Cos’è l’immunità di gregge? La spiegazione del virologo Pregliasco
Cos’è l’immunità di gregge, quando nasce e come si calcola la sua efficacia? L’abbiamo chiesto al virologo Fabrizio Pregliasco
Quando il 12 marzo 2020 il Primo Ministro inglese Boris Johnson dichiarò che la strategia del governo britannico per affrontare l’emergenza sanitaria del Covid-19 sarebbe stata quella dell’immunità di gregge, in molti si misero le mani nei capelli.
‘Boris Johnson l’ha usata in modo improprio. La sua è un’immunità di comunità’ mi dirà al termine della nostra conversazione Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università statale di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi del capoluogo lombardo, che ho raggiunto telefonicamente. ‘Se lo avessimo lasciato fare’, prosegue, ‘il virus avrebbe forse smesso di circolare o comunque si sarebbe ridimensionato, ma con il risultato di avere anche moltissimi morti e un sistema sanitario in crisi totale.’
L’evolversi dei fatti portò l’eccentrico Boris a rivedere la sua posizione ma quello dell’immunità di gregge resta un tema caldo quando si parla di malattie facilmente trasmissibili e di vaccinazioni.
Ecco perché, con l’aiuto del dottor Pregliasco, abbiamo deciso di fare chiarezza su cos’è l’immunità di gregge, su come nasce il concetto, su come si calcola e se è davvero efficace.
Cos’è l’immunità di gregge
‘Definiamo immunità di gregge quando c’è la vaccinazione disponibile e usiamo questo termine quando parliamo di quote vaccinali.’
L’immunità di gregge esiste, dunque, nella misura in cui è presente un vaccino e quando la maggior parte degli individui lo ha ricevuto. ‘Ad esempio per il morbillo bisogna arrivare al 95% (di copertura, ndr)’, mi spiega Pregliasco, ‘per questo virus potrebbe bastare un 66%-70% di persone immunizzate. Questo non significa che il virus non circoli più ma la probabilità che lo faccia diventa sempre più bassa, spegnendosi o non avendo più una diffusione esponenziale.’ ‘Il concetto è semplice’, chiosa il virologo, ‘se siamo in tanti a essere protetti, la probabilità che qualcuno si infetti diventa sempre più bassa.’
Alla base dell’immunità di gregge c’è un calcolo matematico; prima di parlarne, prendiamo però la macchina del tempo e andiamo a vedere quando è nata questa teoria tanto discussa.
Immunità di gregge: quando nasce?
I primi a parlare di immunità di gregge, senza ancora nominarla, furono quasi sicuramente il medico e naturalista britannico Edward Jenner e il chimico e microbiologo Louis Pasteur. Al primo, in particolare, va il merito di aver introdotto il vaccino contro il vaiolo e di essere stato il padre dell’immunizzazione. Siamo nell’800 e sempre in quel secolo si segnala la presenza di individui immuni, in occasione degli studi condotti sulla diffusione del morbillo a Londra.
Le ricerche più attendibili ci dicono però che fu in occasione della pubblicazione scientifica del 1923, ‘The spread of bacterial infection: the problem of herd immunity’ (herd in inglese sta per mandria, branco, gregge), degli studiosi W.W.C. Topley e G.S Wilson che il termine immunità di gregge fu usato per la prima volta, mentre soltanto nel 1971 si è trovato il modo di calcolarla in maniera matematica.
Ecco come.
Come si calcola l’immunità di gregge?
‘L’immunità di gregge’, mi spiega Pregliasco, ‘è sostanzialmente legata all’R0 che è il numero medio di casi secondari da un caso indice. In ogni virus o batterio questo valore è differente (per il morbillo, ad esempio, è 15) e a seconda di questa caratteristica si calcola la sua trasmissibilità. L’immunità di gregge si calcola con modelli matematici, tenendo conto di questo R0 e altri aspetti riguardanti la durata della malattia, arrivando a ottenere la percentuale di soggetti che causa una riduzione della possibilità di trasmissione.’ Se questa percentuale è superiore all’HIT (herd immunity treshold, cioè la soglia di immunità di gregge), l’epidemia può essere contenuta o addirittura eliminata.
La formula per calcolare l’immunità di gregge a seconda del virus o batterio segue quindi questo ragionamento: maggiore è l’R0 della malattia, più alto sarà l’HIT e quindi il numero di persone che dovranno essere immunizzate tramite vaccino. Se poi vogliamo essere ancora più precisi, considerando che in un dato momento porzioni variabili della popolazione possono essere immuni a una certa malattia, si moltiplica R0 per la frazione di persone ancora suscettibili.
Per parlare di un virus che non si sta diffondendo, infettando un alto numero di persone, il valore dell’R0 deve essere mantenuto sotto la quota di 1; per ottenerlo con l’immunità di gregge serve il vaccino.
In conclusione. La matematica non è un’opinione e l’immunità di gregge funziona nella misura si hanno tutti i dati a disposizione, si fanno bene i calcoli e si ha una cura vaccinale. Nel momento in cui la percentuale minima richiesta (per quello specifico virus o batterio) di popolazione si è vaccinata, il ceppo infettivo si trasmette meno o si estingue.
E il virus è battuto. Yahoo.