Elettrocardiogramma: cos’è e come funziona
L'elettrocardiogramma è un esame diagnostico piuttosto diffuso, ecco le principali informazioni per capire cos’è, quando e perché sottoporsi a ECG
L’elettrocardiogramma, conosciuto anche come ECG, è un esame diagnostico che registra in modo grafico l’attività del cuore, il ritmo e l’attività elettrica del ciclo cardiaco.
Solitamente l’elettrocardiogramma viene fatto durante una visita cardiologica quando il paziente ha sintomi specifici come dolore toracico, dispnea (cioè una respirazione faticosa), sincope (o svenimento), palpitazioni e qualsiasi altro sintomo legato a debolezza, giramenti di testa e riduzione della forza.
Cos’è l’elettrocardiogramma?
L’elettrocardiogramma o ECG è un test diagnostico, in cui viene registrato e riportato graficamente il ritmo, l’attività elettrica del cuore e le variazioni che si hanno durante le sistole (cioè le contrazioni del cuore) e le diastole (ovvero il rilasciamento del muscolo cardiaco) degli atri e dei ventricoli che pompano il sangue.
Storia dell’elettrocardiogramma
Il fisico italiano Carlo Matteucci iniziò i suoi studi di elettrofisiologia all’Università di Pisa già nel 1836, ma è solo nel 1903 che la scienza compì un grosso passo in avanti grazie a Willem Einthoven, che costruì il galvanometro, uno strumento molto preciso che traduce in corrente elettrica un momento magnetico. Einthoven assegnò le lettere “P, Q, R, S, T” alle varie onde e grazie a questo apparecchio potè descrivere diversi tracciati elettrocardiografici e le conseguenti malattie cardiovascolari. Per questo, nel 1924, gli fu conferito il Premio Nobel per la medicina.
Quando fare l’elettrocardiogramma?
Inserito anche come esame di routine o di controllo, solitamente l’elettrocardiogramma viene fatto fare ai soggetti che praticano attività fisica o quando si sospetta di un disturbo del ritmo cardiaco (battiti irregolari, come palpitazioni, tachicardie, sincopi). È fondamentale fare un elettrocardiogramma quando si ha:
- Aritmie
L’aritmia cardiaca è l’alterazione del ritmo cardiaco normale, detto anche ritmo sinusale, che solitamente è compreso tra i 60 e i 100 battiti al minuto in un adulto - Ischemia o infarto del miocardio (o attacco di cuore)
Il restringimento progressivo o l’occlusione delle arterie coronarie fa sì che quest’ultime non siano capaci di apportare il sangue e l’ossigeno al cuore. Questo dà origine all’ischemia, all’attacco di cuore (o infarto del miocardio) o anche a malattie delle coronarie - Angina Pectoris
L’Angina Pectoris, detta anche angina da sforzo, è una malattia che si presenta con dolore toracico improvviso, acuto e passeggero. Tale dolore è causato da uno scarso afflusso del sangue che porta a una mancanza di ossigeno al cuore (ischemia) - Alterazioni strutturali delle cavità cardiache
In questi casi, le pareti di atri e ventricoli possono ispessirsi o assottigliarsi: la cardiomiopatia ipertrofica, l’ipertrofia ventricolare sinistra, il cuore ingrossato, le valvulopatie cardiache sono tutte patologie che possono portare a variazioni delle cavità cardiache - Aver avuto un attacco di cuore o utilizzo del pacemaker
Quando si ha subito un attacco di cuore, i segni possono rimanere indelebili, sia a livello funzionale sia a livello fisico; è fondamentale tenere sotto controllo periodicamente con l’elettrocardiogramma le condizioni del cuore che ha subito questo forte trauma. Allo stesso modo, anche i soggetti che hanno un pacemaker o dispositivi similari è importante conoscere il corretto funzionamento
Strumentazioni ECG: l’elettrocardiografo
Durante l’elettrocardiogramma viene utilizzato l’elettrocardiografo, uno strumento in grado di fornire al cardiologo, il medico specializzato nella cura del cuore, le risposte necessarie interpretando il tracciato dell’attività cardiaca.
L’elettrocardiografo è formato da un voltmetro registratore e fili elettrici, collegati agli elettrodi. Mediante gli elettrodi, l’apparecchio è collegato al paziente. Il voltmetro registratore, cioè il corpo dell’elettrocardiografo, può avere più dimensioni (piccoli se portatili o grandi); i cavi sono necessari per trasmettere il segnale elettrico del cuore, e anche in questo caso ci sono di più dimensioni. Infine gli elettrodi, di più forme e dimensioni, da applicare su determinate zone del corpo, utili per poter cogliere l’impulso elettrico del cuore.
Procedura e lettura dell’elettrocardiogramma
Gli elettrodi dell’elettrocardiogramma vengono posizionati su braccia, gambe e torace attraverso delle piccole ventose: loro registrano le variazioni del cuore su video o carta. Ciò che viene visualizzato si chiama tracciato. Cosa vediamo sul tracciato? Il grafico, fatto da “onde”, cioè da linee, riportano l’attività del cuore: a seconda di come appaiono sul tracciato, la distanza tra un’onda e l’altra, il cardiologo legge come si muove il cuore e il suo ritmo.
È fondamentale che sia il medico specialista a interpretare il tracciato, ma attraverso alcuni accorgimenti, anche chi non è esperto, può avere un’idea generale:
- Onda P
L’onda P rappresenta lo stato di depolarizzazione degli atri. È un’onda di piccole dimensioni, che varia tra i 60 e i 120 ms (da 1,5 a 3 mm) e l’ampiezza (o altezza) deve essere uguale o inferiore ai 0,25 mV (2,5 mm) - Tratto PQ o Intervallo PR
Subito dopo l’Onda P si registra l’intervallo PR o tratto PQ: è quel tratto piano, privo di onde. È il tempo che passa dall’attivazione degli atri all’attivazione dei ventricoli - Complesso QRS
Le onde Q, R ed S sono tre onde che si susseguono e corrispondono alla depolarizzazione dei ventricoli, cioè la contrazione dei ventricoli. L’onda Q è un’onda negativa, è breve e va verso il basso e corrisponde alla depolarizzazione del setto interventricolare; l’onda R è un picco positivo, va verso l’alto e corrisponde alla depolarizzazione della parte apicale dei ventricoli; l’onda S è un’altra onda negativa, sempre di piccole dimensioni, come la Q, ma corrisponde alla depolarizzazione delle regioni basale e posteriore del ventricolo sinistro. La durata del complesso QRS deve essere compresa tra i 60 e i 90 ms - Tratto ST
È il periodo in cui le cellule ventricolari sono depolarizzate, cioè il periodo in cui i ventricoli si contraggono e poi rilasciano e tornano a riposo. In questo momento è possibile vedere eventuali problemi ischemici - Onda T
Solitamente molto piccola e non sempre identificabile, l’onda T è la ripolarizzazione dei ventricoli, cioè il momento in cui i ventricoli terminano la loro fase di attivazione - Intervallo QT
L’intervallo QT rappresenta la sistole elettrica: è il tempo della depolarizzazione e bipolarizzazione del ventricolo. Generalmente si mantiene tra i 350ms e i 440 ms - Onda U
Non sempre visibile in un tracciato perché di piccole dimensioni, l’onda U è la bipolarizzazione dei muscoli papillari
La frequenza cardiaca regolare si trova misurando l’intervallo tra due complessi QRS.
Mentre l’intervallo R-R corrisponde a un ciclo cardiaco. L’intervallo R-R è quello che si registra tra due complessi PQRST (cioè le onde P, Q, R, S e T).
Tipologie di elettrocardiogramma
L’elettrocardiogramma a riposo
L’elettrocardiogramma a riposo dura pochi minuti, durante la visita cardiologica, e ha come obiettivo quello di scoprire eventuali malattie del cuore. Si identifica la frequenza cardiaca e le sue regolarità (o irregolarità), ingrandimenti di tutto il cuore o solo di alcune parti, una eventuale sofferenza ischemica, i livelli di sostanze fondamentali nel sangue (che arrivano al cuore), capire le motivazioni di palpitazioni o tachicardie diffuse.
L’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter
L’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter è un test che monitora l’attività elettrica del cuore in 24 ore, non invasivo e indolore. Analizza circa 100mila battiti così da avere una visione completa dell’attività elettrica del cuore nel corso della vita quotidiana del paziente e delle sue attività. Viene fatto soprattutto dopo un infarto, un evento ischemico o nel momento in cui compaiono disturbi del ritmo cardiaco.
L’elettrocardiogramma da sforzo
L’elettrocardiogramma da sforzo o test ergometro è un elettrocardiogramma svolto durante uno sforzo fisico (pedalare su una bicicletta, camminare e/o correre sul Treadmill, cioè la pedana mobile). Al paziente vengono attaccati gli elettrodi sul petto, così da monitorare i battiti, la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa sul monitor.
Viene fatto quando ci sono casi di aritmie, sospetti di cardiopatia ischemica o per confermare l’efficacia di una terapia in corso.
Controindicazioni dell’elettrocardiogramma
L’elettrocardiogramma è un esame non invasivo e non provoca nessun dolore se non un eventuale arrossamento e/o gonfiore cutaneo nel momento della rimozione degli elettrodi (causa pelle sensibile).
Se dovessero verificarsi complicanze cardiache durante l’elettrocardiogramma sotto sforzo è solo per l’esercizio fisico e non per lo strumento, l’elettrocardiografo, che quindi risulta sempre sicuro e privo di effetti collaterali.
Tuttavia, i portatori di pacemaker sono tenuti a comunicare di avere un pacemaker prima di ogni esame diagnostico elettromagnetico e prima di ogni trattamento radioterapico.
Quanto costa l’elettrocardiogramma
L’elettrocardiogramma può essere fatto in uno studio privato oppure attraverso il ticket sanitario. In quest’ultimo caso, ci si riferisce alla quota di compartecipazione che ogni cittadino paga per supportare la spesa pubblica per sottoporsi a visite ed esami specialistici. L’ECG è una di quelle visite che costa circa 25€ per la prima visita e circa 20€ per la visita di controllo, mentre il prezzo medio per un elettrocardiogramma in uno studio privato si aggira attorno ai 45€.
Dove fare l’elettrocardiogramma
L’elettrocardiogramma può essere fatto in qualsiasi clinica o nei vari ambulatori medici nel momento in cui si richiede una visita cardiologica, che può essere prenotata mediante prestazioni private o prestazioni S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale). Da pochi anni, anche alcune farmacie offrono questo servizio, effettuando l’elettrocardiogramma in qualsiasi momento.