Come evitare di arrossire
Ammesso che sia possibile, come si riesce a controllarsi abbastanza da non arrossire?
Cosa succede quando arrossiamo
Non arrossire / Quando ti guardo / Ma ferma il tuo cuore / Che trema per me, cantava Gaber, individuando così uno dei motivi per cui capita a molte persone di diventare rosse.
Fisiologicamente questo è un fenomeno che si verifica per la vasodilatazione dei capillari del viso, data dall’aumento del livello di adrenalina. Condizione, questa, causata da azioni che compiamo, come uno sforzo fisico, ma anche da sentimenti che proviamo, come timidezza, imbarazzo, scarsa autostima. Proprio in relazione a queste ultime motivazioni, più introspettive, il rossore sul viso può essere accompagnato da un aumento del battito cardiaco, una riduzione della salivazione, una sudorazione eccessiva e addirittura la nausea.
In generale arrossire è una reazione involontaria e improvvisa, che può avere molto a che fare con l’ansia (pensiamo a una situazione sociale in cui siamo al centro dell’attenzione o a un esame universitario per il quale abbiamo paura di non essere abbastanza pronti); innesca quelli che in psicologia sono chiamati i meccanismi di attacco e fuga e può creare un circolo vizioso che sfocia nell’evitamento delle stesse interazioni sociali.
Imbarazzo elevato alla seconda
Uno dei problemi più grandi del diventare rosso porpora in viso, e che può spingere una persona a cercare una soluzione affinché non accada, è il circolo vizioso che si può instaurare.
Chi vive il diventare rosso come un problema, spesso è soggetto a questo fenomeno a causa della timidezza o dell’imbarazzo che prova, magari in contesti sociali. Ed è così che subentra l’ansia anticipatoria: ho paura di arrossire perché mi mette in imbarazzo diventare tutto rosso. In poche parole, l’imbarazzo di sentirsi in imbarazzo.
Questa ansia ha un nome ben preciso: si tratta di eritrofobia (dal greco eritro-, rosso, e –fobia, paura); se essere soggetti a rossori legati a situazioni sociali o ansiogene diventa a tal punto problematico, cercare una soluzione è senz’altro doveroso verso se stessi, per arrivare a vivere con più serenità sia il “problema” in sé che le relazioni interpersonali spesso connesse.
C’è un modo per non arrossire?
La buona notizia, per chi soffre di eritrofobia o per chi, senza arrivare alla patologizzazione, si trova in una situazione di disagio nel momento in cui diventa rosso in viso, è che esistono modi per controllare questo fenomeno e soluzioni per evitare che accada.
Sicuramente il consiglio principale è quello di individuare le circostanze in cui si verifica il rossore del viso per comprenderne meglio le cause e le dinamiche. Questo può essere fatto con il supporto di una psicoterapia cognitivo-comportamentale, che permette di scavare a fondo nei motivi introspettivi che alimentano la vergogna e, diventandone consapevoli, risolverli o imparare a gestirli.
Un’altra tecnica, che forse può sembrare un po’ banale, ma funziona, è quella di essere i primi a prendere atto dell’inconveniente e a renderlo palese, evitando così l’eventuale imbarazzo di un interlocutore che rimarca il rossore, accrescendo la problematicità della situazione. In questo caso l’ironia è una buona freccia nella faretra del timido, condannato a volersi sotterrare ogni volta che diventa rosso in viso. Inoltre, così facendo, si rompe il tabù e si “normalizza” il fatto come un fenomeno umano che, semplicemente, può capitare. Un ulteriore consiglio è quello di cambiare discorso dopo essere stati i primi a far notare il rossore del proprio viso, in modo da farlo passare quasi inosservato, come una delle tante cose di cui capita di parlare.
Altri metodi potrebbero essere quelli che inducono un rilassamento nella persona, come le tecniche di respirazione, l’ipnosi o lo yoga. Instaurando una connessione significativa e profonda con la nostra interiorità, predispongono a una maggiore consapevolezza. Magari non risolveranno i problemi legati ai meccanismi che innescano la vergogna, ma possono aiutare ad affrontarla.
Soluzioni naturali e mediche ai rossori
Infine esistono anche metodi naturali, farmacologici o addirittura chirurgici per evitare di diventare rossi come peperoni in determinati contesti. Se il risultato a livello del rossore in sé è buono, perché agiscono sulle sue cause fisiologiche, va detto che non possono modificare le cause psicologiche che concorrono a causarlo.
Per chi preferisce un rimedio naturale, fra le erbe possono dare buoni effetti la vite rossa e il mirtillo, ma anche l’ippocastano e il pungitopo; tutte e quattro, oltre ad essere antiossidanti e antiedemigeni, hanno proprietà antinfiammatorie.
Se invece si preferisce l’utilizzo di un farmaco vero e proprio, è utile il gel all’ibuprofene: come ha dimostrato l’Università Murdoch di Perth, blocca la formazione di prostaglandine (che causano il rossore).
Ma la soluzione senz’altro più estrema è quella della chirurgia: esiste infatti un tipo di operazione, la simpatectomia toracica endoscopica, che va a eliminare delle porzioni del tronco nervoso simpatico. Oltre ad essere un’operazione piuttosto invasiva (viene praticata attraverso un taglio di circa 6 centimetri vicino all’ascella, in anestesia generale), come le altre soluzioni proposte, naturali o farmacologiche, riduce il rossore, ma non risolve alla base il disagio sociale che lo causa.
Il rimedio più sicuro, anche se più faticoso perché comporta un lavoro su noi stessi, è però forse quello di accettare il rossore del viso come una caratteristica tutta umana che, al pari di altre, comunica qualcosa al nostro interlocutore. E benché il messaggio veicolato dal rossore sia esso stesso un problema per chi lo vive, è pur sempre un modo del corpo umano per esprimersi.
Perché fare di tutto per evitarlo?
Quindi perché evitare a tutti i costi di arrossire? Lo stesso Darwin nel suo libro L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (1872), definisce l’arrossire come la più peculiare e anche la più umana di tutte le espressioni emotive e considerarla un male è frutto spesso di una distorsione psicologica per cui, se accade, siamo convinti che gli altri la leggeranno come un aspetto negativo della nostra persona.
Certo, come abbiamo ribadito a più riprese, spesso la volontà di evitarlo in tutti i modi è connessa alle sensazioni negative che questi episodi causano, peggiorando la vergogna, l’imbarazzo o la bassa autostima che ne sono all’origine.
Dagli studi fatti sull’argomento emerge però tutt’altro: arrossire è visto come un segnale di empatia e sincerità. In particolare, secondo uno studio dell’Università di Berkeley in California, sarebbe connesso anche alla generosità. Purtroppo spesso ha a che fare con tabù sociali, e infatti capita con molta meno frequenza nei bambini, lontani da ogni tipo di stigma.
Possiamo concludere citando come il rossore sulle guance sia stato anche storicamente considerato un sinonimo di bellezza, soprattutto femminile. Basti pensare alle Madonne medievali o ai ritratti rinascimentali; in questi casi il rossore, inteso anche solo in senso estetico, testimoniava la buona salute e la modestia dei soggetti. Un fenomeno così affascinante che l’artista italiana Michela De Mattei ci ha incentrato una mostra alla Belmacz Gallery di Londra fra febbraio e marzo 2019. E parte di questo fascino è dovuto anche al fatto che in nessun altro mammifero si verifica un fenomeno simile: per quanto esistano comportamenti e reazioni fisiche che possono essere comparate, nessuno, tranne l’essere umano, possiede le caratteristiche organiche per arrossire.