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Cosa prendere se hai mal di denti

Ogni patologia ha il suo rimedio, ecco un elenco ragionato

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    Pur non riuscendo a descrivere con precisione la sensazione che si prova, chiunque capisce subito cosa s’intende quando si parla di mal di denti: una fitta penetrante o dolore generalizzato in tutta la bocca, il fastidio più o meno intenso che, quando si scatena, impiega poco tempo a diventare insopportabile e a impedirci di goderci il pasto come abbiamo sempre fatto.

    Quella che più tecnicamente andrebbe chiamata odontalgia – mal di denti, appunto – non è di per sé una malattia ma un sintomo, un segnale d’allarme collegato ad un problema che potrebbe in effetti essere nella bocca, e molto spesso è così, ma che alle volte è localizzata in un’altra parte del corpo e si riflette sui denti solo come conseguenza indiretta.

    Per capire cosa fare o cosa prendere dobbiamo risalire alla causa che lo scatena, altrimenti rischiamo di peggiorare la situazione con un trattamento che a poco serve nel nostro specifico caso. 

    Quando la causa è un’infezione

    • Alveolite. Quando un’estrazione dentaria risulta particolarmente traumatica per la bocca, gli alveoli interessati si indolenziscono e producono un odore pessimo, sono più facilmente attaccati dai batteri che da lì si allargano ai denti adiacenti.
    • Ascesso. Un accumulo di materiale in eccesso e di scarto (globuli bianchi, piastrine, batteri), che si forma sulla gengiva determinando  gonfiore e arrossamento innaturale nella zona colpita e, di conseguenza, la sensazione di dolore.
    • Carie, pulpite. La malattia degenerativa che colpisce direttamente i tessuti del dente, erodendo e facendoli marcire a poco poco. Quando questo processo di deterioramento si avvicina alla polpa del dente si inizia a sentire dolore vero e proprio (pulpite)
    • Gengivite e parodontite. Quando l’infezione fa presa su tutto l’apparato gengivale e questo si infiamma, si arrossa e arriva anche a sanguinare nei casi più gravi; se lo scompenso colpisce gli alveoli dentro cui si trovano le radici dei denti (parodontite), può addirittura avviarsi un processo di perdita di tessuto osseo di attacco dei denti, che in sostanza iniziano a traballare e fare male.

    Cosa prendere?

    La cosa migliore da fare se il nostro mal di denti è causato da una di queste tre patologie è, innanzitutto, prenderle per tempo: non aspettare che il dolore sia insopportabile ma, se lo percepisci distintamente e in modo persistente, cercane subito la causa e agisci di conseguenza.

    Nulla sostituisce la diagnosi di un dentista e il relativo trattamento prescritto, però, nell’attesa, possiamo assumere antinfiammatori (es. Ibuprofene), antidolorifici (es. acido acetilsalicilico) o, in casi ben individuati, anestetici topici (es. lidocaina).

    Per i problemi legati più alle gengive che al dente vero e proprio potrebbe essere utile anche un disinfettante per uso orale (collutorio), che aiuta a tenere lontano ulteriori batteri da una zona già compromessa.

    Quando la causa è l’ipersensibilità

    Siamo di fronte ad una predisposizione quasi congenita dell’arcata dentaria di una persona: mangiamo alcuni cibi troppo freddi, troppo caldi o troppo velocemente, oppure assumiamo alimenti molto zuccherati e i denti hanno una sorta di repulsione, percepiamo una fitta molto dolorosa che parte da un punto e si propaga in tutta la bocca, come una reazione a catena. Generalmente l’ipersensibilità si aggrava se accompagnata da scarsa o errata igiene orale, basta anche l’utilizzo prolungato dello spazzolino sbagliato o l’applicazione di una tecnica di lavaggio dei denti scorretta che manca sistematicamente una parte dell’arcata.

    Cosa fare?

    Evitare di assumere i cibi che abbiamo (malauguratamente) testato provocarci questo dolore e correggere gli eventuali errori nella nostra igiene orale, sommando alla classica pulizia con lo spazzolino il dentifricio giusto per noi (es. con o senza fluoro) e l’utilizzo del filo interdentale per essere sicuri di eliminare il tartaro residuo.

    Quando la causa va al di là della bocca

    • Cefalea. Il mal di testa, frequente e diffuso su tutta la testa, arriva anche a provocare mal di denti nella misura in cui tutte le terminazioni sensibili del volto risentono di questo dolore, che è sì localizzato sul cervello, ma che non viene realmente percepito da questo in quanto non ha suoi propri recettori nervosi.
    • Sinusite. L’infiammazione acuta, a volte cronica, delle mucose dei seni paranasali – localizzati poco sotto e poco sopra il naso – interessa anche l’arcata dentale per una questione di prossimità tra le due zone: un dolore diffuso in un punto poco sopra la bocca, facilmente ha ripercussioni anche nelle terminazioni nervose al suo interno; in casi sfortunati, la sinusite può arrivare a provocare addirittura un’infezione di questa zona del volto.
    • Otalgia. L’infiammazione delle orecchie, dovuta a lesioni o patologie, si ripercuote nella bocca perché le zone sono comunicanti (tube di eustachio), per questo spesso il dolore di uno è percepito anche nell’altro estremo. 
    • Bruxismo. Contrarre involontariamente la muscolatura della bocca e fare così digrignare i denti, generalmente durante il sonno, è una reazione molto fastidiosa allo stress che una persona accumula durante la giornata, alle volte anche a una condizione di depressione che porta con sé l’irrigidimento di alcune parti del corpo; il mal di denti si scatena, di conseguenza, quando il bruxismo perdura a lungo.

    Cosa fare?

    A parte nell’ultimo caso, per il quale è necessario agire a livello psicologico e trovare delle attività che permettano di scaricare lo stress, nelle altre situazioni è vero più che mai l’assunto da cui siamo partiti: per guarire dal mal di denti, dobbiamo andare alla radice del problema e curare la malattia che lo provoca, anche e soprattutto quando questa si trova in una zona diversa dalla bocca.

    Fonti

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