Parvovirosi nei gatti: quanto è pericolosa?

Cos'è la parvovirosi felina? Come si riconosce? E, soprattutto, cosa si può fare?

parvovirosi gatto

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    In principio, in questo caso, c’è un virus. Il parvovirus felino, abbreviato FPV, appartiene alla famiglia dei Parvoviridae, tra i più microscopici conosciuti scientificamente, scoperti negli anni Sessanta e noti per essere molto diffusi tra i mammiferi. 

    Nell’uomo, ad esempio, il parvovirus causa la cosiddetta quinta malattia, o eritema infettivo (che, attenzione, è molto diverso dall’eritema solare), che si manifesta durante l’età dell’infanzia nella forma di una irritazione cutanea molto evidente diffusa su tutto il corpo del bambino o della bambina.

    Il parvovirus che attacca i gatti, invece, scatena una patologia che prende il nome di panleucopenia felina, anche nota come gastroenterite felina o tifo felino, una malattia infettiva virale altamente contagiosa che può portare alla morte del gatto in poco tempo se non viene curata tempestivamente, ed è particolarmente diffusa tra i felini che vivono all’aperto, in ambienti poco controllati.

    Sintomi: come riconoscere il parvovirus felino

    Molto dipende dalla gravità con cui la panleucopenia si presenta nel gatto, potrebbe essere una forma lieve o particolarmente acuta.

    Un fatto importante da tenere in considerazione è l’età dell’animale: se molto giovane, il sistema immunitario non è ancora capace di gestire l’attacco del virus che porta il gatto a morire in breve tempo, alcune volte senza neanche mostrare sintomi di allarme.

    Superati i tre mesi di vita, quando l’animale comincia ad essere adulto, la panleucopenia può manifestarsi attraverso una combinazione di questi sintomi:

    • febbre alta;
    • disturbi intestinali come nausea, vomito o diarrea;
    • inappetenza e disidratazione;
    • anemia.

    Si tratta della forma acuta dell’infezione, che ha come conseguenza un atteggiamento distaccato del gatto, che appare sempre stanco e alle volte colto da tremori ingiustificati.

    Quello che succede a livello biologico è una lenta e graduale diminuzione dei globuli bianchi: il parvovirus attacca direttamente il sistema immunitario del felino finché non ha più la forza sufficiente a contrastare nuovi attacchi batterici o far recuperare l’organismo dopo una malattia.

    Oltre a questo, le pareti dell’intestino si indeboliscono fino a lacerarsi o ulcerarsi, da qui la sintomatologia ricollegabile a disturbi gastrointestinali.

    Una forma infima di questa malattia compare nel caso di infezione intrauterina di una gatta incinta: se il virus arriva fino ai feti, questi possono morire senza essere ancora nati, oppure nascere con malformazioni al cervello e al cervelletto che causeranno problemi motori e disturbi fisici per tutta la vita del gatto.

    Come si diffonde il parvovirus felino

    I canali di infezione principali sono quello aereo e quello orale: feci infette che entrano in contatto con altri gatti, oggetti su cui un animale contagiato ha rilasciato liquidi e che vengono successivamente leccati, annusati o toccati da altri gatti.

    Il contagio può avvenire direttamente o indirettamente, in entrambi i casi prima il parvovirus entra nell’organismo attraverso l’apparato respiratorio o gastrointestinale e poi, successivamente, passa nel sistema sanguigno dove si diffonde (viremia) in tutto il sistema linfatico e immunitario.

    Purtroppo la panleucopenia felina si manifesta all’improvviso, i sintomi compaiono nell’arco di breve tempo e il proprietario del gatto deve essere accorto nel percepire subito che qualcosa non va: soprattutto se la malattia prende in forma acuta, può degenerare velocemente e portare alla morte del gatto in pochissimi giorni.

    Non appena vediamo comparire la serie di sintomi descritti, è bene consultare subito un veterinario per analizzare la quantità di globuli bianchi presenti nel sangue e definire il trattamento di cura migliore.

    Come curare la panleucopenia felina

    Servono terapie stabilizzanti:

    • iniezione di zuccheri ed eparina per prevenire la coagulazione sanguigna;
    • farmaci gastroprotettori;
    • antibiotici contro possibili ulteriori attacchi batterici;
    • iniezione di anticorpi per rinforzare il sistema immunitario sotto sforzo;
    • alimentazione parenterale, cioè attraverso medicinali o supporti che sostituiscano la normale assunzione di cibo, difficile se non impossibile per via della malattia.

    Trattandosi di una patologia infettiva che si diffonde per via orofecale o aerea, la prima accortezza da avere è tenere un ambiente pulito e igienizzato: svuotare con regolarità la lettiera, cambiare e lavare coperte e oggetti che il gatto usa, disinfettare le superfici.

    Un’altra mossa importante, soprattutto nei confronti dei gatti che passano comunque molto tempo all’aperto, è la vaccinazione: il vaccino contro il parvovirus felino è considerato dalle associazioni mondiali dei veterinari tra quelli necessari e imprescindibili per la salute e la salvaguardia del mondo felino.

    Se in dubbio, sempre meglio contattare il veterinario di fiducia che visiterà il gatto e deciderà il trattamento migliore da applicare.

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