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BDSM: ecco cosa devi sapere

Il BDSM è più diffuso di quanto si possa pensare. La psicoterapeuta Elisa Chiappinelli ci racconta di cosa si tratta e come si pratica.

mani di uomo e donna intrecciate con manette

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    In questo articolo approfondiamo il tema del bondage e di tutte le pratiche ad esso correlate e che si basano sulla condivisione di fantasie fondate sul dolore e sulla sottomissione. BDSM è l’acronimo di:

    • Bondage and Discipline: schiavitù e disciplina;
    • Dominance and Submission: dominanza e sottomissione;
    • Sadism and Masochism: sadismo e masochismo.

    Questa sigla è popolare negli Stati Uniti dove si è diffusa intorno agli anni Ottanta ed associa, in un’unica dimensione, diverse inclinazioni e giochi sessuali comunque accomunati da una dinamica di dominazione e sottomissione, anche se poi si differenziano molto sulle pratiche reali. Vi è infatti una differenza fondamentale tra BD e SM: nella dimensione sadomasochistica la dominazione dell’individuo si esprime tramite il controllo del dolore del partner, nella dimensione Bondage-Disciplina, la dominazione si basa sul controllo del piacere del partner.

    BDSM: di cosa si tratta?

    Il BDSM è un gioco sempre più diffuso tra le fantasie sessuali coppie; con l’intento di riaccendere una passione sopita, è possibile che molti si avvicinino a pratiche un po’ meno convenzionali.  D’altra parte circoscrivere la sessualità a degli schemi comportamentali di tipo nominativo sarebbe riduttivo. Il piacere erotico e sessuale è una sensazione del tutto individuale che la mente utilizza per vivere l’esperienza egoistica tipica dell’orgasmo.  Il bondage, ossia l’arte del legare, consiste nell’immobilizzare la/il partner ed è una delle pratiche più diffuse.  Secondo le ultime stime nei Paesi industrializzati la diffusione è così distribuita:

    • desiderato da 1 persona su 6;
    • praticato da 1 persona su 10.

    BDSM non è una materia per tutti

    Per la sua natura il BDSM non è pane per tutti, questo perché richiede una buona conoscenza delle tecniche di gioco, di se stessi, del partner, oltre che una consapevolezza dei desideri e dei limiti di entrambi e degli ambienti di gioco e un buon controllo – e soprattutto autocontrollo. Fondamentale è poi sapere una fisiologia di base così da potersi approcciare in maniera responsabile e matura.  Alla base del gioco ci devono essere delle regole che permettono di praticare il BDSM in maniera sana, sicura e consensuale, così anche da poter affrontare eventuali emergenze.  Tutto questo fa capire quanto il BDSM sia uno studio di come funzionino corpo, mente e anima, perché quando sai cosa è bene evitare, tutto il resto diventa un’ottima occasione di piacere.

    Dietro al BDSM c’è la consapevolezza di sapersi far coinvolgere dal proprio immaginario, dalla scoperta di qualcosa che risuona ed essere spinti verso la conoscenza e la messa in pratica di certe tematiche ed esperienza. C’è poi la volontà di tirare fuori i propri desideri, ascoltare quelli del partner e riuscire anche, seppur non sia semplice, a dare dei limiti entro i quali muoversi.  Chi utilizza questa pratica percepisce il legare come mezzo di comunicazione utile a vivere a pieno l’emozione della relazione. Ad esempio giocare con il partner, usando anche solo una sciarpa di seta per avvolgere i polsi, può regalare sensazioni estremamente piacevoli e aprire nuove vie di relazione.  Non è un mistero infatti che buona parte dei problemi che le coppie si trovano ad affrontare derivino dalla scarsa comunicazione, soprattutto su temi legati alla sfera sessuale.

    Ancora oggi però, succede che la pratica del BDSM deve spesso scontrarsi con l’idea che si tratti di un comportamento deviante, e succede ripeto, anche fra gli addetti ai lavori, come gli psicoterapeuti, che perdono in questo modo l’occasione di imparare e capire l’orientamento, un’attività, uno stile di vita intimo che il paziente può aver deciso di introdurre nella propria vita sessuale.

    BDSM o parafilia?

    Si deve distinguere il gioco sessuale dalla parafilia e dagli altri disturbi sessuali. Si parla di parafilia se il comportamento sessuale in questione è vissuto come unica e indispensabile modalità per provare piacere.  Per i non addetti ai lavori, la parafilia (dal greco para παρά = “presso”, “accanto”, “oltre” e filia φιλία = “amore”, “affinità”), in ambito psichiatrico, psicologico e sessuologico, indica pulsioni erotiche connotate da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti, che implicano attività o situazioni specifiche che riguardino oggetti o animali, che comportino sofferenza e/o umiliazione, o che siano rivolte verso soggetti impuberi e/o persone non consenzienti.

    La 5° edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, a cura della American Psychiatric Association (APA) del 2013 ha introdotto un’importante novità. Sono considerati parafilie tutti quei comportamenti sessuali atipici per i quali il soggetto prova un’insistente e forte eccitazione erotico-sessuale. Questa condizione erotica diventa una forma di dipendenza e il soggetto accusa un certo disagio interpersonale (egodistonia) e, a questo punto, è utile introdurre il concetto di disturbo parafilico.  Per riassumere dunque il disturbo parafilico è una parafilia, ma il soggetto vive l’esperienza e i vissuti parafilici con disagio, al punto di arrecare danni a sé stesso e/o altri.

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