Campagna vaccinale: i premiati e bocciati nella comunicazione online
In che modo, attraverso i siti web, le Regioni hanno dato informazioni sulla vaccinazione? Chi ha fatto meglio e chi invece è stato meno efficiente?
Dopo due mesi di osservazioni e ricerche, è stata pubblicata un’indagine che analizza come i siti web delle singole Regioni e Province Autonome hanno comunicato la vaccinazione anti Covid-19. Il progetto è stato portato avanti dal Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna insieme ad AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali.
L’indagine
Sono tante le persone che ormai si affidano a Dr Google per conoscere sintomi e rimedi di malesseri più o meno gravi e, proprio come accade per molti argomenti afferenti alla salute, agli italiani piace trovare le risposte alle proprie domande online anche in merito al Covid-19 e ai vaccini per contrastarlo. Con questo studio, in particolare, si è voluto approfondire come i siti web delle Regioni e delle Province Autonome abbiano comunicato le informazioni ai cittadini sul vaccino anti Covid, in termini di qualità, quantità e reperibilità dei dati, ma anche fruibilità e leggibilità. Sono state definite 30 variabili, in base alle quali sono poi state assegnate delle fasce di valutazione: verde, se la valutazione è stata positiva, giallo per una valutazione media e rosso per una valutazione negativa. Al tempo stesso, sono state individuate e riportate alcune buone pratiche di comunicazione, fatte di app, infografiche o tabelle che rendono le informazioni più accessibili. I dati fanno riferimento al periodo di osservazione, i mesi di marzo e aprile 2021.
I risultati criterio per criterio
I ricercatori hanno scelto tra le 30 variabili quelle ritenute più rilevanti per determinare quali siti web abbiano effettivamente portato avanti un’efficace comunicazione della campagna vaccinale. In base alle risposte a specifiche domande, poi, sono stati assegnati i giudizi alle singole Regioni.
Reperibilità dell’informazione
Per valutare la reperibilità dell’informazione innanzitutto si è guardato alla presenza nell’homepage del sito web di un riferimento al Covid-19 e/o al vaccino. In questo caso tutte le Regioni si sono aggiudicate la fascia più alta di valutazione, in quanto il 100% di loro ha messo un banner per richiamare l’attenzione sul tema.
Va meno bene, invece, se si guarda più in dettaglio alla presenza di uno spazio dedicato alla comunicazione al cittadino riguardo il Covid-19. Non tutte le Regioni, infatti, lo hanno predisposto: solo il 57% dei portali regionali ha uno spazio dedicato con informazioni esaurienti; il 29% lo ha ma con informazioni limitate e un 14% neppure ha creato spazi dedicati all’informazione. Il bollino rosso, in particolare, va a Valle d’Aosta, Campania e Basilicata. La Regione Sicilia, invece, con il suo portale Costruire Salute, si è aggiudicata la menzione come buona pratica di comunicazione.
Qualità e quantità dell’informazione
Diverse sono le variabili significative per determinare la qualità e quantità delle informazioni. Si scende più in dettaglio sull’argomento vaccini contro il Covid-19 e si osserva se nel sito è presente uno spazio che dia informazioni specifiche sulle categorie di utenti aventi diritto alla vaccinazione. Un buon risultato, visto che l’81% dei siti web delle Regioni e Province Autonome ha questa sezione, il 14% ne ha una ma con informazioni limitate, mentre la Basilicata è valutata negativamente. A costituire una buona pratica di comunicazione è il sito web dell’Emilia Romagna, che descrive le varie fasi previste dalla campagna.
Proprio i dettagli sulle varie fasi fanno parte delle informazioni ritenute rilevanti nello studio. In questo caso sono un po’ meno i siti web che riportano informazioni esaurienti, il 72%, mentre il 14% non riporta alcuna informazione: in questi ultimi rientrano Abruzzo, Basilicata e Sicilia; la menzione per la comunicazione efficace va stavolta alla Regione Veneto.
Quali e quante informazioni vengono date, invece, sui luoghi in cui effettuare il vaccino? Solo il 57% dei siti web regionali è premiato con la fascia verde, ben il 34% non riporta informazioni e in questo gruppo troviamo: Emilia Romagna, Abruzzo, Molisa, Campania, Basilicata, Sardegna e Calabria. Le modalità per effettuare il vaccino, diversamente, sono descritte in maniera esauriente nell’81% dei casi e a riportare informazioni non esaurienti o nulle sono la Provincia Autonoma di Trento, la Campania, la Basilicata e la Calabria.
I timori dei cittadini sugli effetti collaterali del vaccino possono compromettere il buon andamento della campagna. Sempre lo stesso studio rivela infatti che il 75,7% della popolazione ha dichiarato che sarebbe incentivato a vaccinarsi se ritenesse di essere correttamente informato sui rischi. Purtroppo, però, solo il 48% dei siti web in esame riporta delle informazioni sui possibili pericoli della vaccinazione e a farlo in maniera esaustiva è solo una parte di questi (29%): Valle d’Aosta; Provincia Autonoma di Bolzano; Friuli Venezia Giulia; Puglia; Sicilia e Veneto, quest’ultimo portato ad esempio come buona pratica per aver inserito un video con una spiegazione da parte di un medico. Quasi tutte le Regioni presentano link a siti web esterni per approfondimenti, come quello del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’AIFA. Questo non vale, però, per Campania e Basilicata.
Piuttosto bene, poi, per le informazioni sull’andamento dei casi di Covid-19, mentre un po’ meno sull’andamento della campagna vaccinale. Il monitoraggio delle nuove positività è riportato in maniera esaustiva dal 67% dei siti; a non riportare informazioni sono la Regione Veneto, la Toscana, l’Abruzzo e la Sardegna. La dashboard realizzata dalla Regione Umbria è stata riconosciuta come buona pratica. A proposito dei progressi della campagna vaccinale, è il 62% delle Regioni a presentare uno spazio dedicato e il premio “buona pratica” va in questo caso alla Regione Lombardia, che pubblica quotidianamente i dati aggiornati.
Fruibilità ed efficienza dell’informazione
Questo parametro cerca di capire cosa l’utente può fare con l’informazione ricevuta. Una delle variabili significative è se l’utente over 80 possa o meno prenotare il vaccino e in che modo. Nel 19% dei casi, costituiti da Valle d’Aosta, Piemonte, Veneto e Toscana, è lo stesso Sistema Sanitario Nazionale a contattare gli utenti aventi diritto, mentre nel 72% di casi deve essere il cittadino a occuparsi della prenotazione. Calabria e Basilicata al momento della ricerca non offrivano sui loro siti web la possibilità di prenotarsi per questa fascia di età.
Osservata, infine, anche l’esistenza di app utili, sia per informarsi che per prenotare la vaccinazione. Un’app dedicata all’informazione o all’assistenza sanitaria è stata diffusa da circa metà delle Regioni e Province Autonome (48%), con l’eccellenza della Regione Lazio, dove l’app permette anche di tenersi in contatto con il proprio medico di medicina generale e di richiedere la telesorveglianza da casa. Le app per prenotare il vaccino anti Covid, invece, sono state meno: appena il 38% dei siti web ne menziona l’esistenza.
Come riporta l’indagine congiunta Sant’Anna-AGENAS, il 45,3% degli italiani riconosce Internet come canale principale di informazione sulla vaccinazione anti Covid-19, secondo solo alla televisione. Per di più, le persone che mostrano una maggiore esitazione vaccinale sono quelle con titolo di studio più basso, che vorrebbero anche informazioni aggiuntive dai soggetti pubblici e dai medici. Alla luce di queste evidenze e di un diffuso scetticismo nei confronti dei vaccini, una comunicazione puntuale e chiara da parte di enti come le Regioni e le Province Autonome potrebbe fare la differenza sui risultati della campagna vaccinale.