Integratori del sonno ai neonati: pro e contro
Il ciclo del sonno è molto diverso tra adulti e bambini, che spesso faticano a trovare un ritmo salutare. Possiamo aiutarli a dormire meglio con degli integratori?
Quando nasce il proprio bambino, non c’è gioia più grande. È tutto finito: la gravidanza, l’ansia dell’attesa, tutte le aspettative su quel giorno. Ma il vero lavoro inizia soltanto adesso. Eh sì, perché occuparsi dei bambini nei primi anni di vita capovolge tutte le abitudini del genitore. Un bambino ha i suoi orari, perfino per il sonno. È sbagliato pensare che il ciclo di dormiveglia di un bambino sia uguale a quello di un adulto. Basti pensare che nei primi mesi di vita un neonato passa quasi l’80% del suo tempo a dormire.
Come dorme il tuo bambino
“Il mio bambino dorme troppo, è normale?”, “Non riesco più a dormire perché il bambino si sveglia sempre”, “Non riesco a farlo addormentare”. Mamme, non preoccupatevi: sono atteggiamenti del tutto normali per un bambino piccolo. Prima di tutto, partiamo con il dire che il neonato ha bisogno di dormire più a lungo rispetto a un adulto, ma questa esigenza diminuisce poi con la crescita. Si conta che un bambino piccolo può dormire dalle 15 alle 20 ore al giorno, mentre un adulto arriverà a 8 ore al massimo.
Il sonno lungo influisce molto sulla crescita dei bambini perché favorisce lo sviluppo celebrale, rafforza la memoria e il sistema immunitario e stimola la secrezione dell’ormone della crescita. Ovviamente un bambino non dormirà in modo continuativo, ma si sveglierà a piccoli cicli di circa un’ora. All’interno di ogni ciclo si possono riconoscere una serie di “fasi” diverse tra loro in termini di tempo: ad esempio, i 60 minuti di un ciclo del sonno per un bambino sono divisi tra fase REM e fase non-REM, dove la fase REM corrisponde al 50% del totale, per poi calare con l’avanzare degli anni.
I problemi del sonno in un bambino
Visto che dormono così tanto, ci avreste mai creduto che i bambini possano soffrire di insonnia? Non si tratta di una problematica riguardante solo gli adulti, ma può colpire anche i bambini sotto i 5 anni e, se non si fa attenzione, può diventare un problema che si manterrà anche nella vita adulta.
I disturbi del sonno in un bambino sono paragonati a degli stati d’ansia che di solito si verificano dai 2 anni in su e provocano una serie di incubi che vanno sotto il nome di “terrori notturni”. In questi momenti il bambino appare agitato e spaventato, può scoppiare in una crisi di pianto più o meno violenta e avere dei brevi episodi di tachicardia. La presenza del genitore e il contatto fisico possono fungere da calmante per la sua psiche turbata.
Altri eventi che possono alterare lo stato di dormiveglia di un bambino sono lo svezzamento, la paura dell’estraneo (più spesso collegata all’ansia da separazione che sperimenteranno con l’ingresso nella scuola materna) e la comparsa dei primi denti. Senza contare le tipiche paure che possono mantenere a lungo sveglio un bambino (e di conseguenza, il genitore), come il terrore del buio, che compare a partire dal terzo anno di vita.
In altri casi i disturbi del sonno sono sintomo di malattie e problematiche già presenti all’interno della famiglia, come nel caso dell’insonnia. Un altro fattore in grado di sconvolgere la regolarità del sonno sono i conflitti famigliari o la prolungata assenza della madre durante la giornata: si tratta di elementi di stress che un bambino sperimenta al doppio dell’intensità, in grado di sviluppare una serie di problematiche psicologiche legate alla sensazione di abbandono.
Ad eccezione di casi più gravi, i disturbi del sonno sono del tutto normali durante la maturazione del bambino: i risvegli improvvisi e le crisi di pianto tendono infatti a sparire con la crescita. Ma ci sono una serie di piccole azioni che il genitore può fare per aiutare il proprio bambino ad addormentarsi e garantirgli un riposo sereno.
Cosa posso fare per aiutare il mio bambino a dormire meglio?
Avere molta pazienza è uno dei primi passi che un genitore può fare per aiutare il proprio bambino ad autoregolarsi. Prima di fare tutto questo, è importante osservare una serie di fattori: se dorme ancora nel lettone con i genitori o se è già abituato a stare da solo nel suo lettino, quante ore al giorno dorme e a che ora si addormenta o si sveglia. Non esistono dei modelli giusti o sbagliati da seguire, ma ci sono dei comportamenti che un genitore deve assolutamente rispettare.
- Fare pace con l’idea che il bambino possa svegliarsi nei primi mesi. È naturale poiché, come abbiamo già detto, il sonno del bambino deve ancora assestarsi e subisce dei piccoli risvegli durante le lunghe ore di sonno.
- Creare un rituale serale che possa rendere piacevole il momento della nanna, ad esempio raccontare una favola. Basta che siano piccole azioni da ripetere ogni sera prima di andare a dormire.
- Rispettare sempre l’orario della nanna per tutte le sere: non aspettare che non si regga più in piedi per metterlo a letto. Un bambino stanco è più nervoso e quindi difficile da far addormentare. Bisogna adattare i ritmi della famiglia con quelli del bambino, almeno per i primi anni dello sviluppo.
- È bene far dormire il bambino sempre nello stesso luogo, che sia la sua cameretta o quella dei genitori, con la luce tenue delle lampade. È sconsigliabile farlo addormentare in posti diversi, come il divano davanti alla televisione.
- È meglio non dare troppo cibo o troppa acqua al bambino prima di dormire. In particolare, è bene evitare il latte o la camomilla quando si risveglia.
- È consigliabile spegnere il tablet o altri dispositivi elettronici almeno un’ora prima dell’addormentamento: questo perché la luce degli schermi riduce la produzione della melatonina, che favorisce il sonno.
Ricordiamoci inoltre che il 72% dei bambini tra un mese e 3 anni ha bisogno del genitore per addormentarsi. Questo perché il contatto fisico limita l’insorgenza dell’ansia da separazione e il respiro e il battito cardiaco della madre sono un ottimo calmante per il bambino, che già conosce bene quei suoni. Con lo sviluppo e la crescita i bambini avranno sempre più autonomia ad addormentarsi e i vecchi disturbi del sonno saranno soltanto un lontano ricordo.
Posso usare un integratore per il sonno sul mio bambino?
Gli integratori multivitaminici sono tanto meno necessari quanto più la dieta alimentare è completa; se un bambino deve assumere un integratore, lo può decidere il medico e questo avviene soltanto in casi estremi – ovvero quando ci sono delle malattie pregresse o un’alimentazione sbilanciata alle spalle.
Ma sempre più spesso si è sentito parlare dell’uso di integratori a base di melatonina per aiutare i bambini a dormire meglio, o per dare una mano a ragazzi con deficit di attenzione o problemi di autismo. La melatonina infatti è un neuro-ormone prodotto dal nostro cervello e responsabile del ciclo sonno-veglia; il suo rilascio è garantito dall’alternanza buio-luce e la sua produzione è massima nella prima infanzia. Per questo gli integratori di melatonina sono spesso i più indicati per cercare di lenire i problemi di sonno nei bambini. Non si tratta di un vero e proprio sonnifero per far addormentare i più piccoli, quanto di un supporto per indurre il sonno e prolungarlo.
Di solito questi integratori sono indicati per bambini che soffrono di disturbi del sonno derivanti da problematiche neuro-psicologiche, ma mettiamo subito un punto alla situazione: i disturbi del sonno nei bambini sono difficili da curare e quasi impossibili da eliminare. Come abbiamo già detto, queste problematiche possono derivare dall’ansia, o semplicemente il bambino ha bisogno di più tempo per abituarsi a dormire da solo. I genitori devono avere molta pazienza, conoscere il proprio figlio e capire quello di cui ha bisogno.
Come tutti i farmaci, anche gli integratori per il sonno devono essere assunti con parsimonia e sotto il consiglio di un medico. Nonostante gli effetti collaterali siano limitati a nausea e vertigini, è bene non esagerare con le dosi e con l’assunzione. Talvolta basta solo un po’ di pazienza: anche i problemi ad addormentarsi si risolveranno con il tempo.