Psoriasi e prurito: scoperta l’origine del fastidio cutaneo
La sensazione di prurito influenza negativamente le giornate delle persone affette da questo disturbo. Ma se ci fosse una novità? Scopriamola!
La psoriasi è una malattia infiammatoria molto comune: solo in Italia ne soffrono quasi 3 milioni di persone tra i 15 e i 45 anni e, circa l’85% dei pazienti affetti da psoriasi soffre di una sensazione di prurito che può influenzare in maniera decisamente negativa la qualità della vita. Il prurito, infatti, è una sensazione sgradevole che porta a grattarsi e che generalmente accompagna le malattie infiammatorie della pelle.
Ma ci sono delle novità: uno studio, pubblicato dalla rivista Journal of Investigative Dermatology nel mese di agosto 2022, rivoluziona il trattamento della psoriasi: vediamo come!
Che cos’è la psoriasi?
Prima di addentrarci nel recente studio pubblicato dalla rivista Journal of Investigative Dermatology per comunicare la nuova scoperta inerente all’origine della psoriasi, cerchiamo di capire come funziona questa malattia, da cosa dipende e come si può curare.
Innanzitutto la psoriasi può essere definita come uno stato di instabilità della crescita dell’epidermide in alcune zone del corpo che può comparire e scomparire spontaneamente. Per la precisione, si tratta di un’instabilità di crescita e di attività dei cheratinociti (cellule presenti nell’epidermide), che comporta la formazione e la manifestazione di alcune placche di colore rosso acceso, rivestite da squame biancastre.
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle di origine autoimmune e, nella pratica, si manifesta mediante la comparsa di chiazze rosse sulla cute, che si presentano in varie parti del corpo. Le zone più comuni sono:
- cuoio capelluto;
- gomiti;
- ginocchia;
- palmo delle mani
- unghie;
- fondoschiena e solco intergluteo.
Circa il 30% dei casi totali di psoriasi si presenta in forma guttata, ovvero caratterizzata da lesioni arrossate (eritematose) e desquamanti di piccole dimensioni, diffuse sulla cute.
La psoriasi interessa indicativamente tra l’1% e il 3% della popolazione generale e circa il 50% dei pazienti affetti sviluppa questa la prima manifestazione già in età adolescenziale, mediamente prima dei 20 anni. Ma da cosa dipende?
Cosa sappiamo fino a questo momento della malattia?
Come abbiamo già accennato, la psoriasi è una patologia che ha conseguenze serie sulla vita quotidiana di chi ne soffre, in particolar modo ha influisce negativamente la sfera sociale e relazionale dell’individuo. Questo perché è a tutti gli effetti una malattia che, provocando una forte sensazione di prurito, può causare stress e disagio alla persona che ne soffre.
Quali sono le cause della psoriasi?
Per la psoriasi non esiste un unico fattore scatenante, ma le cause possono essere molteplici e sono costituite da eventi che possono contribuire a scantenare la malattia nelle persone già predisposte. Vediamo quali sono quelle principali.
- Il primo fattore scatenante è spiegato dal Dott. Santo Raffaele Mercuri, primario di Dermatologia dell’ IRCCS Ospedale San Raffaele, che afferma che: “La causa primaria della formazione delle lesioni della psoriasi è legata all’attività del sistema immunitario che provoca un’iperproduzione di cellule cutanee e porta la pelle a ispessirsi e a sviluppare macchie e placche”;
- Inoltre lo specialista aggiunge che questa malattia è influenzata notevolmente dalle condizioni ambientali e dai disagi psico-emotivi, infatti lo stress può esserne la causa scatenante o comunque peggiorativa. A tal proposito anche i traumi fisici non sono d’aiuto: spesso, infatti, la psoriasi insorge dopo un trauma come un incidente stradale o una frattura ossea;
- Oltre ciò, anche le infezioni streptococciche possono essere la causa della psoriasi guttata e possono aggravare anche altre forme della malattia;
- Occorre anche prestare attenzione anche ai corticosteroidi sistemici, somministrati per altre malattie, che a volte possono provocare l’arrivo del disturbo cutaneo;
- E, infine, alcuni farmaci, tra cui i beta bloccanti, il litio, i sali d’oro e gli antimalarici di sintesi sono considerati induttori di psoriasi, o comunque fattori che vanno a peggiorare forme di psoriasi già in atto.
Adesso che abbiamo compreso a fondo le cause scatenanti della psoriasi, quali sono i rimedi di questa malattia infiammatoria?
Quali sono i rimedi adottati finora?
La psoriasi, come già accennato, si presenta con chiazze di colore rosso. Il decorso della malattia non è regolare e, sebbene in certi periodi sembra quasi scomparire, si può ripresentare in concomitanza a periodi di forte stress per poi migliorare nella stagione estiva, quando si trascorrono le vacanze al sole.
Questa malattia può manifestarsi in modo lieve, iniziando anche solo da una piccola macchia su un’unghia e mantenersi tale, oppure, può manifestarsi da subito in forma grave ed evidente, interessando ampie zone della pelle. Questo disturbo, se trascurato, può comportare conseguenze gravi a carico degli organi interni, per questo motivo è bene tenerlo sotto controllo.
La cura adeguata viene valutata da un dermatologo in base ai sintomi del paziente e alla localizzazione e distribuzione delle chiazze e il trattamento si distingue in base alla sua gravità.
In particolare il trattamento delle forme lievi di psoriasi prevede che le zone affette vengano trattate localmente con farmaci topici che si applicano direttamente sulla cute, come: creme emollienti e antinfiammatorie, gel o pomate, generalmente a base di cortisone. In alternativa, per il trattamento di zone localizzate, è possibile ricorrere alla fototerapia, che agisce mediante raggi luminosi, come il laser ad eccimeri, il quale agisce velocemente con rapidità tramite l’emissione di raggi UVB. Oltre ad essere un metodo rapido è anche indolore e in grado di portare a una regressione delle lesioni già dopo poche sedute.
Mentre, per la cura delle forme più gravi, che costituiscono circa il 10% dei casi, si predilige la terapia sistemica, ovvero l’assunzione di farmaci per via orale o iniezione.
In entrambi i casi, si tratta di terapie efficaci che presentano però una serie di limiti: per esempio per quanto riguarda i farmaci topici, in alcuni casi, occorre aspettare un periodo di tempo affinché il farmaco faccia effetto, che può essere anche di sei mesi. Mentre per i cortisonici è necessario fornire molta attenzione per le dosi e per la durata del ciclo di terapia (che dev’essere breve) in quanto un abuso di queste sostanze comporterebbe gravi effetti collaterali.
Infine, una novità sostanziale è dovuta alla recente introduzione dei farmaci biologici, che hanno rivoluzionato il trattamento della psoriasi, migliorando la vita dei pazienti affetti da questo disturbo.
Si tratta di farmaci molto efficaci per le forme di psoriasi più severe poiché in grado di agire selettivamente, andando a inibire l’azione di alcune molecole che inducono la proliferazione delle cellule, generando di conseguenza il forte senso di prurito.
Come spiega il Dott. Santo Raffaele Mercuri, primario di Dermatologia dell’ IRCCS Ospedale San Raffaele, questa farmaci, una volta iniettati, raggiungono selettivamente le cellule infiammatorie della pelle e bloccano i meccanismi alla base della malattia, mostrando i primi benefici già in seguito ad una sola seduta.
Adesso che conosciamo i metodi utilizzati per curare la psoriasi, vediamo lo studio condotto dal Dipartimento di Scienze della Salute che, scoprendo l’origine della malattia, ha comportato un’ulteriore evoluzione.
Il nuovo studio sulle cause della psoriasi e la scoperta
Grazie allo studio del Dipartimento di Scienze della Salute, dal titolo, “miRNA-203b-3p induces acute and chronic pruritus via 5-HTR2B and TRPV4” è stata scoperta l’origine del disturbo cutaneo. Lo studio, pubblicato dalla rivista Journal of Investigative Dermatology nel mese di agosto 2022, mostra infatti che a provocare la sensazione di prurito è una piccola molecola di Rna che, prodotta in eccesso dalla cute malata, attiva la proteina TRPV4 (appartenente alla stessa famiglia del più noto TRPV1) responsabile della sensazione di prurito”.
In sintesi, questa ricerca dimostra che è il miR-203b-3p, una sostanza presente nella pelle umana affetta da psoriasi, che, iniettata sottocute nei topi, provoca una sensazione di prurito prolungata per giorni. Infatti, la ricerca mostra che questa sostanza miR-203b-3p attiva la proteina TRPV4, la quale, a sua volta, induce un senso di prurito attraverso i recettori 5-HT.
Per comprendere la sequenza specifica del miR-203b-3p, il team di ricercatori ha generato sei mutanti di questa sostanza (da m1 a m6), e li ha poi iniettati nei topi per via sottocutanea, con la volontà di capire il livello di prurito che questa molecola avrebbe comportato. Per portare avanti la ricerca è stato utilizzato un modello murino di psoriasi, indotto dall’applicazione topica di una crema contenente IMQ per sei giorni consecutivi. I segni clinici della psoriasi misurati con il punteggio PASI (cioè presenza di eritema e squame e aumento dello spessore della pelle) sono stati osservati nei topi trattati con IMQ e l’esame istologico ha confermato che i topi hanno mostrato un aumento dello spessore epidermico in funzione del tempo. Infatti, dal secondo giorno dopo il trattamento, i topi hanno sviluppato una forte sensazione di prurito che si è manifestata fino al settimo giorno, fornendo così la prova scientifica della correlazione miR-203b-3p e prurito.
Le conseguenze dello studio: il rimedio
Questa analisi è stata di fondamentale importanza per comprendere il rimedio possibile alla malattia cutanea che genera così tanto fastidio quotidianamente.
Infatti lo studio evidenzia che i miRNA sono bersagli terapeutici farmacologici, ovvero sono gli elementi sui quali il farmaco dovrà intervenire per risolvere la psoriasi. Questa importante scoperta ha permesso al team di ricerca di attuare un ulteriore passo in avanti e introdurre la possibilità di una nuova soluzione per risolvere il disturbo cutaneo e il conseguente fastidio. Nel dettaglio, mediante l’utilizzo di vettori virali basati su una tecnologia simile ai vaccini per il COVID -19, gli studiosi sono riusciti a disattivare il canale TRPV4 dai neuroni responsabili del prurito, riducendo così la sensazione.
Infine, i farmacologi De Logu e Nassini concludono affermando che i futuri farmaci biotecnologici diretti contro specifici bersagli endogeni permetteranno lo sviluppo di terapie mirate in grado di attenuare i sintomi con un ridotto rischio di effetti indesiderati.
Per concludere
Giunti alla conclusione di questo viaggio alla scoperta dell’origine della psoriasi, cerchiamo di ripercorrere gli elementi salienti del testo.
La psoriasi è una malattia infiammatoria cutanea che si presenta sotto forma di chiazze rosse con squame biancastre e provoca una forte sensazione di prurito che impedisce di trascorrere tranquillamente la vita quotidiana.
Gli studi che si sono susseguiti hanno individuato le possibili cause e i possibili rimedi, tra cui creme e pomate, in casi deboli, o assunzione di farmaci nei casi più gravi. Ma la vera svolta è aver scoperto l’origine del disturbo cutaneo nella sostanza miR-203b-3p, poiché grazie a questa scoperta si riuscirà a creare una terapia mirata in grado di attenuare i sintomi della malattia con un rischio irrisorio di effetti collaterali.