Consenso e comunicazione: le basi di una relazione sessuale sana

Un sì o un no non bastano per definire il consenso, che si tratti dell’avventura di una notte o della storia d’amore della vita

Comunicare i propri desideri, bisogni e la volontà stessa di avere un rapporto sessuale con il o la partner non solo contribuisce ad avere una vita sessuale e relazionale soddisfacente, ma rientra nella pratica del consenso. Spesso ci si affida al solo linguaggio non-verbale, come quello del corpo. L’assenza di resistenza nel corso di un atto sessuale non corrisponde però al consenso. Del resto, di sesso si parla poco e con imbarazzo, anche con la o il partner: in molti pensano che sia innaturale e non socialmente accettabile, oltre ad aver timore delle eventuali conseguenze alle quali potrebbe portare un no. Perché sussiste questo tabù e come costruire una relazione sana e consenziente?

Cosa significa consenso?

In generale, il concetto di consenso si riferisce a un accordo fra due o più parti riguardo a uno specifico argomento. Rispetto alle relazioni, che siano appena iniziate, romantiche, collaudate o occasionali, il consenso è definito come l’accettazione esplicita e condivisa ad avere un rapporto.

Il consenso si caratterizza quindi per essere:

  • libero: non ci deve essere coercizione o minaccia e deve essere riconosciuto come un diritto di e da tutte le persone coinvolte
  • reversibile: non è dato una volta per sempre; questo significa che è sempre necessario accertarsi che ci sia il consenso dell’altra persona, anche quando l’atto sessuale che si propone è stato praticato in precedenza e anche quando la relazione fra due persone è stabile e di lungo corso. Può infine essere revocato in qualsiasi momento, un po’ come succede con l’utilizzo della safe word nelle pratiche BSDM
  • informato: per dare e avere il consenso ci deve essere chiarezza da parte di tutte le persone coinvolte
  • specifico: ogni situazione e ogni esperienza sessuale sono a sé e il consenso è da intendersi solo in relazione a quelle specifiche per cui è stato richiesto e accordato
  • entusiasta: non solo non ci deve essere coercizione, ma per essere veramente libero il consenso non deve essere concesso per far piacere al o alla partner

Il consenso implica sempre uno scambio verbale: per quanto possa apparire difficile o strano in una situazione dove sembra che ci sia del trasporto condiviso, per essere sicuri che ci sia consensualità è necessario chiedere.

Affidarsi solo a segnali non verbali non è sufficiente. A costo di essere ripetitivi: il linguaggio del corpo, l’abbigliamento o il fatto che ci siano già stati dei rapporti sessuali non è un segno di consenso. Ancor di più se l’altra persona è sotto l’effetto di alcol o droga e si trova in una situazione in cui non le è possibile confermare il proprio consenso (ad esempio sta dormendo), la mancanza di resistenza non può essere equiparata a questo.

Adolescenti e consenso

Comunicare e chiedere il consenso è un segno di rispetto verso se stessi e il o la partner, ma nonostante questo per molti non è ancora una pratica consolidata, complici bassa autostima e il timore di cosa potrebbe succedere in caso di un no.

Uno studio condotto negli Stati Uniti su 70 adolescenti, per la maggioranza di sesso femminile, ha evidenziato come per molti il consenso sia delegato proprio alla comunicazione non-verbale.

Soprattutto i più giovani, che si approcciano alla sfera sessuale per le prime volte, sono condizionati da insicurezza e paura di veder finire la relazione. Ma, come abbiamo visto, l’accondiscendenza, il silenzio o l’assenza di un no non significano consenso.

Da un punto di vista giuridico in Italia l’età del consenso è stabilita a 14 anni: prima si ritiene che il minore non sia in grado di decidere in modo libero e indipendente se vuole o meno avere un rapporto sessuale con una persona maggiorenne. Questo limite scende a 13 anni quando entrambe le persone sono minorenni.

Il consenso oltre un “sì”

La sfera dell’intimità coincide con una maggiore vulnerabilità non solo per i giovanissimi, ma per tutti, e nell’aprirsi rispetto alla sessualità può capitare di sentirsi goffi o impacciati. 

A questo si aggiungono stereotipi e asimmetrie di potere che vedono spesso il corpo delle donne in una posizione svantaggiata rispetto alla libertà di dare o negare il proprio consenso.

Pressioni e aspettative sociali derivate da una cultura patriarcale hanno contribuito poi a rendere il consenso qualcosa di scontato, da interpretare attraverso segnali non-verbali che non sono incontrovertibili, dando origine a incomprensioni quando non a veri e propri abusi, fisici e psicologici, oltre a nutrire senso di colpa, vergogna e paura.

Come comunicare il consenso e i propri bisogni

La pratica del consenso è complessa e comprende sia il linguaggio verbale che quello non-verbale. Rientra più in generale nella comunicazione che dovrebbe esserci fra le persone coinvolte in una relazione, soprattutto per quanto riguarda la sfera sessuale.

La comunicazione nella sfera dell’intimità è un processo, e per avere relazioni sane deve essere affrontato, anche quando causa imbarazzo.

Una buona comunicazione in ambito sessuale non è solo finalizzata alla pratica del consenso, ma a una vita sessuale più appagante e soddisfacente.

Questo significa raccontare all’altra persona i propri bisogni e desideri, soprattutto se c’è qualcosa che causa disagio o che semplicemente non piace nei rapporti sessuali, nonostante ci possa essere il timore che questo porti alla luce un’incompatibilità sessuale.

Non affrontare il problema e farsi andare bene una sessualità che non corrisponde ai propri desideri, magari per paura di perdere il partner o di veder concludersi una relazione, porterà solo a insoddisfazione e frustrazione.

Comunicare, invece, permetterà di costruire una relazione sana basata sulla fiducia, il rispetto e la comprensione reciproca.

Consenso e comunicazione per relazioni sane e appaganti

Il consenso non solo è un diritto di tutte le persone coinvolte in una relazione, ma assicurarsi che ci sia è anche una loro responsabilità.

Nel contesto più ampio della comunicazione, il consenso, così come la condivisione di desideri e difficoltà nei rapporti sessuali, permette di avere gli strumenti per intraprendere attività sessuali consenzienti e appaganti.

Ricapitolando, quindi, il consenso:

  • deve essere manifestato verbalmente, non basta affidarsi solo al linguaggio del corpo o basarsi su esperienze precedenti
  • deve essere confermato nel corso del rapporto: fare domande o chiedere di cambiare qualcosa dell’atto sessuale non rovina l’atmosfera, ma questa idea è spesso ben radicata, veicolata da fonti che romanticizzano il sesso, o che, ancora peggio, portano avanti una narrazione oggettificata del corpo (soprattutto femminile), come la pornografia
  • l’assenza di resistenza o di un no esplicito non equivale al consenso
  • persone sotto l’effetto di alcol, sostanze stupefacenti o addormentate non possono manifestare il proprio consenso in modo libero e informato
  • il mancato consenso a un rapporto sessuale non implica per forza un no generico alla persona o un suo rifiuto
  • l’esitazione, l’incertezza o chiari segnali di disagio devono spingere l’altra persona a chiedere cosa c’è che non va ed eventualmente a interrompere l’atto sessuale

Nonostante da un punto di vista teorico possa esserci accordo su cosa sia il consenso e su come manifestarlo, abbiamo visto che nella pratica spesso si evita di comunicare verbalmente nel momento in cui sta per iniziare, o durante, un atto sessuale.

Questo scarto fra teoria e pratica è spesso dovuto a strutture di potere ancora di stampo patriarcale che complicano e allontanano da quello che il consenso è, e che spesso sono supportate da una legislazione inadeguata e discrezionale, come si può vedere in molti casi di cronaca in cui denunce di violenza sono state risolte con un’assoluzione.

Infine, vale la pena ricordare che la sfera della sessualità è una parte della vita che può essere divertente e soddisfacente se vissuta alle proprie condizioni, nel rispetto di se stessi e del o della partner: parlarne, nonostante l’iniziale imbarazzo, contribuisce a costruire relazioni sane e appaganti.