Ho preso l’Hiv? Ecco come scoprirlo
Hiv e Aids sono la stessa cosa? Non esattamente. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul virus, a partire dai sintomi
L’Hiv ha sempre avuto una storia molto complessa. Nel cinema è stato a lungo un argomento quasi di trend che ha dato vita a bellissime pellicole (come dimenticare “Philadelphia”?) ma anche a un’immagine molto distorta nella mente del pubblico: l’Hiv è la malattia degli sbandati, degli artisti maledetti, dei libertini. Ma soprattutto la malattia degli omosessuali. Tutte queste idee hanno creato una serie di stereotipi che ancora oggi sono molto duri da abbattere.
Ma di passi in avanti ne abbiamo fatti. L’Hiv non infetta solo uno specifico gruppo di persone. E soprattutto, risultare positivi all’Hiv non significa più una condanna a morte, come dimostra anche la storia di Magic Johnson. Questo però non è un buon motivo per praticare il sesso senza le giuste attenzioni. Contrarre il virus dell’HIV è molto più facile di quello che si pensa.
Hiv e Aids: che differenza c’è?
L’Hiv è una delle malattie sessualmente trasmissibili che fa più paura. Informarsi sul virus è il modo migliore per sconfiggere tutti i falsi miti legati ad esso. Come fare? Cercando di capire prima di tutto la differenza tra Hiv e Aids: esatto, non sono la stessa cosa.
L’Hiv (Human immunodeficiency virus) è il virus che attacca il sistema immunitario, puntando a distruggere i linfociti CD4, ovvero i globuli bianchi che si occupano di proteggere il nostro organismo. Quando questa protezione viene meno, il corpo è sottoposto all’attacco di numerosissimi virus. Infatti non è l’Hiv a uccidere, quanto uno dei numerosi virus che possono penetrare nell’organismo e infettarlo. Con il sistema immunitario debole siamo molto più soggetti all’attacco di diverse malattie; perfino la polmonite può diventare un pericolo da non sottovalutare.
L’Aids (Acquired immune deficiency sindrome) è una malattia infettiva provocata dall’Hiv e indica il suo stadio clinico avanzato. Non è detto che si presenti subito: può manifestarsi dopo anni da quando abbiamo contratto il virus. L’infezione avviene nel momento in cui le cellule del sistema immunitario diminuiscono di numero e il corpo viene lasciato senza difese. Ed è qui che le infezioni più banali (chiamate anche infezioni opportunistiche) rischiano di diventare un pericolo.
Chi contrae l’Hiv viene definita persona sieropositiva: significa che è risultata positiva al test per vedere la presenza di anticorpi Hiv nel sangue. Perciò in questo caso dire che una persona è malata di Aids è sbagliato: i sieropositivi hanno contratto l’Hiv e non è detto che abbiano anche l’Aids. Tutti coloro che sono positivi al virus hanno un’aspettativa di vita nella media. Si può infatti convivere con l’Hiv e condurre una relazione normale con l’attuale (o futuro) partner, ma con le giuste precauzioni.
Sintomi dell’Hiv: come riconoscerli
Quando dobbiamo preoccuparci dei sintomi dell’Hiv? Di sicuro quando abbiamo un rapporto sessuale non protetto. Fare il test per scoprirlo è una precauzione in più, soprattutto quando ci rendiamo conto di avere una serie di sintomi comuni a questa infezione.
Esistono tre frasi dell’infezione da Hiv, ognuna di queste con una precisa sintomatologia.
Prima fase: infezione primaria acuta
Tra le due e le quattro settimane la maggior parte delle persone infettate dall’Hiv sviluppano sintomi come febbre, eruzione cutanea, gola infiammata, mal di testa, dolori muscolari, sudori notturni, nausea e vomito e una generale sensazione di affaticamento.
Si tratta di sintomi molto generali che non sono sufficienti per diagnosticare l’Hiv, ma la loro combinazione può portare ad avere alcuni sospetti, soprattutto se la febbre persiste per lunghe settimane. Ci sono stati anche casi di persone asintomatiche che fino alla quarta settimana non hanno sviluppato niente.
In questa prima fase c’è un maggiore rischio di trasmissione dell’infezione da Hiv. Il sistema immunitario cerca di reagire al virus producendo una serie di anticorpi, che saranno poi riconosciuti nel sangue con gli adeguati test.
Fase due: fase asintomatica
Una volta terminata la prima fase, molte persone tendono a sentirsi meglio rispetto a prima. L’Hiv potrebbe non causare più problemi per un lungo periodo di tempo (addirittura fino a 8 o 10 anni). Ma non significa che il virus sia scomparso, anzi: è ancora attivo dentro di noi e continua a replicarsi nel sangue, abbattendo il sistema immunitario.
Fase 3: infezione sintomatica
Se non abbiamo tenuto sott’occhio la malattia, l’Hiv ha compromesso parecchio il nostro corpo. In questa fase ritornano alcuni sintomi della fase iniziale, come tosse, febbre, diarrea, perdita eccessiva di peso e sudorazioni notturne. È qui che possono arrivare anche altre infezioni più o meno gravi, le cosiddette malattie opportunistiche. Tra queste si riconoscono la polmonite, la meningite da streptococco, i linfomi e i tumori, per dirne alcuni.
Come si trasmette l’Hiv?
L’Hiv si può trasmettere in molti modi, ma di sicuro non con la saliva, il sudore, le urine o le punture di zanzare. Si è creduto per anni che questo virus si trasmettesse baciando o abbracciando un sieropositivo, ma non è così.
Il virus può essere trasmesso con lo scambio di liquidi corporei come sangue, sperma e secrezioni vaginali e in particolare avviene nei seguenti modi:
- Tramite rapporto sessuale non protetto: è la modalità più diffusa di trasmissione del virus e riguarda il sesso anale, la penetrazione vaginale e il sesso orale. Questo perché si viene a contatto con sperma e secrezioni vaginali che sono portatori dell’infezione. Il coito interrotto e la pillola anticoncezionale non proteggono dall’Hiv.
- Tramite il sangue: contrarre il virus con le trasfusioni è praticamente impossibile, ma lo scambio di siringhe per iniettarsi sostanze stupefacenti può accentuare il rischio di trasmissione.
- Da madre a figlio: una madre con infezione da Hiv può trasmettere il virus al neonato durante la gravidanza, il parto o, più raramente, con l’allattamento al seno. Ciò avviene per lo scambio di liquidi corporei che avviene tra la madre e il bambino. Oggi è possibile ridurre il rischio di trasmissione con la somministrazione di una terapia alla madre durante la gravidanza e al neonato nelle prime settimane di vita.
Sono molti i modi per prevenire l’infezione al virus. Primo tra tutti, usare il profilattico durante un rapporto sessuale. Esistono diversi tipi di preservativo, così come esiste anche il dental dam (un fazzolettino in lattice) per praticare un rapporto orale.
Se hai appena avuto un rapporto sessuale non protetto, è bene fare tutti i controlli e le diagnosi del caso. Questo viene fatto non solo per evitare l’Hiv, ma anche altre malattie sessualmente trasmissibili in grado di debilitare il nostro organismo. È una sicurezza sia per te stesso che per il tuo partner. Esistono numerosi centri di prevenzione che forniscono test gratuiti (e soprattutto anonimi) per l’Hiv: è sempre bene non ignorare i sintomi della malattia, soprattutto quando è troppo tardi.
Oggi l’Hiv non è più una condanna a morte e chi è sieropositivo può condurre una vita normale, seguendo tutte le terapie necessarie.