Sterilizzazione del gatto: tutto quello che c’è da sapere
Sterilizzazione sì o no? Se hai adottato una micina e sei indeciso sul da farsi, ti spieghiamo i pro e i contro di questo intervento
Quando si decide di adottare un gattino si sceglie consapevolmente di prendersi cura della sua salute e del suo benessere a 360°. Si dovrà provvedere ad una sana alimentazione, al suo corretto sviluppo psico-motorio, a soddisfare le sue esigenze affettive e, anche, ad una sua eventuale sterilizzazione. Eventuale perché, sul tema, c’è chi è d’accordo e chi, al contrario, non lo è (tra poco, vedremo pro e contro delle reciproche posizioni).
Se il padrone può quindi avere dubbi legittimi su come agire, le Amministrazioni Comunali e le Associazioni Animaliste sono, invece, concordi nel ritenere indispensabile la sterilizzazione dei gatti che vivono in libertà che deve essere effettuata dal Servizio veterinario dell’Azienda Usl o da medici veterinari convenzionati con il Comune stesso, dopo il censimento della colonia felina a cui i gatti appartengono. Questo, ovviamente, per evitare il diffondersi della piaga del randagismo.
Che cos’è la sterilizzazione, quando va fatta e cosa comporta ve lo spieghiamo in quest’articolo.
Cos’è la sterilizzazione?
Il termine sterilizzazione, nel caso di gatti femmine, identifica l’intervento – ovariectomia – attraverso cui si asportano le ovaie feline mediante incisione addominale. Nel caso di gatti maschi, invece, si usa più comunemente il termine castrazione (o orchiectomia) che consiste nell’asportazione di testicoli tramite anestesia locale. Un’operazione meno invasiva rispetto alla sterilizzazione delle gattine ma che, comunque, comporta allo stesso modo l’impossibilità di riproduzione.
La sterilizzazione, che ovviamente può essere effettuata esclusivamente da un medico veterinario, ha il doppio scopo di impedire alla gatta di produrre ovuli che potrebbe essere fecondati dal maschio durante l’accoppiamento e di interrompere produzione e rilascio di quegli ormoni sessuali che attirano, appunto, i gattini maschi.
Il ciclo estrale della gatta
Il padrone che decide di far sterilizzare la propria gattina deve aspettare il periodo della pubertà, ovvero i sei/sette mesi di vita. Infatti è a quest’età che entrerà nel suo primo calore. Merita un attimo soffermarsi su questo.
Con il termine “calore” viene comunemente definito il “ciclo estrale”, ovvero il periodo in cui la gatta è fertile e in grado di rimanere incinta. È diverso dal ciclo della donna (e da quello delle canine): l’ovulazione, prima di tutto, non è spontanea ma indotta, cioè è provocata proprio dall’atto sessuale; secondariamente, durante l’estro la gatta può accoppiarsi più volte al giorno (tanto che, potenzialmente, potrebbe generare figli con più di un gatto). Infine, nel ciclo estrale del gatto manca il sanguinamento (tipico, invece, in quello della donna e del cane). La durata del suo ciclo è stagionale (si parla, infatti di ciclo poliestrale): da febbraio ad ottobre circa, le gatte hanno estri continui, a distanza di circa 16 giorni l’uno dall’altro, con una durata media di almeno 5 giorni.
Come accorgerti che la tua gattina è entrata in calore? Osserva il suo comportamento: se miagola più del solito, si strofina insistentemente contro gambe e mobili e se quando la accarezzi sulla schiena adotta la postura tipica dell’accoppiamento, è il segnale inconfutabile che è diventata, ormai, una donna. La conseguenza di così tanti “calori” è una produzione continua di ormoni tale da poter determinare l’insorgenza di gravi malattie.
Perché ricorrere alla sterilizzazione?
La sterilizzazione si può rendere necessaria per diversi motivi. Se è una gattina domestica che però ha accesso all’esterno, senza sterilizzazione, resterà incinta e farà cucciolate almeno due volte l’anno, correndo il rischio, durante l’accoppiamento, di contrarre malattie infettive come FIV (HIV felina) e FeLV (leucemia felina).
Inoltre, con questo intervento si abbassa la probabilità di comparsa di tumori mammari e si annulla quella di infezioni uterine (isterectomia). Infine, l’atteggiamento stesso della gatta è soggetto a notevoli sbalzi umorali (e ormonali, ovviamente) durante la fase del calore che, ripetiamo, non si manifesta solo due volte l’anno – come avviene ad esempio per i cani – ma continuamente, con brevi pause di qualche giorno tra un calore e l’altro. L’estro, infatti, si interrompe solo se avviene la fecondazione.
Non possiamo poi non sottolineare che i gattini nati da ogni singola cucciolata sono una responsabilità diretta del padrone da non sottovalutare.
I sostenitori della non-sterilizzazione
C’è, però, chi è contrario alla sterilizzazione. Alcune posizioni muovono da assunti puramente ideologici: è un’imposizione ingiusta, completamente contro natura. Altre, invece, da motivazione più “scientifiche”: la sterilizzazione è, a tutti gli effetti, un’operazione chirurgica che può avere complicanze e comportare effetti collaterali, dall’aumento del peso a un possibile arresto dello sviluppo delle gatte.
Infine, la sterilizzazione comporta ovviamente la perdita dei geni (un punto di vista che può interessare, soprattutto, gli allevatori e gli estimatori dei gatti di razza).
Quando sterilizzare il gatto?
Seppur la sterilizzazione possa esser fatta ad ogni età del gatto, i medici veterinari sono concordi nel ritenere opportuno eseguirla prima dell’arrivo del primo calore (indicativamente tra i 6 i 7 mesi di vita). La motivazione è strettamente di ordine medico: intervenendo precocemente, si riduce drasticamente la possibilità di contrarre tumori alla mammella.
Post operazione: che fare?
Dopo aver sterilizzato la gatta, la prima cosa da fare è farla stare quanto più possibile tranquilla, lasciandola magari a digiuno di acqua e cibo per la prima notte. Poiché avrà il naturale istinto di leccarsi la ferita, potrebbe essere utile ricorrere al collare di Elisabetta. Attenzione, nelle prime ore post intervento, a non farla avvicinare a finestre e terrazzi perché potrebbe avere problemi a saltare, mantenere l’equilibrio e percepire le distanze.
Sterilizzazione farmacologica: cosa sapere
Esiste anche la possibilità della cosiddetta sterilizzazione farmacologica, ovvero il blocco del ciclo felino senza interventi chirurgici ma solo con la somministrazione di farmaci progestinici che, appunto, intervengono (annullandola) sull’azione degli estrogeni responsabili del calore. È, tuttavia, una pratica sconsigliabile perché aumenta l’insorgere di problematiche tumorali e infezioni uterine.