Cos’è l’osteopatia? Intervista al Dottor Francesco Bini

Botta e risposta con l’osteopata toscano per fare chiarezza sui metodi e le tecniche di questa professione sanitaria che cura con le mani e manipolazioni

Sul Garzanti Linguistica online si legge: “metodo di cura basato su tecniche di manipolazione ossea e muscolare”. Una definizione chiara e concisa che racchiude l’essenza in poche parole sull’osteopatia.

Ma non è un mistero che sulla tematica osteopatia circoli un’aurea di confusione, legata ai metodi, alla storia e ai rapporti con le altre branche della medicina. Ecco perché abbiamo voluto scambiare quattro chiacchiere con il Dottor Francesco Bini, osteopata toscano, che ha partecipato a programmi televisivi come “Cotto e Mangiato” e rubriche di benessere a telegiornali nazionali come TG4 e Studio Aperto.

Abbiamo chiesto a Francesco come si può definire l’osteopatia, cos’è l’osteopatia: “l’osteopatia è una medicina manuale che parte dal concetto che al sintomo corrisponde una causa. Quindi partendo dal sintomo si arriva alla causa che provoca il dolore e il malessere che sentiamo fisicamente e, trattando la causa manualmente, si riporta il corpo a un riequilibrio manuale, spesso in una sola seduta”.

Sì, per l’osteopata è importante porre le domande giuste, a inizio seduta, e ascoltare gli avvenimenti della vita quotidiana, gli eventi occorsi negli anni, le abitudini e gli atteggiamenti giornalieri; “il ragionamento osteopatico, fatto di domande, attenzione nei dettagli di come il paziente cammina, si muove, sta seduto, fa sì che si possa arrivare alla causa del problema in modo rapido”. La causa (nel gergo “disfunzione primaria”) viene trattata attraverso la manipolazione (mai attraverso i farmaci) ed è proprio qui l’aspetto più particolare, e se vogliamo controverso, dell’osteopatia: l’uso esclusivo delle mani che normalizzano la disfunzione, il problema, così da far tornare l’armonia nel corpo.

Le tecniche utilizzate per trattare le disfunzioni primarie sono varie e variegate, e ognuna richiede un approccio diverso, tenendo presente lo stato fisico e le caratteristiche del paziente. Si parla di tecniche:

  • Strutturale (la più conosciuta): il famoso “scrocchio” delle ossa, che si applica quando la zona non è infiammata
  • Fasciale: movimenti più dolci e lenti che riguardano i muscoli e i tessuti connessi
  • Cranio sacrale: quando il problema riguarda soprattutto la circolazione e le manipolazioni sono ancora più dolci, quasi impercettibili per il paziente

Una volta che l’osteopata ha appurato con il ragionamento osteopatico le cause del dolore, il paziente avvertirà subito dei benefici: “il riequilibrio del corpo e la risoluzione del problema a monte”. Ma in quali campi opera l’osteopata? “Tutti quelli che riguardano il corpo umano tranne le forti ustioni e amputazione”.

Facciamo chiarezza: differenza osteopatia e fisioterapia

“Il fisioterapista lavora per protocolli (il massaggio, gli strumenti elettromedicali, il rinforzo, gli esercizi a casa) e, proprio per questi protocolli, si parla in linea generale di 8-10 sedute.” Il fisioterapista fa interventi di prevenzione, cura e riabilitazione di un’area di motricità, funzioni corticali e viscerali conseguenti a eventi patologici. “L’osteopata, invece, cerca di arrivare alla causa del problema”, ripristinando, attraverso le manipolazioni osteopatiche i processi di guarigione presenti nel corpo, armonizzandolo nuovamente.

Il caso 

Infine, abbiamo chiesto al Dottor Francesco Bini se ha avuto qualche caso particolare: “beh, ce ne sono diversi, ma voglio raccontarvi quello di una mamma di trent’anni. È venuta da me disperata, pervasa dai dolori alla schiena, alla cervicale e con il mal di testa. Ha sempre sofferto di dolori alla schiena, e viene da me dopo la prima gravidanza; il parto, andato a buon fine, è stato complicato e pieno di dolori in quanto ha dovuto affrontare quelli legati al parto, ma anche il suo mal di schiena, che è poi degenerato in cervicale e mal di testa.

Ho iniziato a farle varie domande: non aveva avuto nessun intervento chirurgico e dormiva poco. E poi, di colpo, la chiave: dormiva a pancia sotto. Con la scoliosi, che non sapeva di avere, dormire a pancia sotto aveva amplificato ogni notte il problema.

Sul lettino le ho applicato due tecniche, una inerente al bacino, che ha allentato automaticamente la schiena e una al collo (per la cervicale e il mal di testa). In nemmeno cinque minuti si è alzata sentendosi più leggera e come sprigionata.

Ovviamente, a quel punto, la cosa fondamentale era non tornare le cattive abitudini (come il dormire a pancia in già), quindi ha iniziato a dormire su un fianco con il cuscino tra le ginocchia, per ripristinare l’allineamento dei fianchi, del bacino e della colonna vertebrale e fare qualche esercizio mirato mattina e sera. È tornata per il controllo dopo tre mesi e, per un altro controllo, dopo altri tre mesi. Non ha più avuto mal di schiena.”

 

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