L’estrazione del dente del giudizio
Scopriamo il prima, durante e dopo di un’operazione molto comune al giorno d’oggi.
L’estrazione del dente del giudizio ormai è diventato un intervento di routine. Quella che si definisce in gergo medico “avulsione” dei cosiddetti terzi molari, è una pratica ormai molto diffusa: osserviamo le principali caratteristiche.
Quando è necessaria?
La comparsa dei denti del giudizio non implica automaticamente lo stare male. Possono aver trovato il giusto spazio e stare correttamente allineati, senza dare alcun fastidio. Il problema nasce quando questo non accade. Sostanzialmente lo scopo dell’operazione si differenzia in due filoni: preventivo o curativo. Il primo è a tutela del corretto allineamento con gli altri denti, il secondo è tipico di una condizione particolare, chiamata appunto dente incluso. Questo termine comprende tutti i casi in cui non si ha una corretta eruzione del terzo molare all’interno della bocca. Di conseguenza, si possono generare vari inconvenienti:
- erosione e infiammazione del dente adiacente (spinge contro le radici);
- grave infezione, carie, pulpite, ascesso dentale al dente del giudizio;
- infiammazione della gengiva (gengivite);
- mal di denti cronico, generato dalla pressione che il dente del giudizio esercita su quelli vicini;
- rottura o frattura del dente.
Il dente del giudizio, intrappolato all’interno dell’osso mandibolare o mascellare, solitamente deriva da affollamento dentale. La mancanza di spazio rende difficoltosa la normale masticazione e l’igiene dentale quotidiana, favorendo così l’accumulo di residui di cibo e l’insorgere di infiammazioni. Oltre al dolore percepito, ci possono essere anche ulteriori complicazioni:
- i batteri possono trasferirsi dal cavo orale al circolo sanguigno, causando infezioni sistemiche e malattie;
- il sacco che circonda il dente incluso si riempie di liquido (essudato) e si allarga, formando una cisti: la cisti, crescendo, può danneggiare permanentemente i molari adiacenti, l’osso circostante e i nervi; in rari casi, se non viene trattata, può formarsi un tumore sulle sue pareti.
Come viene fatta?
Sebbene sia, appunto, ormai diventato un intervento molto frequente (9 persone su 10), molto spesso si ha grande timore dell’operazione. L’estrazione chirurgica dei denti del giudizio è un intervento che solitamente si esegue in anestesia locale, con l’estrazione da uno a quattro molari, totalmente indolore. Solo in casi eccezionali si ricorre all’anestesia generale, come per pazienti molto agitati o tendenza al vomito. L’intervento dura dai 10 ai 30 minuti, o comunque meno di un’ora: si pratica un piccola incisione nella gengiva, si estrae e si applica qualche punto di sutura. A volte è necessario rimuovere parte dell’osso che circonda il dente del giudizio, o tagliare il dente in due o tre pezzi.
L’estrazione del dente del giudizio è preferibile quando il soggetto è ancora giovane: le radici non sono completamente formate, l’osso circostante è più morbido e ci sono meno possibilità di danneggiare i nervi e altre strutture vicine. La rimozione in età avanzata è più complessa, perché le radici sono completamente sviluppate (può coinvolgere il nervo) e la mascella è più densa.
I postumi
I punti di solito vengono rimossi dopo 7 giorni, ma ovviamente dipende dal processo di guarigione. Svanito l’effetto dell’anestesia, le conseguenze più comuni sono:
- dolore post estrazione;
- lieve sanguinamento;
- edema postoperatorio (gonfiore), da lieve a moderato;
- temporanea riduzione della capacità masticatoria.
Anche la febbre dopo l’estrazione è abbastanza frequente, e in genere è un fenomeno transitorio (c’è sempre l’amico paracetamolo).
Il periodo post-operatorio è determinato dalla posizione dei denti del giudizio e dal tipo di intervento: il chirurgo valuterà ogni singolo caso, e descriverà in dettaglio il decorso post-operatorio con la massima precisione.
Cosa fare dopo l’intervento?
Ci sono alcune indicazioni per rendere meno spiacevole il decorso post-operatorio:
- dormire con la testa sollevata (più cuscini), per attenuare il dolore e l’emorragia gengivale;
- per tamponare il sanguinamento, si può tenere premuta una garza sterile assorbente sulla gengiva per 30-60 minuti;
- anche l’applicazione di ghiaccio all’esterno della mascella (guancia), può contribuire ad alleviare dolore ed infiammazione;
- l’assunzione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori, prima che svanisca l’effetto dell’anestesia, è spesso consigliata dal medico;
- risciacqui del cavo orale con collutori (ad esempio a base di clorexidina, antisettico), dopo 12-24 ore;
- consumare cibi liquidi o soffici e non troppo caldi o freddi, per non irritare la gengiva;
- evitare il consumo di alcolici ed il fumo.
Un po’ di sano dibattito
Molte persone pensano che, dal momento che non hanno dolore o sintomi, non hanno bisogno di preoccuparsi dei loro denti del giudizio. Ad ogni modo, nessun dolore non equivale a nessun pensiero o nessuna complicazione. I denti del giudizio che sono erotti in maniera corretta e funzionale, privi di carie o infezioni, igienicamente a posto con gengive in salute, possono non richiedere l’estrazione. Però, è necessario qualche check-up professionale, come pulizia e radiografie, per monitorare la situazione ed essere sicuri che non cambi.
Al centro di varie discussioni ci sono anche le tempistiche di valutazione, e se effettivamente un intervento preventivo è sensato. Si contrappongono due scuole di pensiero:
- la maggior parte dei casi è patologica, quindi vanno rimossi;
- la rimozione è indicata solo nei casi con patologie associate.
Nel 59% dei casi l’estrazione preventiva è raccomandata al fine di prevenire le complicazioni future, ma ciò ha fatto sorgere qualche dubbio. Sia sotto l’aspetto economico, considerando i costi di un intervento eventualmente non necessario, sia sotto l’aspetto pratico, poiché il potere predittivo per stabilire il momento ideale per la rimozione è molto basso. Difficile stabilire se un dente affiorerà del tutto o meno, con angolazione giusta o no. Oltretutto, il dottore e il paziente devono tenere in considerazione che gli effetti post-operatori comunque ci sono, anche se raramente sono gravi (parestesia). Questi sono i punti focali che hanno creato la domanda: “è conveniente toglierli in anticipo?”.
Al momento, non ci sono prove sufficienti per supportare o confutare la rimozione a scopo preventivo dei casi asintomatici, anche negli adulti. Ciononostante, il dentista può indicarci tutte le possibili motivazioni da prendere in considerazione per l’intervento, analizzando il quadro da un punto di vista ortodontico, profilattico, ed economico.