Slow Living: rallentare per il benessere e il buonumore
Impegni quotidiani, scadenze, ritmi frenetici portano stress, stanchezza e malumori. Se il ritmo di vita rallenta invece, cosa può accadere?
Una delle opinioni più diffuse e delle frasi più sentite è proprio questa: “la vita è breve”. L’uomo, operoso e assetato di vita, pensa e ritiene che siano pochi i decenni da trascorrere su questo pianeta e che pertanto, tutto il tempo che ci è stato concesso (di cui poi non sappiamo realmente la durata) non sia minimamente necessario per portare a termine tutte le attività della vita. Quasi tutti noi sogniamo di avere più tempo (un fine settimana con un giorno in più, una pausa pranzo più lunga, un giorno da dedicare unicamente alle proprie passioni) oppure proviamo la sensazione che le giornate scorrono troppo velocemente, sperando di conseguenza che il tempo si allunghi e che ci dia più tempo di “respirare”. Questo è uno degli argomenti principali del “De Brevitate vita”, nel quale Seneca, già a quei tempi, affermava che la vita non è affatto breve ma che piuttosto è l’uomo a riempirla di svariate attività che non portano ad alcuna gratificazione, vivendone quindi solo una piccola parte della vita “reale”. Questo modo di vivere accentua la percezione di una “vita breve” alimentando anche quel sentimento opprimente e inquietante che è la noia. Per Seneca, così come per gli Antichi Romani, la vita contemplativa, riflessiva, intenzionale e lenta era il tramite per raggiungere la felicità e la sapienza, quindi anche la fama e la stima da parte della società:
“Soli fra tutti, sono gli oziosi quelli che dedicano il tempo alla saggezza, solo essi vivono.”
Sarà quindi questa la chiave per la felicità e per il raggiungimento di un benessere psico-fisico? Cosa si intende, quindi, ai giorni nostri quando parliamo di Slow-living ?
Slow Living e Slow Food: contro la fast life
Negli anni ‘80 in Italia, più precisamente a Bra, in provincia di Cuneo, nasce un’associazione senza scopo di lucro chiamata Arci Gola. Qui Carlo Petrini ha dato il via a Slow Food, un “movimento per la tutela e il diritto al piacere”, in risposta alla follia universale della fast life che era già nascente, grazie al propagarsi a macchia d’olio di innumerevoli fast food che proponevano una concezione di vita molto lontana dalla convivialità e dal piacere della condivisione a tavola tipico delle famiglie italiane. Si partiva dalla tavola per arrivare ad una nuova gastronomia che presupponeva anche una nuova agricoltura, dove il concetto di sostenibilità (ambientale e sociale) è imprescindibile.
“Per dirla tutta: un gastronomo che non ha sensibilità ambientale è uno stupido; ma un ecologista che non ha sensibilità gastronomica è triste nonché incapace di conoscere le culture su cui vuole operare. Meglio l’eco-gastronomia dunque”.
Presto il movimento andò oltre il cibo e si sviluppò così la filosofia dello slow living. Si legge ancora nelle dichiarazioni d’intenti del manifesto Slow Food:
“Contro coloro, e sono i più, che confondono l’efficienza con la frenesia, [a cui] proponiamo il vaccino di un’adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in lento e prolungato godimento”.
Vivere Slow non significa essere improduttivi
La traduzione corretta di Slow Living è quella di vivere lentamente, un concetto che potrebbe essere travisato se si pensa ad una vita condotta con ritmi molto lenti, in cui regna il procrastinare e non esistono responsabilità. Slow living non significa vivere al “rallenty”, bensì prendere coscienza e consapevolezza facendo le cose che si ritengono importanti nei tempi giusti. Questa filosofia di vita non è necessariamente contrapposta ad un’esistenza lavorativa impegnata ma si tratta comunque di un cambiamento che, di fatto, propone una nuova vita. Lo slow living può essere applicato ad ogni aspetto della vita: non solo al lavoro, ma anche allo studio, a come si sfrutta il proprio tempo libero e ai viaggi.
Slow Living: come si pratica e quali sono i benefici?
Chi si approccia allo slow living per la prima volta dovrà avere pazienza. I ritmi quotidiani non potranno essere sconvolti in poco tempo (andrebbe contro la filosofia stessa), ma servirà del tempo prima di diventare consapevoli del proprio tempo e di come utilizzarlo a favore del benessere. Ovviamente non esiste un compendio di regole per arrivare a condurre una vita più lenta e lontana dai ritmi frenetici quotidiani, ma applicando una serie di piccoli consigli si può sicuramente stravolgere un po’ la propria vita, rendendola più vicina alla filosofia dello slow living.
- Ritrova la natura: chi abbraccia la filosofia dello slow living preferisce avvicinarsi alla natura e vivere in pace con questo elemento. Ciò non comporta vivere necessariamente in montagna o in luoghi molto lontani dalla città, ma sicuramente è necessario ritagliarsi del tempo libero per immergersi nella natura;
- No al consumismo: vivere slow significa anche comprare meno, conoscere cosa è essenziale e vivere di questo. Di fronte all’impulso dell’acquisto bisogna sempre chiederci “Ne ho davvero bisogno”? E se la risposta è no, non acquistare. Se invece la risposta è sì occorre optare per prodotti sostenibili, che valorizzino il territorio e che non sfruttino la manodopera delle persone che li hanno prodotti;
- Prendersi cura del proprio tempo: Stop ai pasti in piedi o in corsa verso l’ufficio, stop alla doccia dell’ultimo minuto perché ci si è svegliati tardi. A costo di impostare la sveglia prima la mattina, è necessario riappropriarsi del tempo perduto: fare una doccia con calma, una lunga colazione e andare a lavoro senza stress, magari a piedi se ne abbiamo le possibilità, può stravolgere completamente l’umore;
- Praticare meditazione o mindfulness: la pratica della meditazione e della consapevolezza (mindfulness) sono i capisaldi dello slow living. Praticare tutti i giorni aiuta a focalizzare la nostra attenzione sul “qui e ora”, a vivere il presente e a liberarci di un passato che non possiamo cambiare, dando priorità alle nostre attuali necessità;
- Liberarsi degli oggetti inutili e delle persone negative: un po’ come nel minimalismo, per riavvicinarsi a sé stessi e capire ciò di cui abbiamo bisogno occorre necessariamente liberarsi degli oggetti che non utilizziamo più, per far spazio a ciò che invece è importante e ci serve. Allo stesso modo non serve portare nella propria vita persone che riteniamo tossiche, con le quali abbiamo rapporti conflittuali. Allontanarsi da loro ci farà sentire meglio e potrà aiutarci a capire chi sono i nostri affetti;
I benefici del “vivere lentamente” sono tantissimi e incidono fortemente sulla sfera psicologica. Vita frenetica, incertezze e precarietà, provocavano, già prima del Covid, ansia, depressione e perdita del controllo comportamentale ed emozionale in oltre il 30% della popolazione italiana. Secondo un rapporto BES, diffuso da ISTAT, relativo al 2019, circa il 7% della popolazione sopra i 14 anni soffre di un disturbo ansioso-depressivo. Rallentare e prendersi il tempo giusto per svolgere le attività quotidiane significa volersi bene e rifuggire da stress e ansia.
Meno è meglio: la decrescita salverà il mondo
“Less is more: how Degrowth will save the World” per citare il libro di Jason Hickel, antropologo economico, la cui ricerca si basa sull’economia ecologica e sulla diseguaglianza globale. Sempre più attuale è infatti il concetto di decrescita, poiché, come sostiene Hickel, il vero responsabile dell’economia moderna e del capitalismo è l’imperativo della crescita, divenuto quasi legge intrinseca di questi due aspetti. L’idea di decrescita oggi è essenziale perché ci scuote dallo stordimento in cui siamo finiti, perché il culto della crescita economica è arrivato a rimpiazzare ogni forma di pensiero, sviandoci da domande importanti come “Qual è il fine della nostra vita?” o “ Dove stiamo andando?”.
“Non è soltanto la nostra economia a dover cambiare. Dobbiamo cambiare la nostra visione del mondo e il nostro posto del mondo”.