Transizione di genere a carico dello Stato: ecco cosa vuol dire
I farmaci per i processi di cambiamento di sesso in caso di disforia di genere sono gratuiti dal 1/10/2020: capiamone di più
Dal 1 ottobre 2020 l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha stabilito che i farmaci ormonali per i processi di virilizzazione degli uomini transgender e di femminilizzazione delle donne transgender, ovvero per la transizione di genere saranno inseriti nell’elenco dei farmaci di classe H, cioè quei medicinali che possono essere distribuiti solo tramite aziende ospedaliere ma totalmente a carico del Sistema Sanitario Nazionale, quindi “gratuiti”. La prima regione a fare da apripista sulla questione è stata l’Emilia Romagna, seguita dopo 24 ore dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale da parte dell’AIFA.
Una notizia rivoluzionaria e una presa di posizione netta dello Stato sull’argomento Gender, una tematica ampiamente dibattuta e che vede contrapposizioni spesso feroci.
Terminologia utile
L’identità di genere è un argomento che negli ultimi anni ha mosso la collettività a cercare definizioni che permettano alle persone di sentirsi a proprio agio con la loro natura sessuale e sociale, senza rimanere attaccati a concetti medievali che molto spesso provocano solamente dolore. Riportiamo alcune terminologie utili per capire al meglio la tematica:
Cisgender: una persona la cui identità sessuale corrisponde al sesso assegnato alla nascita.
Trattamento di affermazione di genere: trattamento fisico a cui alcune persone transgender accedono per adattare il proprio corpo alla loro identità di genere.
Disforia di genere: un profondo disagio causato dalla discrepanza tra il sesso assegnato alla nascita e l’identità di genere. Questo termine è riportato sul DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali).
Espressione di genere: le manifestazioni esterne del genere e della sessualità di una persona, che possono includere nome, pronomi, abbigliamento, taglio di capelli, comportamento, voce o caratteristiche del corpo.
Disturbo dell’identità di genere: termine diagnostico utilizzato nelle versioni precedenti del DSM. Il termine è ancora utilizzato per la diagnosi del bambino nell’ICD-10 (la classificazione internazionale delle malattie secondo l’OMS), ma il nome proposto per l’ICD-11 (l’edizione successiva al ICD-10) è “incongruenza di genere dell’infanzia”. Attualmente questo termine non è molto amato dato il termine “disturbo”.
Identità di genere: l’identità di genere interna di una persona. A differenza dell’espressione di genere, l’identità di genere non è visibile agli altri.
Incongruenza di genere: il termine diagnostico proposto da utilizzare nella nuova edizione dell’ICD-11. Non tutti gli individui con incongruenza di genere soffrono di disforia di genere o cercano un trattamento che affermi il genere.
Riassegnazione di genere: termine utilizzato in precedenza per descrivere ciò che è noto ora come trattamento di affermazione del genere.
Ruolo di genere: comportamenti, atteggiamenti e tratti della personalità che una società, in un periodo storico, designa come maschili o femminili.
Sesso natale: il sesso assegnato alla nascita, che di solito si basa sull’anatomia genitale.
Sesso: attributi che caratterizzano la mascolinità biologica o la femminilità. Possono includere i geni che determinano il sesso, i cromosomi sessuali, le gonadi, gli ormoni sessuali, i genitali interni ed esterni e le caratteristiche sessuali secondarie.
Orientamento sessuale: attrazione fisica ed emotiva di un individuo per un’altra persona. L’identità di genere e l’orientamento sessuale non sono la stessa cosa. Indipendentemente dalla loro identità di genere, le persone transgender possono essere attratte dalle donne (ginecologiche), attratte dagli uomini (androfili) o essere bisessuali, asessuali, pansessuali e così via.
Transgender (aggettivo): termine generico per descrivere individui la cui identità di genere differisce dal sesso assegnato alla nascita in base alle loro caratteristiche sessuali.
Femmina transgender: una persona che si identifica come femmina, ma il cui sesso è stato assegnato maschio alla nascita.
Maschio transgender: una persona il cui sesso è stato assegnato femmina alla nascita (in base alle caratteristiche sessuali) ma si identifica come maschio.
Transizione: il processo durante il quale le persone transgender cambiano le loro caratteristiche fisiche, sociali e/o legali coerenti con la loro identità di genere.
Transessuale (aggettivo): un termine diagnostico usato nell’ICD-10. Il termine è attualmente utilizzato in parte della letteratura medica quando si parla di diagnosi. Dovrebbe essere usato, invece il termine transgender, tranne quando si fa riferimento all’attuale diagnosi ICD-10.
Come avviene il cambiamento di sesso?
Sottoporsi a un intervento chirurgico per adattare le parti del corpo associate al loro sesso biologico a quella che è la propria identità sessuale è una pratica piuttosto diffusa tra chi soffre a causa della disforia di genere.
Il proprio medico darà tutte le indicazioni necessarie per affrontare al meglio gli eventuali interventi chirurgici per la transizione, ma nell’anno precedente all’intervento, in linea di massima, sarebbe raccomandabile:
- smettere di fumare;
- perdere peso se si è in sovrappeso;
- tenere sotto controllo eventuali condizioni a lungo termine, come il diabete o l’ipertensione (anche post intervento).
Chirurgia per uomini trans
Le procedure più comuni per gli uomini trans possono riguardare interventi sul torace, i quali includono:
- rimozione di entrambe le mammelle (mastectomia bilaterale) e relativa ricostruzione del torace;
- riposizionamento del capezzolo;
- impianto dermico e tatuaggio.
La chirurgia di genere per uomini trans invece prevede:
- costruzione di un pene (falloplastica o metoidioplastica);
- costruzione di uno scroto (scrotoplastica) e impianti testicolari;
- un impianto penieno.
Può anche essere presa in considerazione la rimozione dell’utero (isterectomia) e delle ovaie e delle tube di Falloppio (salpingo-ovariectomia).
Chirurgia per donne trans
La chirurgia di genere per le donne trans solitamente include:
- rimozione dei testicoli (orchidectomia);
- rimozione del pene (penectomia);
- costruzione di una vagina (vaginoplastica);
- costruzione di una vulva (vulvoplastica);
- costruzione di una clitoride (clitoroplastica);
Come con tutte le procedure chirurgiche, possono esserci complicazioni. Il chirurgo dovrebbe sempre discutere con il paziente i rischi e i limiti dell’intervento prima di acconsentire alla procedura.
Cosa prevede la normativa
Secondo le indicazioni raccolte sulla Gazzetta Ufficiale sarà un’équipe multidisciplinare e specialistica ad autorizzare la somministrazione gratuita dei farmaci ormonali per il cambiamento del sesso biologico in persone al quale è stato diagnosticata disforia di genere o incongruenza di genere secondo i criteri del DSM V o ICD-11.
La questione in realtà ha radici più lontane, infatti tale decisione non è stata presa da un giorno a l’altro, ma tenendo conto anche delle riunioni svoltesi nella prima quindicina di Febbraio del 2020 da parte del Comitato Tecnico Scientifico dell’AIFA.
Nel piano terapeutico rientrano:
- testosterone undecanoato: intramuscolare, 1000 mg ogni 12-16 settimane, previo carico dopo 6 settimane;
- testosterone undecanoato: 120-160 mg al giorno per via orale;
- testosterone entantato: intramuscolare, 250 mg ogni 21-28 giorni;
- esteri del testosterone: intramuscolare, 250 mg ogni 21-28 giorni;
- testosterone gel transdermico: da 20 a 80 mg al giorno, su cute integra e ben idratata.
I trattamenti saranno a carico dello Stato per tutta la loro durata e dovranno rispettare dei parametri rigidissimi al fine di salvaguardare la salute dei pazienti. Infatti viene indicato nell’allegato della determina che: i livelli di testosterone durante il trattamento dovranno essere compresi nel range 400-700 ng/dL e il valore dell’ematocrito (analisi del sangue per valutare numero e volume dei globuli rossi) non dovrà superare i limiti superiori di riferimento del laboratorio.
Inoltre, nel corso della terapia dovranno essere effettuati:
- dosaggio di emocromo e testosterone totale ogni tre mesi nel primo anno di terapia, ogni sei mesi nel secondo anno, poi una volta l’anno dal terzo;
- profilo epatico e profilo glico-lipidico ogni sei mesi nel secondo anno, poi una volta l’anno;
- monitoraggio pressione arteriosa ad ogni visita;
- peso corporeo, circonferenza vita e fianchi una volta l’anno.
Vista la delicatezza del trattamento esistono anche dei criteri di esclusione al fine di salvaguarda la salute delle persone. Tra questi troviamo:
- la mancata attestazione diagnostica di disforia di genere/incongruenza di genere;
- psicopatologie associate interferenti con l’iter diagnostico o terapeutico non compensate;
- ipersensibilità’ al testosterone o a uno qualsiasi degli eccipienti contenuti nei rispettivi medicinali;
- allergie a eventuali farmaci;
- carcinoma mammario androgeno/estrogeno-dipendente;
- disfunzioni epatiche, renali;
- alterazioni dei processi coagulativi;
- sindrome delle apnee ostruttive del sonno.
L’importanza della normativa per la salute della comunità transgender
I costi sempre più proibitivi dei farmaci per il cambiamento di sesso sono stati sicuramente una delle molle principali che hanno spinto a cambiare la rotta e permettere così alle persone transgender di poter affrontare il loro percorso. L’inaccessibilità causata dal costo dei trattamenti infatti è diventata, soprattutto negli ultimi anni, una delle principali cause di interruzione dei trattamenti insieme alla scarsa reperibilità di alcuni farmaci.
L’importanza di assicurare un corretto trattamento a chiunque stia affrontando determinati percorsi è vitale.
Dal lato psicologico perché si è visto come convivere con la sofferenza dovuta alla discrepanza fisica percepita rispetto alla propria identità di genere possa portare alla depressione (non sempre adeguatamente combattuta anche tramite l’ausilio dei giusti antidepressivi) e/o spingere a comportamenti particolarmente a rischio, come l’automutilazione e il suicidio.
Dal lato fisico perché la letteratura scientifica ha prodotto linee guida molto chiare riguardo alla somministrazione di farmaci per la terapia ormonale sostitutiva. Infatti i farmaci a base di testosterone o di estrogeni oltre a essere fondamentali per il benessere psicofisico delle persone sottoposte alla terapia ormonale sostitutiva, sono anche dei veri e propri salvavita per coloro che hanno già completato il processo di riconversione. Infatti, in questo caso, il corpo non è più in grado di produrre autonomamente steroidi, e ciò può portare svariate problematiche e patologie, come una grave diminuzione della densità ossea.
Questo ci fa comprendere come la fruizione gratuita di trattamenti in caso di disforia di genere non sia solamente una giusta battaglia per l’uguaglianza e l’integrazione sociale (combattuta fin troppo in ritardo), ma anche e soprattutto un grido corale, necessario e doveroso per rimarcare il diritto universale di tutti noi a esistere e farlo in salute e serenità.