I vaccini anti Covid-19 immunizzano anche il feto durante una gravidanza?
La placenta come mezzo di trasferimento immunitario tra la madre e l'embrione
La placenta è probabilmente l’unico tipo di barriera che unisce anziché dividere: è l’interfeccia tra il feto e la madre durante tutto lo sviluppo biologico dell’embrione, grazie alla quale vengono non solo veicolate sostanze nutritive ma anche anticorpi in grado di difenderci da un mondo extrauterino brulicante di organismi patogeni.
Anche le immunoglobuline anti-Covid19 generate dai vaccini possono passare la placenta e permettere al feto di nascere all’interno di una devastante pandemia ma essere allo stesso tempo al sicuro grazie alla madre. Approfondiamo insieme la questione.
La vita intrauterina e la placenta
Dopo il processo di fecondazione abbiamo la formazione di una cellula risultato dell’incontro tra lo spermatozoo e la cellula uovo, lo zigote, che dopo numerose divisioni cellulari dà origine a un ammasso di cellule che rappresentano il primo stadio dell’embrione.
Nel momento in cui questo grumo di cellule si addentra nella parete uterina per entrare nel vivo dello sviluppo embrionale, inizia a prendere contatto con i tessuti materni: quest’interfaccia madre-figlio, avrà uno sviluppo abbastanza complesso che segue esattamente gli sviluppi dei tessuti embrionali, per portare alla formazione della barriera placentare.
L’embrione nella sua fase primordiale si chiama Blastocisti e il suo strato più esterno che prende il nome di trofoblasto compone anche lo strato più esterno della placenta.
Durante lo sviluppo, l’interfaccia tra il fronte materno (il tessuto uterino) e quello fetale, si compone di spazi aperti chiamati seni, nei quali si aggettano dal fronte fetale espansioni del trofoblasto seguite da vasi sanguigni, e vasi sanguigni materni dal fronte uterino: in queste aperture senose, la madre perfonde le sue sostanze nutritive che vengono prese dal circolo sanguigno arterioso del feto, mentre il feto da parte sua vi scarica i propri metaboliti.
La struttura microscopica della placenta permette una scelta delle molecole da far arrivare al feto, bloccando quei composti che sono ritenuti pericolosi; alcuni farmaci ad esempio non passano la barriera placentare.
Tra le molecole che riescono a passare la placenta ci sono le immunoglobuline, nome più scientifico dei famosi anticorpi; grazie a questo fenomeno la madre riesce a passare la propria immunità specifica anche al feto di modo che al momento della nascita sia protetto da eventuali infezioni.
Durante la prima settimana di un’infezione vengono prodotte dal sistema immune solamente gli anticorpi IgM, mentre gli IgG vengono lasciati alla fase successiva: la placenta permette il passaggio solamente delle IgG, quindi per quanto riguarda le infezioni che avvengono durante la gravidanza, la loro immunità non può essere passata al feto e necessariamente le malattie infettive incontrate in questa fase possono essere molto pericolose per il proseguo della gestazione.
Il motivo per cui si verifica questo fenomeno va visto da un punto di vista evolutivo: la placenta è un ambiente assolutamente sterile, quindi quando il bambino viene alla luce, impatta con un numero esorbitante di microbi sconosciuti, che provengono sia dall’esterno che dalla cute dell’apparato genitale della madre: in questa tempesta di microbi è verosimile che possa esservi anche qualche organismo patogeno, impossibile da fronteggiare per un corpo così indifeso, per questo la madre, inconsapevolmente, attraverso la placenta, passa una parte della sua immunità acquisita al feto così che possa essere schermato dall’attacco di una parte dei virus, batteri o funghi che popolano l’ambiente extrauterino.
Un ulteriore meccanismo con il quale la madre passa immunità al figlio è durante l’allattamento: infatti nella prima montata lattea che si accumula durante il parto, si concentrano moltissimi anticorpi IgG che il nascituro assumerà durante il primo nutrimento.
Immunità da vaccini e gravidanza: lo studio
In uno studio condotto presso ospedali e importanti Università Statunitensi (Massachusetts General Hospital, Brigham and Women’s Hospital and the Ragon Institute of MGH, MIT and Harvard) è stato osservato che in un gruppo di donne incinte l’immunità generata dalla somministrazione dei vaccini Moderna e Pfizer, può essere trasferita al feto tramite la placenta o l’allattamento.
Nella fattispecie lo studio ha riguardato un campione di 131 donne, di cui 84 incinte, 31 in allattamento e 16 non incinte): tutte le partecipanti hanno ricevuto una vaccinazione con Moderna o Pfizer.
Il titolo anticorpale (la quantità di anticorpi) prodotta dai vaccini è stato il medesimo in tutte e tre i gruppi.
Tramite analisi immunoistologiche è stato possibile osservare la presenza di anticorpi a livello del cordone ombelicale estratto dopo il parto, provando la presenza di anticorpi generati dal vaccino: questo dato permette di dimostrare che l’immunità passa dalla madre al feto grazie agli annessi placentari durante la gravidanza.
Sebbene i vaccini Pfizer e Moderna siano basati sulla stessa tecnologia e differiscono tra loro per poche caratteristiche, la quantità di anticorpi prodotti dalla somministrazione con Moderna sembra essere particolarmente più elevata rispetto al Pfizer.
Questa è una scoperta molto importante, che riprova uno dei cardini molto risaputi dell’immunologia, ossia che l’immunità può passare al feto tramite la placenta, ma molto determinante in questo periodo per convincere la comunità scientifica che è necessario inserire gruppi di donne incinte nella sperimentazione dei vaccini, accettando finalmente la gravidanza come uno status immunologico assolutamente specifico e peculiare.
In Italia
Anche in Italia è stata posta l’attenzione a questo preciso ambito: la notizia è di due bambine, entrambe nate da mamme vaccinate con Pfizer (sono due medici), alle quale è stato analizzato un prelievo di sangue per ricercare eventuali anticorpi anti-covid: la ricerca ha dato esito positivo, infatti entrambe le neonate presentano anticorpi specifici per il coronavirus, verosimilmente di origine vaccinale visto che entrambe le mamme non hanno mai contratto il virus.
In Italia è stato il primo screening su sangue neonatale in cui si isolano anticorpi anti covid.
Ciò che sarebbe auspicabile nel futuro immediato, sarebbe una ricerca volta a sensibilizzare la comunità scientifica (ma anche la la nostra classe dirigente) sulla necessità di trattare le donne in gravidanza come una classe vaccinale abbastanza indipendente e circoscritta, per le quali somministrare, alla luce dei dati illustrati dallo studio statunitense, preferenzialmente il vaccino Moderna piuttosto che gli altri, vista la sua capacità immunogena maggiore sul feto.