Gioco d’azzardo e fake news: una base evolutiva comune

Come mai siamo così attratti dal gioco d’azzardo? E come mai le bufale ci affascinano così tanto? Lo studio dell’evoluzione animale e la psicologia ce lo spiegano.

Ero capitato là, a Montecarlo, per caso. […] Vi seggono, di solito, certi disgraziati, cui la passione del giuoco ha sconvolto il cervello nel modo più singolare: stanno lì a studiare il così detto equilibrio delle probabilità, e meditano seriamente i colpi da tentare, tutta un’architettura di giuoco, consultando appunti su le vicende de’ numeri: vogliono insomma estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle pietre; e son sicurissimi che, oggi o domani, vi riusciranno.” (Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal)

La vicenda dell’“omone di Lugano” che gioca tutto e sempre sul numero 12 mi ha sempre colpito. Gioca per una intera giornata, poco alla volta, tutta la sua fortuna sul suo “re dei numeri”. Ma, è risaputo, i re sono capricciosi. E si fa attendere per tutta la giornata, fino all’ultima puntata quando finalmente si degna di uscire. Quando oramai al nostro omone non sono rimasti che pochi scudi da poter puntare: ben magra vincita. “Ma che gli importava? Il numero 12 gli aveva parlato”.

Ecco: è proprio questo che ci frega. Il “non succede, ma se succede…”

Ed è anche per questo che noi esseri umani tendiamo a essere così inclini al gioco d’azzardo e, anche se può sembrare un argomento completamente avulso da questo, alle storie epiche dei nostri cuggini (nda: la doppia è voluta).

Ma andiamo con ordine: come è possibile che il gioco d’azzardo si sia evoluto nel mondo animale? La teoria dei giochi ci può aiutare in questo.

La teoria dei giochi e le strategie evolutivamente stabili

La teoria dei giochi si occupa in generale delle tecniche matematiche per analizzare situazioni in cui due o più individui prendono decisioni che influenzeranno il proprio e l’altrui benessere. Con il termine gioco qui ci si riferisce a ogni situazione sociale che coinvolge due o più individui: i giocatori. Questa teoria studia le interazioni strategiche tra vari giocatori e si applica in vari campi della scienza: matematica, economia, ingegneria, filosofia, etica, evoluzione… È una scienza nata per spiegare il comportamento economico ma che si integra perfettamente nella teoria dell’evoluzione, tanto che il biologo John Maynard Smith ne fa la base per il suo concetto di Strategia Evolutivamente Stabile (ESS). In più è una ottima interpretazione anche delle dinamiche tra maschi e femmine nell’ambito della selezione sessuale.

Ma come può questa teoria spiegare il gioco d’azzardo e le scommesse?

Partiamo con un esempio: siamo stati rapiti e rinchiusi in una prigione. Per fortuna i nostri rapitori sono magnanimi e ogni giorno, una volta al giorno, ci portano del cibo. Caso vuole che siano anche degli ottimi pizzaioli. Appena buttati nella cella ci chiedono a bruciapelo: “Preferisci mezza pizza ogni giorno o preferisci una situazione variabile e casuale, da un quarto di pizza a 3 pizze?”. Quale sarebbe la scelta migliore?

Ovviamente la risposta è: dipende! Ci basta mezza pizza al giorno? Allora la soluzione è facile: scegliamo la prima opzione. Ma se mezza pizza ci serve solo per farci venire l’acquolina in bocca? Beh allora forse ci converrebbe rischiare: magari oggi mangio molto poco, ma domani potrei rifarmi e mangiare 3 pizze!

Ecco come la teoria dei giochi e delle ricompense può spiegarmi l’evoluzione di un tale comportamento. E ovviamente, come ogni ipotesi, è stata messa al vaglio dei fatti. Caraco e i suoi collaboratori hanno impostato un esperimento offrendo a piccoli uccelli allevati in voliera (gli junchi, Junco phaeonotus) la possibilità di scegliere tra due regimi alimentari: uno a resa variabile e uno a resa fissa. Il regime alimentare variabile offriva da 0 a 6 semi con uguale probabilità di somministrazione, mentre il regime fisso ne dava sempre 3. Inoltre introdussero una seconda variabile (geniale): la temperatura. L’esperimento fu condotto a 1°C e a 19°C. A bassa temperatura 3 semi non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico giornaliero, mentre a 19°C sì. Come previsto dal ragionamento teorico, gli uccelli passavano da un comportamento prudente a 19°C a un comportamento azzardato a 1°C.

Studi simili sono stati ripetuti su tutta una serie di altri animali, con risultati complementari.

Questo ci suggerisce che tendiamo a fare affidamento sull’azzardo soprattutto in quei casi in cui “non abbiamo niente da perdere” (come appunto fa Mattia Pascal).

Ma a tutto questo si aggiunge una componente psicologica di sovrastima della probabilità: ovvero un bias cognitivo inconscio.

“È meglio essere ottimisti e avere torto piuttosto che pessimisti e avere ragione”

Questa frase, attribuita ad Albert Einstein, potrebbe riassumere perfettamente il concetto di “bias cognitivo”.

Per “bias cognitivo” si intende una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso. Questo può spesso portare all’errore nel giudicare la realtà o una situazione.

Nello specifico, noi esseri umani tendiamo a sovrastimare gli eventi particolarmente rari, come vincere alla lotteria o credere che un meteorite possa colpirci proprio in mezzo agli occhi. O, tanto per citare l’attualità, che i vaccini siano pericolosi.

Ovviamente queste dinamiche cognitive sono ben conosciute dall’industria del gioco d’azzardo e, per quanto in modo diverso, dalla “industria di complotti”.

Come siamo indotti a pensare che le vincite alla lotteria siano molto più frequenti di quanto in effetti siano, allo stesso modo tendiamo a sovrastimare le reazioni avverse a vaccini o altri farmaci.  Questo nostro bias è ampiamente prevedibile, e lo è anche perché, molto spesso, tali reazioni sono indotte da fenomeni comunicativi. Alla base della tendenza alla sovrastima c’è, infatti, quella che gli psicologi chiamano “fluidità cognitiva”; il fatto, cioè, che alcuni scenari e immagini mentali che usiamo per valutare la probabilità di un certo accadimento vengono costruiti più facilmente di altri. Quando abbiamo a che fare con immagini vivide, salienti ed emotivamente coinvolgenti, allora sarà molto più facile costruirci uno scenario preciso di quando, invece, stiamo valutando una situazione nuova, astratta e poco coinvolgente sul piano emotivo.

Detta in parole povere: cosa c’è di più emotivamente coinvolgente di un Pinco Pallino qualunque (proprio come noi!) che vince alla lotteria o di un Tal dei Tali che muore di morte sospetta? E sono proprio queste immagini vivide che inconsciamente creiamo nella nostra mente che “guidano” il nostro giudizio verso la sovrastima dei casi estremamente rari.

Ed è proprio a questa nostra sovrastima istintiva che molti fenomeni si attaccano: dal gioco d’azzardo alla tendenza a credere alle bufale. Per non parlare dell’effetto “mio cuggino”. Il rendere reale, attuale e vicina una situazione ce la fa percepire ancora più probabile e imminente. Di cosa parlo? Dell’amico/parente che ci dice “Ma sei scemo?! Ma sai che conosco uno che…” e via con la diceria di turno.

Conclusione

Concludendo, il gioco d’azzardo è perfettamente spiegabile con la teoria dei giochi. Tendiamo ad assumere comportamenti rischiosi (high risk – high rewards) quando la situazione standard, normale, non basta al nostro sostentamento. Siamo in bolletta e quei pochi soldi che abbiamo non bastano a comprare un tozzo di pane? Tanto vale tentare la sorte e cercare di ottenere qualcosa in più, per quanto poco probabile questo evento sia.

A ciò si aggiunge una parte psicologica, un bias di fondo che ci fa sovrastimare la probabilità di eventi molto rari. Aiutati da una eccessiva enfasi nella comunicazione di tali eventi che tende a farci pensare che siano ancora più probabili di quanto non siano in realtà.

Mettiamoci anche il cuggino di turno che ci dice che conosce uno che ha sentito dire che un tale proprio del nostro quartiere ha assistito proprio a quell’evento e, beh, la frittata è fatta.