Educazione sessuale a scuola: a che punto siamo?

Facciamo un quadro generale sull’educazione sessuale nelle scuole italiane

A che punto siamo con l’educazione sessuale nelle scuole? La risposta, un po’ ironica, ma con un triste velo di realtà potrebbe essere: a un punto morto oppure a un punto preistorico…scegliete pure voi!

L’educazione sessuale non è obbligatoria né alla scuola primaria di primo e secondo grado né alla scuola secondaria, regalando all’Italia il triste primato di essere una delle poche nazioni d’Europa a non averla resa materia obbligatoria (insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania).

Panoramica sul mondo

Se l’Italia è tra i pochi Stati europei in cui l’educazione sessuale non è stata inserita ufficialmente nelle scuole, esistono altre realtà dove, al contrario, è obbligatoria. In Svezia, ad esempio, l’educazione sessuale è integrata nei programmi scolastici dal 1956, partendo già dalle prime classi delle elementari per continuare a parlarne in tutti gli anni della scuola integrandola in vari argomenti, come storia e biologia. Anche in Olanda si parla di sessualità e contraccezione già dalle elementari per proseguire in quasi tutte le scuole medie inferiori e superiori, dove viene affrontata l’educazione sessuale nei corsi di biologia; il Paese ha raggiunto negli anni il tasso più basso in Europa di gravidanza nelle adolescenti.

In Inghilterra e Galles è dal 2009 che l’educazione sessuale è diventata obbligatoria nelle scuole per i ragazzi con più di 15 anni e i genitori non possono decidere di non far seguire le lezioni ai propri figli; questa decisione è stata presa considerando che l’Inghilterra, al contrario dell’Olanda, è una delle nazioni con le percentuali più alte di ragazze-madri d’Europa.

Negli Stati Uniti, in linea di massima, tutti gli studenti ricevono lezioni di educazione sessuale sia nella scuola media inferiore sia in quella superiore; ci sono alcuni Stati che permettono ai singoli distretti scolastici le decisioni, altri che regolano tramite leggi le lezioni di educazione sessuale nelle scuole.

In Giappone è materia obbligatoria a partire dai 10-11 anni, concentrandosi soprattutto sugli aspetti biologici, quindi sulle mestruazioni e l’eiaculazione; anche in Indonesia, Mongolia, Corea del Sud e Sri Lanka ci sono direttive governative per insegnare argomenti sessuali nelle scuole. La Cina ha come educazione sessuale la lettura del capitolo dedicato alla riproduzione; solo nel 2020 sembra ci sia stata un’apertura da parte del governo a inserire lezioni di educazione sessuale obbligatoria.

E in Italia?

L’Italia, come abbiamo già detto, non ha una legge sull’educazione sessuale, quindi spesso i progetti realizzati da genitori e insegnanti per gli studenti sono a carattere quasi “individuale”, che nascono da esigenze/richieste del genitore o del professore che organizzerà incontri per studenti (e spesso anche per genitori) in cui parlare di educazione sessuale (ed educazione affettiva) con il sessuolog*.

Esistono istituti e scuole dove è prevista la figura dello psicolog* al quale lo studente e la studentessa possono rivolgere quesiti e dubbi sulla tematica della sessualità, ma, nonostante questo, mancano una figura di riferimento specifica e un piano di educazione uguale per tutti nel nostro sistema scolastico.

Leggi mancate

I progetti di introduzione dell’educazione sessuale e affettiva in Italia iniziano nel 1975, con la prima proposta di legge e si bloccano nel 2015, con l’ultima, tutte mai approvate. Nonostante la maggior parte degli Stati europei segua le linee previste dall’OMS dell’“educazione sessuale onnicomprensiva”, l’Italia no, rilegando a moduli e progetti l’educazione sessuale.

Chi fa da sé… fa poco!

Mancando la legge e una regola che obbliga questa materia vuol dire che ogni scuola si organizza come vuole: qualche professore realizza con alcuni genitori progetti e incontri con sessuolog*, ma spesso vuol dire anche non preventivare nessun tipo di incontro.

Genitori: responsabili o no?

Parlando con alcuni insegnanti (maestre e professoresse delle scuole della primaria e della secondaria) sembra che una netta chiusura a questa tipologia di educazione nelle scuole arrivi dai genitori, cattolici e non solo. Abbiamo realizzato un sondaggio online anonimo al quale hanno risposto 100 donne e uomini (genitori e futuri genitori, ma anche 20 persone che non lo sono, ma hanno espresso la loro opinione) per capire se davvero sono loro tra i responsabili di questa mancanza educativa nelle scuole. È emerso che il 60% dei genitori ha un/a figlio/a solo/a in un grado di scuola, altre piccole percentuali si suddividono in genitori che hanno figli/e in più fasce di età e quindi in scuole diverse. Per lo più i figli dei genitori che hanno risposto al sondaggio frequentano asilo ed elementari, poi superiori e infine medie.

L’85% conferma che in classe dei/delle figli/e non ci sono programmi di educazione sessuale e relazionale, il 12,5% non lo sa, il 2,5% ha risposto che in questo momento no, ma che il tema è stato affrontato in passato.

Alla domanda se interessati a una materia o un programma di educazione sessuale nelle scuole, il 93% ha risposto di sì, il 6% ha risposto no, mentre l’1% non lo sa; sempre il 93% ha risposto che sarebbe disposto a partecipare a incontri sul tema anche con i genitori, mentre il 7% ha dichiarato di non essere interessato.

Infine, abbiamo chiesto, come dovrebbe essere affrontato l’argomento secondo loro e da quale scuola partire a parlarne: il 90% ha risposto che vorrebbe un’educazione sessuale anche con riferimenti psicologici e sociologici, il 6% solo a carattere “biologico” e informativo sui rischi e il 4% solo a carattere “biologico”, mentre per il grado il 37% a partire fin dalle elementari, il 34% dalle medie, il 23% dall’asilo e il 6% direttamente alle superiori.

E i ragazzi?

Nel 2019 il Laboratorio Adolescenza e Canale Scuola di Corriere.it ha realizzato un sondaggio su un campione di 780 alunni delle scuole superiori di Milano chiedendo loro quale materia avrebbero voluto a scuola come una normale materia e non come argomento sporadico. Il 60% degli studenti intervistati vorrebbe una materia sul rispetto di genere e delle minoranze (indicando minoranze etniche, religiose e LGBTI), mentre al secondo posto viene richiesto l’inserimento dell’educazione sessuale, dal 51% delle femmine e dal 45% dei maschi.

La guida

L’educazione sessuale scelta nella maggior parte degli stati europei è la cosiddetta “educazione sessuale onnicomprensiva” (Cse), all’interno delle iniziative dell’Unfpa, l’Agenzia di salute sessuale e riproduttiva delle Nazioni Unite. L’UNESCO ha stilato una guida, la International Technical Guidance on Sexuality Education, realizzata con UNAIDS, UNPFA, UNICEF; UN Women, WHO: fornisce le conoscenze sulla sessualità, delineando programmi efficaci di educazione sessuale. Questa guida è stata aggiornata negli ultimi anni, in quanto la prima risulta essere del 2009, e nel testo attuale vengono spiegati contenuti e definizioni per quanto riguarda l’educazione sessuale, le relazioni, la violenza e la salute al comportamento sessuale.

Anche l’OMS ha realizzato nel 2010 una guida definendo gli “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa”, che parte addirittura dall’asilo, stimolando il bambino alla curiosità e all’esplorazione del proprio corpo, iniziando un percorso di conoscenza dei desideri e dei limiti, per poi arrivare, secondo vari step, dai 15 anni in su, a informare gli adolescenti sui diritti (compreso l’aborto) e la gestione dei sentimenti e delle relazioni. Questi standard sono stati molto discussi, anche se non sono dei “diktat”, ma solo linee guida per avere un quadro delle varie tematiche eventualmente da affrontare e in che modo.

Dati in Italia

Nel 2013 l’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza ha condotto un’indagine su 1400 giovani di 7 scuole diverse. Cosa è emerso? Il 19% dei ragazz* ha rapporti sessuali prima dei 14 anni e il 73% degli intervistati non conosce le principali malattie sessualmente trasmissibili, tanto che il 33% pensa che la comparsa di queste malattie sia trascurabile.

La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) ha indotto un sondaggio nel 2012 sulla contraccezione in cui si evince che il 42% delle donne under 25 durante il primo rapporto sessuale non utilizza metodi contraccettivi. Il 30% riceve informazioni corrette da ginecologi, medici e insegnanti, mentre il 70% delle donne si informa con amici e sui siti internet, fonti non sempre attendibili.

Nel 2016 skuola.net, in collaborazione con la Società italiana di contraccezione, ha riscontrato che 1 ragazzo su 10 non ha mai usato alcun tipo di contraccettivo durante i rapporti sessuali e il 42% ha avuto almeno una volta un rapporto non protetto. Quindi, forse, l’educazione sessuale nelle scuole potrebbe non solo essere importante, ma anche necessaria…