La meditazione per ansia e paura
Gli aspetti scientifici della meditazione e le sue potenzialità contro i disturbi legati all'ansia e alla paura
Anche se nel mondo occidentale associamo la meditazione alle culture provenienti dall’Oriente, forme di meditazione sono sempre state praticate da tutti i popoli del mondo, come se da sempre l’essere umano sia a conoscenza degli enormi benefici di questa pratica a livello di salute sia mentale che fisica.
Le pratiche di meditazione sono per loro natura un mezzo atto a raggiungere una condizione di benessere generale legata a un’elevazione spirituale del soggetto; ma che cos’è lo spirito se non la mente? Infatti, se per secoli la meditazione ha continuato a rimanere legata a concetti di tipo etereo, negli ultimi 50 anni le scienze si sono prestate a indagare i tipi di effetti biologici e psicologici che questo tipo di attività può evocare, scoprendo interessanti meccanismi neuronali: grazie alla comprensione di questi meccanismi, oggi le attività di tipo meditativo sono indicate per affrontare stati di ansia a paura oltre che per il raggiungimento di numerosi altri benefici.
Meditazione contro ansia, stress e paura
Una regolare attività meditatoria è accompagnata da cambiamenti strutturali e funzionali nelle regioni del cervello coinvolte nella regolazione delle emozioni e dell’attenzione, oltre che dell’attenzione che ne fanno un importante strumento psicologico.
Ormai molte pubblicazioni nell’ambito della ricerca psichiatrica, evidenziano come gli interventi che si servono della meditazione siano estremamente efficaci nell’alleviare condizioni di stress, ansia e depressione: pazienti affetti da disturbi di questo tipo sviluppano una maggiore e migliore resilienza nell’affrontare gli eventi avversi.
L’effetto di aumento di resilienza nei pazienti è dovuto al potere rinforzante della meditazione nei confronti del controllo delle emozioni da parte dell’individuo.
L’aumento della resilienza allo stress da parte dei pazienti che praticano meditazione è stato osservato in studi condotti nell’ambito degli effetti psicologici indotti dalla pandemia.
Durante la meditazione, l’esposizione a pensieri, ricordi o emozioni negative simultaneamente alla loro osservazione sotto un punto di vista “non giudicante” può resettare l’origine di quei pensieri e sollevare la mente alla loro presenza.
I benefici della meditazione contro stress, ansia e paura
Grazie alle tecniche di neuroimaging, mediante le quali è possibile visualizzare la differente attività delle varie zone del cervello, i ricercatori hanno notato che la meditazione permette anche di estinguere condizioni di paura andando a modificare la struttura e l’integrità funzionale delle reti neurali che sono coinvolte nella segnalazione di sensazioni di positività.
Ad esempio alcuni studi hanno notato come una costante pratica meditatoria sia correlata con un assottigliamento della corteccia orbitofrontale dell’encefalo e un aumento della sua componente di materia grigia: i ricercatori hanno individuato in questo cambiamento anatomo-fisiologico del cervello una delle chiavi fenomenologiche per capire come la meditazione possa riuscire a estinguere sentimenti di paura associata a ricordi.
Uno studio condotto dalla Johns Hopkins University ha messo in risalto come gli effetti benefici della meditazione possano addirittura promuovere un miglioramento maggiore rispetto all’uso di antidepressivi e ansiolitici: i ricercatori si sono concentrati su 47 studi clinici che hanno riguardato 3515 partecipanti nei quali dopo un programma di formazione di otto settimane sulla meditazione di consapevolezza (Mindfulness), gli individui che partecipavano allo studio scientifico hanno registrato l’evidenza di un reale miglioramento nei loro stati di ansia, depressione, uso di sostanze ma anche malattie fisiche come diabete e malattie vascolari.
Negli studi che hanno seguito i partecipanti anche per i sei mesi successivi all’esperimento di formazione sulla meditazione, i miglioramenti in genere continuavano e non è mai stato registrato alcun “effetto collaterale” o comunque negativo.
La meditazione permette di combattere disordini legati allo stress e all’ansia non solo agendo sui cambiamenti anatomici del cervello come descritto fin qui, ma agendo altresì sulla chimica del nostro sistema nervoso: alcuni studi fatti su monaci Buddhisti Tibetani hanno evidenziato come il loro flusso sanguigno cerebrale della corteccia frontale fosse maggiore rispetto ai soggetti di controllo.
La corteccia frontale è una zona largamente impiegata dal cervello per le funzioni esecutive come il problem solving: quando questa è stimolata, innesca una serie di comandi biologici che si traducono con una maggiore sintesi di GABA, ed è stato visto che nei soggetti che praticano meditazione la sintesi di questo neurotrasmettitore è aumentata, motivo per cui questo tipo di attività potrebbe diminuire i livelli ansia.
Anche la serotonina ha dei legami con la pratica della meditazione: è stato osservato come individui che hanno appena terminato una sessione meditativa abbiano dei più alti livelli di serotonina nelle urine, a riprova di una maggiore produzione di questa molecola durante l’attività di rilassamento mentale.