della malattia conclamata, quella terziaria invece avviene in seguito alla diagnosi e alla cura della patologia, nell’ambito del contrasto dei meccanismi di cronicizzazione e recidiva della malattia.
La prevenzione terziaria è quindi non più della patologia, ma delle sue complicanze, della probabilità di morte, oltre che della gestione dei deficit fisiologici che il decorso clinico ha portato a nascere: gli interventi fisioterapici, psicoterapeutici sono molte volte assai importanti in questo ambito di prevenzione, oltre che le buone pratiche di monitoraggio dei valori biomedici correlati con il processo patologico della malattia, come ad esempio la misura della pressione arteriosa, della glicemia o del livello di colesterolo,
Prevenzione quaternaria
Ormai, anche se ne sentiamo parlare molto poco, nell’ambito della medicina preventiva esiste anche la prevenzione quaternaria.
A differenza delle altre precedenti, in questo caso si previene il trattamento di una malattia che non solo non c’è, ma che c’è stata ed è stata completamente sconfitta: la fase quaternaria della prevenzione è mirata al contrasto dei fenomeni di ipermedicalizzazione e mercificazione della medicina, nell’ottica di evitare pratiche mediche inutili o addirittura dannose per l’organismo.
Un’abitudine che può essere ricondotta a un comportamento riguardante l’uso sconsiderato di un farmaco è bersaglio della prevenzione quaternaria: in quest’ottica rientra a pieno titolo, quella che sta per diventare la piaga sociale dell’uso irrazionale degli antibiotici, causa principale della dilagante antibiotico-resistenza.