Pillola anticoncezionale: gli esami da fare
Ecco gli esami di laboratorio utili che potrebbe prescrivere il vostro medico ginecologo prima di sottoporvi a un trattamento anti-concezionale.
La pillola contraccettiva è considerata da molti storici come il farmaco più rivoluzionario di sempre grazie allo stravolgimento culturale che ha causato durante gli anni 60’ e 70’
I suoi effetti di controllo delle nascite sono dovuti alla sua composizione, capace di influenzare gli equilibri ormonali femminili e ingannare l’organismo inducendolo a credere di stare già attraversando una gravidanza, grazie al blocco dell’ovulazione.
Tuttavia quando parliamo di pillola contraccettiva non si parla di un farmaco univoco ma di diverse tipologie di composti, con delle notevoli potenzialità collaterali, per le quali è necessario sempre sottoporsi a esami preventivi.
Come funziona la pillola anticoncezionale?
Durante il periodo mestruale assistiamo a due picchi di produzione di questi due ormoni rispettivamente:
- Il picco di estrogeni, intorno alla fine della seconda settimana, che determina l’ovulazione.
- Il picco di progesterone, intorno all’inizio della quarta settimana: che ha il compito di modificare le pareti dell’utero e facilitare l’impianto dell’ovulo fecondato.
La produzione di Estrogeno è in realtà regolata dalla secrezione di altri due importanti sostanze ormonali prodotte da una ghiandola presente all’interno del cervello chiamata Ipofisi: i composti FSH e LH raggiungono il loro picco intorno alla fine della seconda settimana e inducono il follicolo a produrre estrogeno che a sua volta provoca la maturazione dell’ovulo.
In generale, tutte le pillole anticoncezionali contengono composti chimici della classe degli ormoni sessuali femminili, nella fattispecie Estrogeni o Progestinici, che una volta liberati nel corpo della donna inducono un blocco della sintesi delle due importanti sostanze ormonali regolatrici del ciclo mestruale: il FSH (ormone follicolo-stimolante) e il LH (ormone Luteinizzante).
Il blocco della sintesi di questi due composti determina il cessare della produzione da parte dell’ovaio di Estrogeno, il principale attore molecolare della maturazione dell’ovulo: questo fenomeno impedisce all’ovulo di completare la sua maturazione, arrestando così il processo di ovulazione che avrebbe permesso alla cellula uovo di entrare nella tuba di Falloppio e incontrare un eventuale spermatozoo di passaggio.
L’arresto del ciclo determina inoltre un’assenza della liberazione massiccia di un altro ormone, il Progesterone: in sua assenza l’utero non può assumere i connotati morfologici adatti all’accoglienza di una gravidanza.
Ricapitolando, le molecole contenute all’interno della pillola contraccettiva bloccano il ciclo mestruale in una situazione precedente all’ovulazione stessa, simulando per certi versi una gravidanza già in atto, e se si è incinte certamente non si può rimanerci nuovamente. Scacco matto corpo umano!
Esami preventivi all’assunzione della pillola
Essendo un insieme di composti di natura ormonale, gli effetti di questo tipo di trattamento possono essere anche sistemici e evocare effetti collaterali anche di notevole entità.
Tra i rischi maggiori si annovera sicuramente quello di sviluppare fenomeni di trombosi con un rischio di 4 volte maggiore al normale, ma comunque inferiore a quello della trombosi in gravidanza.
Prima di iniziare a assumere il contraccettivo orale sicuramente il vostro medico vi imporrà di effettuare i seguenti esami precauzionali:
- Emocromo: è l’esame che permette di avere una panoramica precisa di tutte le cellule del sangue; in questo caso l’elemento da prendere in considerazione maggiormente sono le piastrine proprio a causa del loro ruolo nel meccanismo di formazione dei coaguli. La pillola anticoncezionale aumenta il rischio di trombosi, pertanto è necessario valutare bene la condizione piastrinica della paziente prima di prescrivere il trattamento.
- Trigliceridi,Colesterolo Totale e HDL:f esistono prove scientifiche, di pubblicazioni fatte da importanti istituti biomedici, che i trattamenti anticoncettivi orali possono evocare un aumento dei livelli di lipidi nel sangue sia per quanto riguarda i trigliceridi che il colesterolo; tra i principi attivi più responsabili sembra esserci il Medroxiprogesterone Acetato che diminuisce drasticamente i livelli di HDL, il cosiddetto “colesterolo buono”.
Diversamente da quello che potremmo pensare, è stato osservato che il rischio maggiore di un aumento di trigliceridi associato a trattamento contraccettivo non è l’aterosclerosi, ma la pancreatite.
In generale possiamo dire che le donne che soffrono in partenza di condizioni caratterizzata da elevati livelli di lipidemia dovrebbero intraprendere l’uso di altri metodi anticoncezionali. - Glicemia: alcune evidenze suggeriscono che i principi attivi contenuti nelle pillole contraccettive possono indurre un abbassamento dell’attività dell’insulina e quindi un aumento della glicemia, pertanto è assolutamente necessario che una donna che soffre di diabete ricorra ad altri tipi di strategie anticoncezionali, al fine di non aggravare il suo stato clinico. L’esame glicemico ha il compito di scongiurare un’eventuale diagnosi di diabete.
- Gamma GT ; ALT (GPT); Fosfatasi Alcalina: sono tre enzimi epatici, la cui presenza nel circolo sanguigno può essere la prova di un fegato sofferente. I composti contenuti nelle pillole anticoncezionali sono metabolizzati dal fegato e quindi sovraccaricarlo con dosi notevoli di ormoni da digerire potrebbe non essere un’ottima idea.
- Antitrombina III; Proteina C Anticoagulante: sono due fattori anticoagulanti, che se fossero presenti in valori troppo bassi potrebbero predisporre la paziente al rischio di trombosi, condizione che impone di evitare il trattamento contraccettivo orale.
- Proteina S Libera: La proteina C anticoagulante è normalmente presente nel sangue e serve per prevenire un’eccessiva coagulazione del sangue. Questo test misura la quantità di proteine e ne valuta la funzionalità. La proteina C e la proteina S collaborano al controllo della formazione di coaguli nel sangue. Queste proteine infatti inattivano specifici fattori della coagulazione (fattore V e VIII) necessari alla formazione del coagulo. Di conseguenza rallentano la formazione del coagulo. Nel caso in cui le proteine C ed S non siano in quantità sufficiente o non funzionino in maniera adeguata, i coaguli possono formarsi in maniera incontrollata portando ad un’eccessiva coagulazione.
- PT/INR: Il tempo di protrombina (PT) è la misura del tempo necessario alla formazione di un coagulo, in un campione di sangue. L’INR (International Normalized Ratio) è una modalità di calcolo utilizzata per esprimere il PT in maniera normalizzata, a prescindere dallo strumento e dal reagente utilizzato. Anche questo test serve per valutare eventuali predisposizioni alla formazione di coaguli.
Ogni quanto vanno fatti gli esami?
Al fine di monitorare il proprio stato di salute sessuale, qualsiasi donna dovrebbe avere come buona abitudine quella di sottoporsi almeno una volta l’anno a una visita ginecologica generale, durante la quale sicuramente il medico prescriverà anche nuovi esami inerenti al trattamento anti concezionale al fine di verificare eventuali cambiamenti nei parametri associati e poter valutare la necessità di cambiare il tipo di principio attivo.