Enuresi notturna: fino a che età si può considerare normale?
Fino a che età fare la pipì a letto può essere considerato normale? Quando preoccuparsi e come risolvere l’enuresi.
Avevamo già parlato di spannolinamento e di quanto questa fase sia estremamente importante e delicata nella vita di un bambino.Quando si intraprende questo passaggio, non è sempre detto che togliere il pannolino di notte sia altrettanto facile come toglierlo di giorno. Capire quando il bambino è pronto per togliere il pannolino può essere complicato, ma di solito è molto probabile che nel momento in cui al mattino il pannolino risulta asciutto (o quasi) sia arrivata l’ora di toglierlo anche durante la notte. Un altro segnale lo dà il bambino, quando, già abituato ad usare il vasino durante il giorno, si sveglia in notturna per chiederci di essere accompagnato a fare i suoi bisogni. Come mai allora molti bambini trovano difficoltà ad usare il vasino di notte e continuano a fare pipì nel lettino? L’enuresi notturna è un fenomeno tipico nella fase infantile e può durare anche oltre i 5 anni.
Enuresi notturna: cos’è e cosa comporta
Quella che viene chiamata enuresi non è altro che il rilascio di pipì involontario. Molti bambini sperimentano questo fenomeno e spesso può avvenire che anche un adulto ne soffra. Nel processo di crescita ognuno di noi sviluppa la capacità di trattenere l’urina: fin quando siamo neonati, infatti, non abbiamo un vero e proprio controllo su questo organo, poiché non esistono ancora determinate connessioni (cortico-spinali) che ci permettono di possedere questa funzione. Questo processo avviene per la maggior parte dei bambini intorno ai 3 anni, con una maggior precocità delle bambine. La frequenza delle minzioni va via via a decrescere (12 volte in 24 ore nel primo anno di vita, fino a quattro-sei minzioni al settimo anno). Circa il 5-10% dei bambini di 7 anni però può soffrire di enuresi notturna. Esistono due forme di enuresi, in base al momento in cui si sviluppa:
- Enuresi primaria: questa forma indica lo stadio in cui il bambino non ha ancora acquisito la facoltà di controllare la minzione quando riposa;
- Enuresi secondaria: rappresenta una sorta di regressione. Dopo anni – o anche solo mesi – di controllo corretto sulla minzione, si perde questa facoltà. Può avvenire specialmente se si attraversa un periodo emotivamente molto stressante.
Enuresi notturna: quando preoccuparsi?
Un bambino che dopo i 5 anni di vita, per più di due volte a settimana e per tre mesi consecutivi, fa pipì a letto di notte merita particolari attenzioni. Inoltre, bisogna osservare se il bambino ha difficoltà a trattenere le urine solo durante la notte (enuresi monosintomatica) o se presenta anche altri disturbi, durante l’arco della giornata, legati allo svuotamento e/o riempimento della vescica (enuresi non monosintomatica).
Quando un bambino presenta problemi nel riempimento della vescica?
- Quando da minzioni normali e abbondanti (più di 4-5 al giorno) passa a minzioni più frequenti e poco produttive (pollachiurie);
- Quando l’urgenza di fare pipì si fa sentire con più insistenza e improvvisamente;
- Quando persiste una continua o intermittente perdita di urine involontarie.
Quando invece un bambino presenta problemi nello svuotamento vescicale?
- Quando c’è un ritardo nella minzione, il bambino esita e non riesce a fare subito pipì;
- Quando il bambino utilizza e sforza l’addome per effettuare la minzione;
- Quando il getto dell’urina è molto debole;
- Quando il getto si interrompe.
Enuresi notturna nei bambini: quali sono le cause?
Di solito l’enuresi notturna ha natura di familiarità: i figli di persone che hanno sperimentato questo disturbo in età infantile sono molto più predisposti a soffrire di enuresi.Le probabilità aumentano ancor di più se entrambi i genitori hanno vissuto questo fenomeno. Responsabili dell’enuresi sono alcuni meccanismi, quali:
- Disturbi del sonno;
- Ritardo dei processi neuro fisio-anatomici;
- Una ridotta produzione dell’ormone antidiuretico;
- Una capacità vescicale inferiore a quella considerata “normale” per età.
Altre cause possono essere:
- Stitichezza: le feci, che stazionano nell’ultima parte dell’intestino interferiscono con lo svuotamento della vescica;
- Disturbi del sonno (apnee, russamenti) che possono causare danni alla qualità del sonno;
- Obesità.
Quando il bambino presenta un’enuresi regressiva sarà necessario contattare il/la proprio/a pediatra per escludere malattie come: diabete insipido, diabete mellito, infezioni alle vie urinarie. Soprattutto per la forma regressiva c’è da fare particolare attenzione poiché le cause potrebbero essere anche psicologiche: non solo stress ma anche conflittualità, la nascita di un fratellino o una sorellina o un lutto recente. L’enuresi nel bambino deve essere una situazione fortemente compresa e supportata nell’ambiente familiare, così da non creare eventuali problemi di scarsa autostima o difficoltà di socializzazione.
Enuresi notturna: quali sono i rimedi?
Se il bambino ha già superato i 5 anni sarà possibile lavorare con lui su un diario minzionale, dopo aver consultato un medico, per appuntare su un quaderno i giorni di “notti asciutte” e quelli di “notti bagnate”. Inoltre, è molto importante appuntare quanto beve il bambino, qual è il volume delle minzioni e controllarese il bambino presenta sintomi che indicano problemi nella svuotamento e riempimento della vescica durante il giorno. Con l’enuresi primaria occorre stare attenti a:
- Non dare bevande zuccherate al bambino;
- Fornire sempre l’acqua durante il giorno quando il bambino la richiede ma limitare tutti i liquidi (anche il latte) nella fascia serale;
- Farlo abituare a fare sempre pipì e soprattutto di svuotarsi prima di andare a letto;
- Capire se il bambino soffre di stitichezza e in caso aiutarlo a liberarsi;
- Affrontare il problema con dolcezza, senza giudizio, coinvolgendolo anche nel cambio di lenzuola;
- Premiare il bambino quando non bagna il letto.
Allarme notturno, un ulteriore rimedio
L’allarme notturno è un sensore che si applica sugli indumenti intimi del bambino. Quando questo produce le prime gocce di pipì, il sensore emette un forte suono che fa svegliare il bambino che può così andare in bagno ad urinare. Magari le prime volte il suono non susciterà la reazione dell’andare verso il vasino, non sarà un passaggio immediato, ma piano piano il bambino assocerà quel suono alla sensazione di vescica piena. Il compito dei genitori, in questo caso, è quello di motivare il bambino a compiere l’azione di alzarsi per risolvere il problema. Solo con questo tipo di appoggio l’allarme notturno avrà un’utilità.
E se il trattamento comportamentale non funziona?
Esistono alcuni farmaci, che devono essere ovviamente prescritti sotto attento esame medico, che possono aiutare ad affrontare l’enuresi quando non smette di vessare il bambino. La desmopressina, ad esempio, è un farmaco utilizzato per curare l’enuresi monosintomatica: un ormone antidiuretico che deve essere assunto prima di andare a letto. Nei casi invece di enuresi non monosintomatica si consiglia l’ossibutinina, un farmaco che permette alla vescica di accogliere più urine e riduce quelle contrazioni dell’addome che portano all’emissione di urine. Entrambi i farmaci, desmopressina e ossibutinina, possono essere usati in combinazione ma potrebbero avere effetti collaterali come:
- Stitichezza;
- Tachicardia;
- Secchezza delle fauci;
- Irritabilità.
La cura dovrebbe essere iniziata quando il bambino comincia a soffrire della situazione, non solo perchè può minare la sua autostima e farlo sentire a disagio per non poter essere tranquillo in una notte passata fuori dal proprio letto, magari a casa di amichetti o dai nonni, ma anche perché comporta uno stress a livello familiare e un peggioramento della qualità del sonno di tutta la famiglia. Supportare il bambino in questo percorso, di normale crescita, gli insegnerà ad essere responsabile e lo aiuterà a capire che è in grado di risolvere i suoi problemi, aumentando stima e fiducia in sé stesso.