Calazio e orzaiolo: cosa sono e come curarli
A quanto pare calazio e orzaiolo non sono la stessa cosa, anche se spesso possono essere confusi
Irritazione, tumefazione della palpebra, edema sono sintomi sgradevoli che possono causare qualche preoccupazione e fastidio, ma nella maggior parte dei casi non c’è da allarmarsi. Sono infatti, insieme a iperemia (cioè arrossamento), dolore, fotofobia (ovvero fastidio dato dalla luce), e sensazione di un corpo estraneo nell’occhio i sintomi più comuni di calazio e orzaiolo, due condizioni che interessano le palpebre. Anche se il modo in cui si presentano è sotto certi aspetti e, soprattutto all’esordio di entrambi, molto simile, calazio e orzaiolo non sono la stessa cosa, pertanto presentano un trattamento e un decorso diversi.
Cos’è e perché viene il calazio?
Se la palpebra inizia a tumefarsi e poi la zona irritata si riduce a un nodulo piccolo e indolente sulla palpebra, probabilmente l’occhio ha un calazio, cioè un’infiammazione della ghiandola di Meibomio, dal nome del medico che l’ha scoperta.
Le ghiandole di Meibomio hanno, fra le altre, la funzione di secernere lo strato più esterno (lipidico) del film lacrimale. Se i canali che emettono il prodotto di queste ghiandole si ostruiscono, si può creare un’infiammazione, che si presenta inizialmente con arrossamento, gonfiore e tumefazione della palpebra. Può evolversi in una cisti che, a differenza dell’orzaiolo, non è dolorosa.
Ma cosa causa l’ostruzione di questi canali e la conseguente infiammazione?
Sicuramente ansia e stress possono essere all’origine di un calazio, ma anche una dieta sbagliata, ricca di cibi processati e grassi (come insaccati, dolciumi e formaggi). Ci sono poi alcune condizioni mediche che possono portare a sviluppare un calazio, come la colite spastica, una patologia del tratto intestinale. Inoltre i soggetti che già presentano blefariti, ovvero infiammazioni acute e croniche del margine libero della palpebra, rosacea o dermatite seborroica, sono più inclini a sviluppare il calazio. Specie nei bambini, nei quali è comune riscontrare questa infiammazione, può essere dovuta anche a problemi visivi che, se non corretti, portano a una contrazione involontaria dei muscoli oculari; sicuramente la minor attenzione che i più piccoli prestano all’igiene delle mani prima di toccarsi la faccia contribuisce all’infiammazione.
Di solito ha un decorso di circa 2-8 settimane, dopodiché scompare spontaneamente.
E invece l’orzaiolo?
Anche l’orzaiolo si manifesta in prima battuta con gonfiore, arrossamento e tumefazione della palpebra, ma di solito dopo qualche giorno si sposta sul margine esterno superiore o inferiore della palpebra, finché non fistolizza, cioè espelle il liquido all’interno. Se è un orzaiolo interno un ulteriore sintomo è l’eventuale comparsa di febbre con brividi.
A differenza del calazio non è causato da un’infiammazione, ma da un’infezione, dovuta nel 90-95% dei casi allo Staphylococcus aureus. Quest’ultimo è un batterio comunissimo, che spesso riesce ad essere “neutralizzato” dal sistema immunitario dell’organismo senza dare luogo a sintomi o malattie. Nel caso dell’orzaiolo l’infezione avviene a livello della ghiandola di Zeiss, una piccola ghiandola sebacea, o della ghiandola di Moll, detta anche ciliare per la sua posizione.
Come per il calazio, l’orzaiolo si sviluppa con più facilità in persone che presentano altre patologie, come diabete, dermatite seborroica, rosacea, un alto livello di lipidi nel sangue o ectoprion cicatriziale (una condizione della palpebra, che è mal posizionata).
Derivando da un batterio, si indovina facilmente la causa principale dell’orzaiolo: tutti quei comportamenti che portano sia adulti che bambini a una scarsa igiene delle mani e del viso. Può infatti manifestarsi per l’utilizzo di asciugamani sporchi e cosmetici scaduti, perché si è andati a letto senza struccarsi e infine a causa di una scarsa igiene nell’uso delle lenti a contatto. Proprio per la sua origine, è abbastanza frequente anche nei bambini, di solito più inclini a giocare senza preoccuparsi di lavarsi le mani prima di toccarsi il viso.
Se l’orzaiolo non si presenta sulla palpebra inferiore o su quella superiore (orzaiolo esterno) con l’aspetto di un piccolo foruncolo, ma è localizzato all’interno della palpebra, si tratta di un orzaiolo interno. Le cause sono le stesse per entrambe le tipologie, ma non il trattamento.
Gli orzaioli esterni di solito migliorano nel giro di un paio di giorni e scompaiono senza bisogno di una cura specifica nel giro di 1-3 settimane.
Come curare calazio e orzaiolo: i metodi naturali
Calazio e orzaiolo sono due condizioni abbastanza comuni e nella maggior parte dei casi del tutto benigne; tendono quindi a scomparire da soli nel giro di qualche settimana. Per alleviare il fastidio dato dall’arrossamento, dal gonfiore e nel caso dell’orzaiolo anche dal dolore, il rimedio più semplice è quello di fare impacchi sull’occhio. Basta anche solo dell’acqua calda, oppure possiamo fare un infuso di tè verde, dalle proprietà astringenti e antiossidanti, o di camomilla, che invece è emolliente e lenitiva. Bisogna però fare attenzione alla temperatura dell’acqua per l’impacco: deve essere calda e non bollente, altrimenti il rischio è quello di irritare ancora di più l’occhio. È consigliato tenere l’impacco (che può essere fatto con una garza) sull’occhio malato per 5-10 minuti e di ripeterlo tre o quattro volte al giorno. Nel caso dell’orzaiolo questo porta spesso a una necrosi suppurativa, ovvero alla fuoriuscita dal foruncolo di pus e quindi alla guarigione.
È anche consigliato evitare di indossare lenti a contatto e make-up per far sì che calazi e orzaioli guariscano più in fretta.
Del tutto da evitare altri metodi fai-da-te, come strizzare il foruncolo che si forma sulla palpebra inferiore o superiore nel caso dell’orzaiolo: si rischia di peggiorare la situazione anziché migliorarla!
Cosa fare se non guariscono
Quando calazio e orzaiolo non rispondono a questo accorgimento “della nonna” o tendono a essere recidivi, è meglio consultare il proprio medico o oculista, così come quando entro qualche giorno non migliorano. La cura che prescriverà sarà una pomata o un collirio con cortisone; per l’orzaiolo e nel caso in cui il calazio sia aggravato da un’infezione vengono di solito prescritte pomate o colliri antibiotici; in alcuni casi l’antibiotico potrà essere per via orale e non topico. Se l’orzaiolo è molto dolorante si consiglia l’utilizzo di analgesici come ibuprofene e paracetamolo.
A volte, se la situazione è più complessa, si rende necessario un intervento chirurgico, come per gli orzaioli interni. Si tratta di un semplice intervento ambulatoriale che consiste nell’asportare la cisti infiammata in anestesia locale (o sedati, nel caso dei bambini); il medico potrà anche operare solo un’incisione per favorire la fuoriuscita del liquido.
Infine, in alternativa all’intervento chirurgico, è stata dimostrata l’efficacia di iniezioni di cortisone direttamente nel calazio o nell’orzaiolo; in caso di recidive possono essere ripetute tre volte a distanza di un mese.
Quando l’insorgere di calazi e orzaioli non è dovuto a condizioni pregresse, come diabete, rosacea, dermatite seborroica o blefarite, il modo migliore per prevenirli è agire sulle cause prendendo alcuni semplici accorgimenti.
Alcuni modo per evitare l’insorgere di queste fastidiose, anche se piccole, cisti sono:
- lavarsi bene le mani prima di toccarsi il viso, soprattutto quando si portano lenti a contatto;
- usare sempre asciugamani personali per evitare contaminazioni;
- non andare a letto senza struccarsi correttamente, meglio se con un prodotto bifasico;
- tenere l’occhio pulito con bastoncini e salviette appositi, soprattutto se si è particolarmente soggetti a questi due disturbi o a blefariti;
- non utilizzare prodotti per il make-up scaduti e assicurarsi che gli oggetti che entrano in contatto con l’occhio (come i pennelli) siano puliti;
- anche una dieta corretta, con pochi grassi e alcool, può aiutare a prevenire l’insorgere di calazi e orzaioli.