Tessuti dermo-compatibili e patologie della pelle

La guida intelligente con i tessuti più salutari per prevenire la dermatite da contatto.

Fra brand sostenibili e collezioni eco-friendly, i consumatori stanno imparando ad avere un occhio più critico quando si trovano a scegliere fra i capi d’abbigliamento disponibili sul mercato, sia fisico che digitale. Nonostante la consapevolezza sempre più solida di ciò che c’è dietro alla creazione di un indumento, i giganti del fast fashion sono ancora presenti in modo capillare con proposte sintetiche a basso prezzo. Ma, oltre alle ripercussioni sociali e ambientali, questo fenomeno ha un enorme impatto sulla salute della pelle. Impariamo insieme quali tessuti preferire a seconda delle esigenze.

Normative per l’industria tessile

Premessa. In Europa, soprattutto in Italia, il settore tessile è obbligato a rispettare una serie di normative internazionali molto stringenti che garantiscono l’idoneità dei tessuti a stare a contatto con la pelle. L’OEKO-TEX® Standard 100 certifica che ogni componente di un indumento è stata testata in base a parametri molto rigidi, lo Standard GB 18401-2010 obbliga i produttori a rispettare i requisiti stabiliti per tutti i materiali importati, prodotti e venduti sul mercato cinese; lo ZDHC elenca quali sono le sostanze chimiche vietate nella produzione di tessuti, pellami, gomme, adesivi e finiture per abbigliamento e calzature. Acquistando da marchi che producono in ambito europeo, dunque, ci si dovrebbe sentire più tranquilli. Ma cosa succede nel caso di pelli sensibili e soggette a patologie? La risposta è nei tessuti dermo-compatibili.

Dermatite da contatto: il preludio di quella atopica?

La dermatite da contatto può fare da apripista alla dermatite atopica, e viceversa. Come sottolineano le linee guida europee ETFAD/EADV, il 40-65% dei pazienti con dermatite atopica presenta allergie da contatto. Le risposte allergiche causate dalle immunoglobuline IgE, però, non sono la causa diretta della dermatite atopica, ma il risultato delle mutazioni della barriera epidermica, che facilitano la penetrazione di allergeni e quindi l’insorgere di lesioni cutanee tipiche della dermatite atopica. Tuttavia, questo non significa che eliminati gli allergeni, allora la dermatite scomparirà sicuramente.

Se vuoi avere una panoramica su altre patologie cutanee, leggi i nostri articoli sulla dermatite seborroica, sulla dermatite da stress e sull’eritema solare.
Ma come si distingue la dermatite da contatto dalle altre infiammazioni?

Quando la dermatite da contatto = allergia ai tessuti

Generalmente, la dermatite da contatto si manifesta con rash cutanei localizzati nelle zone più umide del corpo e in quelle in cui si verifica un maggior sfregamento con la biancheria intima e gli indumenti, ovvero, inguine, interno coscia, addome, petto, collo, dorso del piede e regioni poplitee (retro del ginocchio e piega del gomito). A volte si tratta solo di un’irritazione temporanea dovuta alla sudorazione o allo stretto contatto con gli indumenti, altre volte, invece, può essere una vera e propria allergia ai tessuti. La visita specialistica è l’unico strumento sicuro per stabilire l’entità dell’infiammazione. L’iper-sensibilizzazione ai materiali che indossiamo può essere determinata dalla loro natura sintetica e poco traspirante, dalle sostanze chimiche utilizzate in fase di produzione, dalle quelle per il finissaggio dei tessuti e da altre impiegate durante il loro lavaggio.

Quando il tessuto è causa dell’allergia

La diagnosi del medico inizia sempre con l’anamnesi dei sintomi, per poi scendere sul piano pratico con una serie di test specifici:

-Patch test: esame epicutaneo che permette di individuare le sostanze che hanno scatenato l’allergia; consiste nell’applicazione di piccoli cerotti (patch) imbevuti di sostanze da testare direttamente sulla pelle. Una volta rimossi, dopo 24-72 ore, è possibile verificare se abbiamo sviluppato una reazione allergica ad alcune sostanze.
-Prick test: prevede l’applicazione delle sostanze da testare direttamente sull’avambraccio, dopo aver fatto un lieve graffio sulla pelle per farle penetrare, senza l’uso di cerotti. In questo caso, già dopo 20 minuti ci si attende lo sviluppo di una possibile irritazione (meno efficace nel caso dei tessuti che provocano rash cutanei dopo un lasso di tempo più lungo).
-Prist test: è un prelievo del sangue sul quale viene fatta un’analisi della di immunoglobuline IgE responsabili della reazione cutanea. Non dà informazioni su quale sostanza abbia scatenato l’allergia.
-Esame merceologico: un’indagine sulla composizione dei tessuti o sui detergenti con cui il paziente è venuto in contatto.

Identificato il tipo di irritazione, lo specialista può prescrivere creme al cortisone per un trattamento topico, antistaminici da assumere per via orale, oppure, nei casi con pus e vescicole, antibiotici e antisettici. E i tessuti da indossare? In base alle linee guida SIDeMaST più recenti, sono da evitare le fibre irritanti come la lana, il rayon, il velluto a coste e i cotoni misti e gli indumenti troppo stretti o troppi caldi, per prevenire fenomeni di sudorazione eccessiva. Da preferire, invece, il cotone organico non colorato e la seta senza sericina.

I tessuti sintetici più aggressivi:

Alcuni li abbiamo già inseriti nella lista nera, altri forse non li abbiamo ancora sentiti nominare. La maggior parte delle allergie sono diagnosticate a partire da questi tessuti sintetici:

-Nylon: spesso utilizzato per produrre biancheria intima, costumi da bagno, vestiti e collant;
-Spandex (o elastam): molto presente in leggings, collant velati, capi stretch, body, coppe del reggiseno, pannolini, costumi da bagno e intimo;
-Gomma, neoprene e lattice: impiegati sia nella produzione di abbigliamento che nella realizzazione di arredi e complementi d’arredo;

A rincarare la dose di aggressività sulla pelle ci sono anche le sostanze utilizzate in fase di produzione per rendere i tessuti morbidi, impermeabili, resistenti al calore, etc. Di seguito qualche esempio:

-Coloranti (soprattutto quelli dispersi) che possono contenere metalli e nichel. Questi si legano male con le fibre sintetiche e vengono assorbiti dalla pelle perché idrosolubili. Il blu e il nero sono ritenuti fra i più nocivi.
-Resine utilizzate per rendere i tessuti resistenti, rigidi o soffici;
-Mordenti, come il bicromato di potassio, per fissare i coloranti alle fibre tessili;
Sbiancanti, come cloro, solfiti e ipoclorito (in particolare i candeggianti ottici);
-Fungicidi, biocidi e alghicidi impiegati per prevenire la comparsa di microbi nei tessuti.

Naturali, biologici e ipoallergenici: quelli che fanno bene alla pelle

Se i tessuti di cui diffidare sono sempre dietro l’angolo, anche quelli che non mettono in pericolo la salute sono presenti in abbondanza. Basta saper leggere bene l’etichetta e scegliere in base ad alcune caratteristiche. Sulle fibre naturali (sia vegetali che animali) si può star tranquilli: apriamo quindi i nostri armadi a cotone organico, lino, canapa, iuta, ramiè, rafia, sisal e seta, facciamo un po’ di spazio alle fibre meno comuni come quelle di cocco, noce, banana, eucalipto e bambù e impariamo a conoscere il kenaf, il kapok e il lenpur. Per i periodi più freddi, riscaldiamoci con lana, cashmere, alpaca, mohair e cammello, ricordandoci di indossare uno strato di tessuto non irritante a diretto contatto con la pelle nel caso di dermatiti e allergie. Per gli amanti dell’estate, da scoprire sono invece le fibre marine, come quelle derivanti dalle alghe e quelle derivate dagli scarti di lavorazione dei crostacei come il Seacell e il Crabyon. Tutti i tessuti ottenuti da queste fibre sono sicuri sulla pelle, meglio se anche ipoallergenici e biologici certificati.

Prevenire l’allergia ai tessuti:

Bene, a questo punto siamo arrivati al take away dell’articolo. Cosa fare per prevenire l’allergia ai tessuti? Di seguito, una preziosa lista da consultare prima e dopo l’acquisto di un capo d’abbigliamento:

-Scegli saponi e detergenti naturali non aggressivi;
-Idrata la pelle bevendo molta acqua e applicando creme naturali;
-Irrobustisci il sistema immunitario con una dieta ricca di vitamine;
-Indossa tessuti naturali e chiari ed evita quelli sintetici in colori scuri, specialmente se a contatto con le parti intime (cerca di seguire le stesse regole per lenzuola, asciugamani e complementi d’arredo);
-Assicurati che i dettagli in metallo siano nichel-free;
-Prediligi il lavaggio in lavatrice con detersivi biologici delicati (ottimo il sapone di Marsiglia), utilizzandoli nella giusta quantità, ed evita l’ammorbidente.

E ricorda che la pelle è l’organo più esteso di tutti: impara a prendertene cura ogni giorno!