Anoressia nervosa tra gli adolescenti: cosa fare
I primi a soffrire di anoressia nervosa sono gli adolescenti. Si tratta di un problema che ogni anno provoca tante vittime. Com’è possibile risolvere questo disagio? È possibile accorgersi del problema?
Cosa significa soffrire di anoressia nervosa? E perché questo disturbo è così tanto diffuso tra gli adolescenti?
Si sa, l’adolescenza è un periodo di passaggio irto di difficoltà e di ripensamenti. Se ci pensate, è il momento in cui la nostra identità si sta formando: siamo ancora bambini ma iniziamo ad affacciarci al mondo degli adulti. I cambiamenti non avvengono soltanto nella nostra testa, ma soprattutto sul corpo: un corpo che cambia e assume forme in cui non tutti si riconoscono. È infatti qui che iniziano a farsi largo i primi disturbi alimentari.
Gli adolescenti soffrono di anoressia perché, laddove non riescono ad avere controllo sui cambiamenti a loro interni ed esterni, cercano di avere un minimo di controllo sul proprio corpo e, soprattutto, sul cibo. Il rapporto poco sano che si crea con l’alimentazione genera una serie di problematiche che vanno sotto il nome di disturbi alimentari. Tra di essi l’anoressia gioca un ruolo molto importante.
Ma che cos’è l’anoressia nervosa? Si tratta di un disturbo del comportamento alimentare che emerge soprattutto nella fase adolescenziale della vita di una persona. Attenzione, però: questo non esclude gli adulti. È una problematica che affligge una larga fetta della popolazione mondiale e che riguarda un’unica, grande preoccupazione, ovvero l’ansia nei confronti del peso corporeo. Questo porta a una distorsione della propria immagine e al rifiuto di ingerire determinate quantità di cibo.
Chi ne soffre perde molto peso, arrivando a soffrire di una serie di problematiche a livello fisico e relazionale: la propria quotidianità viene completamente stravolta proprio perché cambiano le abitudini alimentari e il rapporto che si ha nei confronti del cibo.
Ma perché l’anoressia e gli adolescenti sono così legati?
Anoressia e adolescenza: un problema senza tempo
Purtroppo questo è un dato di fatto: il periodo di reclusione dovuto al Covid-19 ha aumentato le problematiche psicologiche non solo tra gli adulti, ma anche tra gli adolescenti. Depressione e disturbi di ansia sono soltanto alcuni degli strascichi che la pandemia si è portata dietro. Ma sono soprattutto i disturbi del comportamento alimentare ad essere cresciuti enormemente tra gli adolescenti.
Se però da un lato, in passato, questo disturbo passava quasi inosservato, adesso le richieste di aiuto psicologico sono aumentate nella stessa misura con cui sono aumentati anche i disturbi preesistenti. Ragazzi che già soffrivano di anoressia nervosa o Binge Eating (ovvero il disturbo da alimentazione incontrollata) hanno avuto delle ricadute a causa dello stress da pandemia e tuttora faticano a uscirne. Tuttavia è risultato che più del 30% di ragazzi che non ha mai sofferto di disturbi alimentari ha iniziato a soffrire di anoressia nervosa nell’ultimo anno. Cosa è successo?
La didattica a distanza, la lontananza dagli amici, stare chiusi tutto il giorno in casa e soprattutto nello spazio della propria camera, ha contribuito a creare sofferenza e disagio che poi si sono tradotti in disturbi alimentari. Ma non solo. Spesso si tratta di problematiche la cui causa va ricercata nelle radici profonde del proprio passato: alcuni traumi avvenuti all’interno dell’infanzia o all’inizio dell’adolescenza possono minare fortemente la sicurezza del ragazzo su di sé. In altri casi, il bullismo nelle scuole gioca un ruolo molto importante a minare l’autostima dell’adolescente, incrementando ancora di più i dubbi sul proprio corpo.
Ma non si tratta di una novità. I dati parlano di un caso ogni 200 adolescenti, ma andando ancora più nello specifico si va dal 90% nella popolazione femminile tra i 12 e i 18 anni e meno del 10% nella popolazione maschile tra i 14 e i 18 anni.
Come inizia tutto? I sintomi dell’anoressia
Nonostante l’enorme disparità tra adolescenti maschi e femmine, in realtà i sintomi sono gli stessi.
- Rifiuto del cibo e digiuno
- Terrore di ingrassare
- Mancanza di appetito
- Calo di peso
- Scarsa autostima
- Depressione
Si parla sempre di controllo: controllo sul proprio corpo e controllo sul cibo. Tuttavia questo genere di controllo rischia di mettere a repentaglio la saluta psicofisica del ragazzo. Questo appare evidente non solo dalla perdita improvvisa ed eccessiva di peso, ma anche da una serie di altre problematiche, come ad esempio un ciclo mestruale irregolare o assente. I genitori devono prestare molta attenzione quando il proprio figlio inizia a sviluppare un rapporto malsano nei confronti del cibo, ma soprattutto quando inizia a impoverire la propria dieta e quando diventa improvvisamente silenzioso e concentrato mentre mangia.
Cosa si può fare allora?
I primi passi da fare per intervenire: l’anoressia si combatte insieme
Spesso per molti adolescenti l’anoressia non è un problema: è raro che la percepiscano come tale. Al contrario, si sentono padroni di se stessi e questa è una sensazione che li rasserena e dà loro un certo senso di potere. Tuttavia non si rendono spesso conto dell’enorme danno che fanno. Altre volte, invece, l’anoressia è correlata ad altre tipologie di disturbi, come la depressione o l’ansia, e spesso diviene una richiesta di aiuto manifesta da parte dei genitori o dei propri tutori.
Come si può allora intervenire sull’anoressia nervosa?
Prima di tutto, diciamo subito che l’anoressia è una patologia che può e deve essere curata. Si tratta di far intraprendere un percorso psicoterapeutico all’adolescente fornendogli tutto il sostegno, l’appoggio e l’aiuto di cui necessita: l’importante è renderlo consapevole del fatto che non è da solo in questo viaggio e che, anzi, è padrone di se stesso. La famiglia e gli esperti del settore lo sostengono per tutto il percorso.
Di solito, dopo aver intrapreso una serie di sedute con un professionista, l’adolescente viene sottoposto a un ricovero prolungato che va dalle 4 alle 6 settimane per ripristinare il peso e stabilizzare dal punto di vista medico e psichiatrico i pazienti. Ovviamente dipende dalla gravità della situazione: il ricovero non è sempre obbligato, ma è bene consultare uno psicoterapeuta per informarsi sulla terapia migliore da seguire. Di solito all’adolescente vengono fatti una serie di colloqui per comprendere la causa del malessere e soltanto a quel punto può iniziare il lavoro personale. Soltanto nei casi più gravi al paziente vengono affiancate anche altre figure mediche come uno psichiatra, un nutrizionista o un endocrinologo. Dipende molto dalla gravità della situazione e dai bisogno personali dell’adolescente. Ma non viene mai lasciato da solo nel suo percorso: c’è sempre una via di uscita.