Con il telesupporto migliora l’allattamento al seno

L’allattamento al seno è un’esperienza unica, ma affinché tutto funzioni per la madre e il bambino, può essere necessario un supporto

Allattare al seno comporta molti benefici, sia a livello della salute che della relazione fra la madre e il neonato. Per quanto l’istinto di entrambi sia fondamentale, in mancanza delle giuste informazioni l’allattamento al seno può diventare complesso e problematico. Esistono delle iniziative a supporto delle neomamme e una recente ricerca della Società Italiana di Neonatologia (SIN) negli ospedali italiani ha evidenziato come il telesupporto, utilizzato soprattutto a partire dalla pandemia di COVID-19, possa incrementare l’allattamento al seno e i suoi numerosi benefici.

Il telesupporto per l’allattamento al seno

Il telesupporto per l’allattamento al seno rientra nell’ambito della telemedicina, sviluppatasi a partire dagli anni ’70 negli Stati Uniti e applicata in un primo momento alla refertazione degli esami medici.

A partire dalla fine degli anni ’90 l’OMS ha ampliato il concetto di telemedicina a quello di telesalute, che comprende tutte le iniziative che sfruttano tecnologie digitali per educare i pazienti, formare i professionisti e fornire assistenza sanitaria e monitoraggio da remoto.

Oggi si parla piuttosto di eHealth e questo concetto può applicarsi a tutti i campi della salute e del benessere, dai teleconsulti in farmacia al telesupporto per l’allattamento al seno, appunto.

La pandemia di COVID-19 ha visto una redistribuzione del personale sanitario per far fronte all’emergenza e questo ha pesato anche sui reparti di neonatologia e ostetricia, con una diminuzione dei servizi di supporto in presenza, spesso già forniti in modo disomogeneo e talvolta carente.

L’attivazione di servizi di telesupporto, come la trasmissione di informazioni attraverso mail o WhatsApp e videochiamate con professionisti specializzati, ha avuto una ricaduta positiva sulla pratica dell’allattamento al seno, con conseguenti vantaggi per le neofamiglie.

La ricerca condotta dalla Società Italiana di Neonatologia negli ospedali italiani – preceduta da un’indagine analoga dell’Unicef nel 2020 – ha evidenziato che:

  • nel 34% dei casi i servizi sono utilizzati in presenza di problematiche come ragadi, ingorgo mammario, mastiti e spremitura del latte
  • nel 25% dei casi i servizi sono utilizzati per verificare la sicurezza nell’assunzione di farmaci durante l’allattamento

Secondo questa ricerca il 60% degli utenti hanno un’età inferiore ai 35 anni e un livello di istruzione medio-alta.

I risultati fanno quindi pensare a un impatto positivo del telesupporto per l’allattamento, non solo in termini quantitativi (un incremento del 25% dell’allattamento al seno esclusivo fino al terzo mese) ma anche di qualità dell’esperienza. Sono emerse però anche alcune criticità, relative – come nel contesto più generale dell’eHealth – alla disponibilità dei mezzi tecnologici, alla competenza digitale dei professionisti e degli utenti e all’eterogeneità nell’erogazione di questi stessi servizi.

Vantaggi e criticità del telesupporto per l’allattamento al seno

A fronte di una carenza di servizi a supporto dell’allattamento al seno già prima del COVID-19, le modalità virtuali di sostegno alla maternità presentano alcune specifiche caratteristiche che le potrebbero rendere vantaggiose anche adesso che l’emergenza è, benché recente, un ricordo.

Fra i vantaggi del telesupporto per l’allattamento al seno sono stati evidenziati:

  • la tempestività nell’erogare il servizio;
  • l’accessibilità, anche per quelle famiglie che vivono in zone da cui è più difficile raggiungere gli ospedali o i servizi territoriali come i consultori;
  • la possibilità per il personale sanitario di dare sostegno a più donne e famiglie, non dovendo impiegare tempo negli spostamenti;
  • la maggiore partecipazione dei padri: anche se l’allattamento al seno è per forza fatto dalla madre, il supporto non solo emotivo ma anche pratico dell’altro genitore può renderlo più efficiente;
  • la possibilità di dare consigli ad hoc data dal vedere (attraverso una videochiamata) la famiglia nel suo ambiente.

Come abbiamo accennato, però, l’utilizzo di strumenti tecnologici (come specifiche piattaforme, messaggistica, mail, videochiamate) pone alcune problematiche. In particolar modo:

  • l’accessibilità: sussiste nella nostra società un divario digitale, sia per quanto riguardo l’accesso effettivo a device tecnologici efficienti, sia per quanto riguarda la competenza da parte degli utenti nell’utilizzarli;
  • la capillarità: come abbiamo visto, gli utenti di questi servizi sono soprattutto donne con un livello di istruzione medio-alta, ma le eventuali problematiche relative all’allattamento riguardano tutti, anche e soprattutto le fasce più escluse o indigenti. In questo contesto, ad esempio, si è posto il problema di rendere il servizio accessibile anche alle famiglie non italofone, con la criticità però di trovare in modo tempestivo dei mediatori linguistici e culturali che fornissero supporto;
  • una competenza digitale non sempre adeguata da parte dei professionisti che utilizzano strumenti tecnologici per erogare questi servizi;
  • l’utilizzo di strumenti tecnologici non sempre adeguati e di connessioni internet non sempre stabili e funzionanti;
  • la base soprattutto volontaria di partecipazione dei professionisti
  • l’utilizzo, da parte dei professionisti, di device personali o forniti da associazioni;
  • la privacy.

Visto che si tratta di servizi proposti solo in tempi recenti, e nonostante le Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni di telemedicina (del 2020), seguite da due decreti contenenti le Linee Guida (del 2022), ci sono ancora ampi margini di miglioramento.

I servizi di telesupporto all’allattamento per essere efficienti e distribuiti in modo omogeneo dovrebbero:

  • non essere esclusivi, ma affiancarsi a servizi face-to-face, che rendono più facile la comunicazione e permettono una maggiore empatia fra utente e professionista;
  • essere in continuità con i percorsi di nascita attivati dagli ospedali;
  • prevedere l’integrazione dei servizi ospedalieri e di quelli territoriali (forniti ad esempio dai Consultori familiari).

 

La strada sembra però quella positiva di un’integrazione dei servizi di teleconsulto con quelli tradizionali, ad esempio sfruttando un primo contatto telefonico come una sorta di triage per programmare una videochiamata anche nella stessa giornata, per indirizzare in modo tempestivo verso uno specialista oppure in quei casi in cui non è possibile un consulto di persona.

I benefici dell’allattamento al seno

È noto come l’allattamento al seno sia il nutrimento più naturale per un neonato, in modo esclusivo fino ai sei mesi di vita e affiancato dai primi alimenti solidi anche in seguito.

Allattare al seno è benefico per il bambino, per la madre e per la loro relazione, che inizia a instaurarsi già prima della nascita e per la quale i primi momenti e mesi di vita sono fondamentali.

L’allattamento al seno contribuisce infatti:

  • allo sviluppo fisiologico della bocca
  • allo sviluppo del sistema immunitario
  • a ridurre il rischio di sviluppare malattie come quelle cardiovascolari e il diabete
  • a ridurre il rischio di sviluppare allergie o asma

Per la madre l’allattamento al seno riduce il rischio di sanguinamento post-parto e quindi il rischio di anemia e aiuta a perdere il peso acquisito durante la gravidanza. È inoltre gratis e non richiede nessun tipo di organizzazione in anticipo: anche nel caso di uscite è sempre disponibile, nonostante l’allattamento al seno in pubblico sia a volte considerato ancora un tabù.

Per la madre i primi mesi di vita di un neonato possono però essere particolarmente complessi per i numerosi cambiamenti nella propria routine e fisiologici (pensiamo alle oscillazioni ormonali). Nel mondo orientale, per dare sostegno di fronte alle molteplici sfide fisiche, pratiche ed emotive che la nascita di un bambino porta con sé, è ancora diffusa la pratica delle confinement nanny: nel passato erano la madre della neomamma o la suocera ad assolvere a questa funzione, che poi è stata affidata a figure specifiche.

Una confinement nanny si occupa della famiglia, in particolar modo della madre e del bambino, ma non solo, trascorrendo con loro le prime quattro settimane dopo il parto e collaborando sia nelle incombenze quotidiane come la preparazione dei pasti, che ai nuovi compiti, come l’allattamento.

Una madre che allatta al seno non dovrebbe mai sentirsi sola e priva di supporto, per questo nella nostra società si sono sviluppata servizi rivolti alle neomamme, che possono, in caso di difficoltà, rivolgersi a consulenti professionisti, ospedali, consultori o gruppi di supporto.

L’allattamento al seno è un diritto di ogni madre, ma non un dovere: la scelta è sempre quella della donna, opportunamente consigliata e supportata. Non dovrebbe mai essere un’esperienza dolorosa, e soprattutto non dovrebbe esserlo per mancanza di informazioni e supporto adeguati, perché questo può disincentivare dall’allattare al seno.