Quando assumere il paracetamolo
Scopriamo quando e perché il paracetamolo risulta essere efficace.
Paracetamolando: ricapitolando il paracetamolo
Il paracetamolo, detto anche acetaminofene, è un farmaco da banco (da automedicazione, acquistabile in farmacia senza ricetta, non essendo soggetto a prescrizione medica) che, insieme all’ibuprofene, è spesso presente – confezionato in flaconi, tubetti, astucci in scatola (contenenti bustine monodose, compresse, pillole o supposte – vedi il nome più comune: Tachipirina) – nel portafogli o in borsa per ogni evenienza (prime forme influenzali, mal di testa, mal di pancia, mal di denti o altre tipologie di dolore). Sintetizzato per la prima volta nel 1878 da H. N. Morse e somministrato a partire dal 1949, il paracetamolo inizia a essere un farmaco ampiamente utilizzato nel corso degli anni ’70. Il paracetamolo, la cui formula è C8H9NO2, è presente anche in quei tipi di medicinali utilizzati – ad esempio – per contrastare il raffreddore, l’influenza, il mal di testa ecc.
I casi diversi in cui può essere assunto (analgesici, antipiretici)
Con i suoi principi attivi analgesici e antipiretici, in quali casi può essere utile l’assunzione di paracetamolo?
Partiamo prima con una distinzione e due definizioni:
- analgesici: farmaci antidolorifici che agiscono sul sistema nervoso centrale, in sede corticale (paralizzano il centro della percezione del dolore).
- antipiretici: farmaci che determinano un abbassamento della temperatura febbrile e non esplicano – normalmente – alcuna azione sulla temperatura quando questa rientra nei valori normali.
Questo farmaco è relativamente, e tendenzialmente, sicuro: molte linee guida di pratica medica raccomandano questa tipologia di trattamento. Questa è, ad ogni modo, l’idea “convenzionale” del farmaco: è una concezione talmente radicata da essere raramente messa in discussione. È pur vero che ingenti quantità di paracetamolo vengono utilizzate per trattare varie tipologie di dolore. Gli usi sono misurati in migliaia di tonnellate. Una ricerca uscita sulla University Oxford nel 2016 afferma che per quanto riguarda il Regno Unito una stima della quantità di paracetamolo venduto si aggira, annualmente, intorno alle 6.300 tonnellate. Significa che queste, più esattamente, sono 35 tonnellate per un milione di abitanti: 35 grammi o 70 compresse di paracetamolo per individuo, ogni anno.
Per quanto riguarda il dolore cronico, invece, l’evidenza statistica non mostra una precisa efficacia. Così come le attestazioni cliniche e le altre ricerche medico-scientifiche della Cochrane Library spiegano come il paracetamolo non possa sostituire, ad esempio, il placebo per il mal di schiena di tipo cronico o per i casi (e tipi) di artrite. I dolori acuti che, dunque, sono improvvisi al momento dell’insorgenza (il mal di testa o il dolore a seguito di un’operazione, per esempio), dopo un po’ tendono a cessare gradualmente e a scomparire. Pertanto, il paracetamolo può produrre sollievo dal dolore, anche se non per tutte le persone. Nel caso del dolore postoperatorio, la Cochrane Library riporta che mediamente è una persona su quattro a trarne beneficio; mentre per quanto riguarda il mal di testa a beneficiarne è mediamente uno su dieci. La suddetta analisi proviene da studi clinici e ricerche sistematiche.
Se lo assumo, funziona? Quando e come posso prendere il paracetamolo?
Il paracetamolo agisce su molteplici livelli e, in tal modo, può essere assunto nelle situazioni comprendenti tipologie di dolore da lieve a moderato (dolore nocicettivo, neuropatico, ipersensibilità spinale): mal di schiena, mal di testa, emicrania, stiramenti muscolari, dolore mestruale, mal di denti, raffreddore, influenza e febbre. Nel caso dell’alta temperatura o di altri gradi di dolore è necessaria la combinazione, sotto indicazione medica, con altri antidolorifici.
La dose raccomandata di paracetamolo per quanto concerne gli adulti e i bambini dai 12 anni in su va da 500 a 1000 mg ogni 4-6 ore. Solo se necessario si può arrivare ad un massimo di 4000 mg per ogni periodo di 24 ore. Per le varie classi di età riferibili ai bambini, le etichette sul paracetamolo contengono istruzioni chiare e precise.
- dolore lieve-moderato (azione analgesica) → tipologie:
- mal di testa (cefalee)
- mal di gola (infezione/ irritazione/ faringite)
- mal di schiena (contrattura?/ contrazione muscolare?/ lombalgia?)
- nevralgie (dolore neuropatico, infiammazione localizzata di un nervo)
- mialgia (“myos” → muscolo, “algia” → dolore)
- dolori articolari (artralgia?)
- dolore post-operatorio (dovuto all’intervento/procedura chirurgico/a)
- mal di denti (i cui sintomi variano a seconda delle cause determinanti l’origine stessa del dolore e del suo “tipo”)
- dolori mestruali (dismenorrea e gli altri dolori associati al ciclo mestruale. Crampi? Mal di schiena? Gonfiore alle gambe?)
- reazioni alle vaccinazioni (reazioni lievi come febbre, dolori muscolari, cefalea, gonfiore, rossore ecc. o, in casi più rari, reazioni severe/avverse)
- artrosi (è meno efficiente a causa dell’insufficiente principio antinfiammatorio)
2. febbre (azione antipiretica)
In tutti i casi associati a infiammazione (es. muscolare) il paracetamolo non è del tutto efficace. Il dolore è descrivibile come una sensazione fisiologica che, penosa e immediata, ha a che vedere con l’esperienza cosciente di una violenta stimolazione delle terminazioni nervose sensitive. L’intensità di questo dipende da fattori soggettivi legati alla sensibilità dell’individuo di riferimento. L’esperienza del dolore ha, in ogni caso, una funzione educativa-preventiva. Visti gli effetti analgesici, il paracetamolo può far fronte anche al raffreddore e al mal di gola (anche se non è in grado di risolvere il malessere alla radice, in quanto non ha praticità antinfiammatoria nel suo rendimento d’azione). Il paracetamolo, allora, è efficace quando si utilizza come antidolorifico per ridurre quanto più il dolore fisico.
Effetti, avvertenze, controindicazioni
Il farmaco, in generale, gode di efficacia e tollerabilità anche per i pazienti più fragili (anziani, donne in gravidanza o in allattamento, pazienti con patologie cardiovascolari, ma anche per i bambini – pur se assunto in dosi differenti a seconda della classe di età cui appartengono) non interferisce con farmaci diuretici, ACE-inibitori o sartani. Il farmaco, per di più, non è gastrolesivo.
In alcuni casi, come già anticipato, possono verificarsi controindicazioni (persone che fanno uso di farmaci anticoagulanti, chi fa abuso di alcol, chi soffre di diabete ecc). È sempre bene, in questo caso, tenere presenti le possibili reazioni allergiche riscontrabili in alcuni soggetti. Alcuni esempi sono:
- arrossamenti della pelle
- prurito
- difficoltà a respirare
- difficoltà nella deglutizione
- disturbo allo stomaco
- vertigine
- pelle giallastra
È molto pericoloso assumere una quantità che supera la dose raccomandata, poiché una conseguenza possibile è il grave danneggiamento del fegato. E ciò può essere, circa la persona, irreversibile e fatale allo stato di salute. Quest’ultimo, infatti, è tra gli effetti di malessere più gravi che possiamo imputare al paracetamolo e alle controversie, avvertenze e controindicazioni medesime.È pur vero, inoltre, che queste situazioni di rischio riguardanti il fegato e i reni si manifestano, perlopiù, in quei soggetti con patologie epatiche pregresse e agli stessi organi, a chi ha una grave dipendenza da alcol o a coloro che rischiano di incorrere nell’ictus a causa del diabete.