Perché si arrossisce?

Il meccanismo all’origine del rossore spiegato facile.

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    La più peculiare e la più umana delle espressioni emotive”. Così Darwin interpreta il rossore: come una reazione spontanea che ci distingue dagli animali. Ma perché arrossire ci mette a disagio? E come mai, più cerchiamo di non arrossire, più arrossiamo? Non possiamo evitare che il sangue affluisca al viso, così come non possiamo comandare al cuore di smettere di pompare sangue.

    I trigger che scatenano il rossore

    Riguardo al rossore, in psicologia si parla di ‘attacco o fuga’. Per gli esperti, in poche parole, diventare rossi in viso svela l’intento inconscio di difendersi e di evitare una situazione di confronto. Chiunque può arrossire in certe situazioni, ma, secondo l’American Psychiatric Association, questa reazione è più riscontrabile nelle donne, generalmente dotate di una spiccata emotività e di una minor autostima (aspetti che possono sfociare nella ‘sindrome dell’impostore’).

    Non si arrossisce soltanto per vergogna: i trigger di questa reazione psicofisica sono vari e i più comuni possono essere così elencati:

    • Vergogna, imbarazzo, timidezza (sentirsi al centro dell’attenzione; ricevere un complimento inaspettato; fare un discorso in pubblico; ricordare una situazione che ci ha messo in imbarazzo; tossire fra tante persone in tempi di Covid)
    • Rabbia (vivere un momento di irascibilità; essere in uno stato di collera)
    • Mortificazione, autocoscienza (essere colti in flagrante a fare qualcosa che non si dovrebbe fare; essere sbugiardati di fronte ad altri)
    • Interesse, infatuazione (essere interessati a qualcosa o a qualcuno e volerlo nascondere; essere di fronte alla persona che ci piace o anche solo pensarla)

    D’altra parte, è evidente che non sempre si arrossisce quando si provano queste emozioni o quando ci si trova in queste situazioni.

    Un discorso a parte lo meritano i rossori che hanno origine dermatologica o quelli dettati da abuso di alcolici, eccitazione sessuale, sforzi prolungati nel tempo, clima freddo ed eccessiva esposizione al sole senza una crema con SPF.

    Spiegazione del meccanismo

    C’è chi arrossisce solo sulle guance, chi sul volto intero, chi anche sulle orecchie e sul collo. Il meccanismo fisiologico alla base di questa reazione, tuttavia, è per tutti lo stesso. Dopo le emozioni e le sensazioni, la maggiore responsabile del rossore è l’adrenalina, l’ormone che, oltre ad aumentare il battito cardiaco e la frequenza respiratoria, attiva il sistema simpatico, provocando (insieme al sistema neurovegetativo) la dilatazione dei vasi sanguigni per trasferire più ossigeno ed energia dove necessario. Nello specifico, proprio sul viso. Ecco perché le guance si colorano di rosa acceso con una vampata di calore. L’aumento della temperatura corporea, in contemporanea, determina l’aumento della sudorazione. E più ci preoccupiamo del fatto di arrossire, più prolunghiamo l’azione vasodilatatrice dell’adrenalina, innescando un circolo vizioso che ci porta a perdere il controllo del nostro corpo.

    Riguardo ai processi neurologici che regolano il meccanismo, la ricerca sta ancora cercando di indagare nell’area cerebrale per avere risposte più certe. Alcune pubblicazioni scientifiche svelano importanti intuizioni sui neurocircuiti che probabilmente scatenano il rossore. Fattori di stress sociale o emotivo possono attivare termogenesi e vasodilatazione al tempo stesso: ovvero, l’aumento della temperatura corporea è accompagnato dall’incremento del flusso sanguigno sul viso.

    Perché arrossiamo?

    I punti interrogativi

    Il rossore di solito è associato a sentimenti di ansia sociale e imbarazzo. Per questo i ricercatori si chiedono se i neuroni responsabili dell’aumento di temperatura siano gli stessi che influiscono sul comportamento. Resta da capire, infatti, se questi neuroni sono anche coinvolti nella regolazione degli stati d’ansia. Se così fosse, potremmo comprendere in modo più trasparente i meccanismi cerebrali al centro delle relazioni sociali e riuscire a trattare l’ansia sociale e i disturbi affini in modo più efficace.

    Eritrofobia: arrossire per paura di arrossire

    Chi arrossisce molto e molto spesso può vivere questa manifestazione emotiva come un vero ostacolo al regolare andamento delle relazioni interpersonali. In questi casi il rossore potrebbe essere sintomo di una fobia morbosa da non trascurare. Le persone che soffrono d’ansia sociale temono e tendono a evitare le situazioni in cui si sentono sottoposte a giudizio o rischiano un confronto. Cercano di scansare le circostanze in cui potrebbero arrossire e, quando ci si trovano, arrossiscono proprio per paura di arrossire, fomentando il fenomeno psicologico chiamato eritrofobia.

    Terapia cognitivo-comportamentale

    Una via di fuga esiste? Può darsi. L’arrossire patologico, così come il disturbo d’ansia sociale, può essere trattato con la terapia cognitivo-comportamentale (o CBT). Con la guida di uno psicoterapeuta in presenza, o di una consulenza psicologica a distanza, è possibile osservare la relazione che esiste fra le preoccupazioni dell’arrossire e il modo in cui ci si comporta quando si ha paura di arrossire, imparando alcune strategie per prevenire tali comportamenti. Lo stesso percorso può essere un toccasana per le persone agorafobiche, caratterizzate dal timore di trovarsi in contesti affollati.

    Questa è l’unica via per agire sull’eritrofobia a lungo termine. Le pillole esistono, ma sono un palliativo con effetti di breve durata. Anche l’intervento chirurgico esiste, ma è estremamente doloroso, rischioso e comporta più effetti collaterali che benefici, come la sudorazione compensatoria disturbante.

    Il rossore come virtù

    Sintomo di debolezza o qualità caratteriale? Inutile negarlo, almeno una volta nella vita arrossire ci è pesato, magari pregiudicando l’esito di un colloquio o gli effetti di una presentazione di lavoro. Ma se provassimo a vedere il rossore da un’altra prospettiva? Provare emozioni quando ci troviamo a contatto con altre persone dimostra che viviamo nel qui e ora, che siamo presenti e che siamo empatici. In ultima istanza, arrossire significa che siamo sinceri, genuini e affidabili: che per gli altri siamo un libro aperto. Se ci sono persone che lo considerano come un nostro punto debole, ce ne sono altre, invece, che apprezzeranno la trasparenza della nostra indole. Ci sono storie d’amore sbocciate proprio in virtù di un rossore loquace più delle parole!

    Alcune dritte

    E se proprio arrossire in determinate occasioni non ci va giù, ci sono alcuni trucchetti comportamentali da mettere in campo per continuare ad affrontare le occasioni sociali senza timore di essere giudicati in negativo (e di arrossire, appunto). Innanzitutto, dobbiamo tenere a mente che il rossore è una condizione passeggera e che, in alcuni casi, può avvertirci su un pericolo imminente. Inoltre, dobbiamo pensare che il rossore può essere letto anche come simbolo di umiltà e trasformarsi in un’arma per indurre il nostro interlocutore ad abbassare la guardia. E soprattutto, il rossore è una reazione fisiologica naturale e del tutto normale: se ci sentiamo in dovere di giustificarla, possiamo commentare in modo sincero dicendo che siamo un po’ nervosi. Tutto qui.

    E non dimentichiamoci che il rossore è un blush naturale 😉

    Fonti

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