Smartphone, il mostro dietro lo schermo

La dipendenza da smartphone non deve essere sottovalutata: ecco come si manifesta e cosa fare per uscirne

Gli smartphone fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, ed è una parte significativa. Social media, mail, foto, musica, news: essere connessi non è mai stato così semplice come in questa epoca che stiamo vivendo, e il grande merito, se così possiamo chiamarlo, è di un rettangolino nero, apparentemente così innocuo e silenzioso. Lo smartphone, appunto; ma, come recita un vecchio proverbio, non è tutto oro ciò che luccica. C’è un iceberg, infatti, che si nasconde dietro la comodità, l’immediatezza e la semplicità di questi dispositivi elettronici, un iceberg che ha le forme di una vera e propria dipendenza.

Sono dipendente dallo smartphone?

Pensa a tutte quelle che volte che non sai cosa fare, che sei in fila dal dentista, che aspetti l’ascensore, che sei in fila in macchina, che prendi un caffè al bar, che parte la pubblicità alla tv mentre guardi il tuo show preferito, prima di andare a letto, a tutte le volte che hai un ‘’buco’’ di dieci minuti: la mano finisce sempre nella tasca, nella borsa, prende lo smartphone, lo sblocca. Un controllo a Instagram, a Facebook, a WhatsApp, alle ultime notizie: uno scrolling automatico, passivo e disinteressato; eppure così arduo da interrompere (naturalmente se sei in macchina è consigliabile non prenderlo mai in mano). E non solo. Questa persistente situazione ha avuto un brusco aumento da quando il Covid 19 ha invaso le nostre vite, la nostra quotidianità, i nostri rapporti sociali: chiusi in casa, distanziati. Gli smartphone sono stati il collegamento virtuale tra le persone; collegamento che alla lunga ha finito per acuire una situazione già di per sé non facile, perché abbracciarsi, vedersi, guardarsi negli occhi, sono gesti impossibile da riprodurre per qualsiasi device tecnologico.

I sintomi della dipendenza da smartphone

Come ogni patologia che si rispetti, la dipendenza da smartphone ha dei sintomi psicofisici precisi. Aumento di ansia, tendenza a isolarsi, a preferire le chat all’interazione personale, aumento dello stress, tendenza al controllo complusivo-ossessivo dei social media, senso di ansia quando la batteria sta per finire o quando ci scordiamo il dispositivo a casa; e ancora: disturbo del sonno , addormentarsi con il telefono in mano, controllare le notifiche appena alzati. Nei casi gravi si parla anche di vertigine, tremore e depressione. Questa nuova, emergente forma di dipendenza ha spinto, e sta spingendo, diversi scienziati e medici a prodigarsi in ricerche e test per capire cosa scatti nel cervello a livello chimico. Un recente studio sudcoreano, ad esempio, ha dimostrato come l’uso eccessivo degli smartphone provochi uno squilibrio nei rapporti tra neurotrasmettitori, le molecole che veicolano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso, rendendo tale interazione lenta. Tutto ciò non fa altro che provocare, appunto, ansia e stato di malessere. 

La questione, purtroppo, non riguarda soltanto adolescenti e adulti, ma sta coinvolgendo anche i più piccoli. Secondo un recente studio effettuato in India, i bambini che passano ore con i dispositivi elettronici, specialmente dopo la pandemia, sviluppano aggressività, ansia e in alcuni casi depressione.

Come uscire dalla dipendenza da smartphone

Va detto che questa nuova patologia è, appunto, nuova; quindi le soluzione al problema sono tutte in divenire.

Un primo aiuto su come uscirne lo offre proprio la seconda parte dello studio sudcoreano prima esposto: la psicoterapia cognitivo-comportamentale, che riesce a normalizzare lo squilibrio tra i neuroni. Un’altra soluzione è la mindfulness, che porta ad avere coscienza di ciò che facciamo in quel preciso attimo presente, molto usata per contrastare le dipendenze in generale; la maggior parte di noi usa e controlla il telefono in maniera automatica, senza nemmeno rendersene conto. Avere consapevolezza di ciò che facciamo sicuramente ci può aiutare a regolare questi gesti automatici e, alla fine, nocivi.

Poi ci sono una serie di semplici “trucchi’” che possono venirci incontro. Disattivare le notifiche, ad esempio, soprattutto quelle dei social media. Spegnere il telefono almeno un’ora prima di coricarsi; scaricare app che consentano di misurare il tempo di utilizzo effettivo, così da rendersi conto quanto tempo sprechiamo; il che porta direttamente a pensare come utilizzare il nostro tempo e le nostre energie.

Ricordiamoci sempre che l’essere umano, come scriveva il filosofo greco Aristotele, è un animale sociale. Ha bisogno di interazioni in carne ossa, di uscire, di prendere la vitamina D del sole, di ridere e scherzare, di guardare ed essere guardato negli occhi.