Rapporti morbosi: la trappola delle relazioni pericolose
Quando le relazioni difficili annullano le persone
Arrivare a sentirsi tristi e inutili all’interno di una relazione di coppia per molti è da considerarsi come un segnale di pericolo quando, in realtà, molto spesso può indicare un danno già presente nella sfera emotiva o nell’integrità della persona. Crisi di pianto improvvise, sensazioni di inutilità e di vuoto, mancanza di energie in certi casi non sono da considerarsi un disturbo, ma i sintomi.
Le relazioni pericolose
Che cosa sono? Come si riconoscono?
Qual è il segnale di confine fra un rapporto d’amore e uno di dipendenza, logorante e/o addirittura pericoloso?
Riconoscere tali tipi di rapporto non è sempre facile, perché all’inizio possono addirittura sembrare relazioni da favola. Con il tempo però, si innescano tutta una serie di sensazioni alla cui base si cela il vissuto di dipendenza affettiva.
In questa dinamica di gioco perverso un “salvatore” e un “persecutore” si scambiano continuamente ruoli, così come si scambiano le sofferenze e i piaceri, che sono collegate e intrecciate in modo così stretto da sembrare la stessa cosa.
La “trappola” delle relazioni pericolose
Alcune persone sembrano maggiormente inclini a cadere succubi di una relazione tossica.
In questi rapporti avviene uno squilibrio di potere in cui una persona tende a funzionare in modo prevalente mentre l’altra ne resta succube, perdendo la normale capacità di critica e di autonomia.
Quello che si verifica in alcuni casi è una relazione di sfruttamento sia emotivo che fisico in cui, nelle condizioni più gravi ed estreme, possono esserci anche manifestazioni di violenza.
Le energie della vittima si prosciugano per il continuo rimuginare e per la fatica di voler riconquistare l’altro, in continui tentativi di riconquistare e rivivere i primi momenti felici. A causa di questo l’autostima viene ridotta a brandelli.
Perché non è amore?
Una relazione amorosa può definirsi tale se c’è intimità, passione, piacere e crescita. Certamente esistono anche momenti di sofferenza ma è essenziale che queste componenti siano condivise e bidirezionali.
In una relazione pericolosa, invece, avviene uno squilibrio, c’è una asimmetria di potere: una persona subisce, l’altra guida la relazione.
Esiste una predisposizione a subire?
Solitamente le persone che tendono ad avere un rapporto di questo tipo hanno una profonda incapacità di vivere positivamente la solitudine, vedendola come un supplizio piuttosto che viverla come un’opportunità.
Così l’altro elemento della coppia diventa indispensabile per il proprio equilibrio emotivo e quando se ne va, il sentimento che resta è quello di aver perso il terreno sotto i propri piedi.
Il vissuto psicopatologico è spesso legato all’ansia ed alla depressione, ma c’è anche qualcosa di più e addirittura di peggiore.
Quando si instaura una dipendenza affettiva
Queste dipendenze presentano profonde analogie con altri disturbi, come quello da droghe, da alcol, da gioco d’azzardo, ma con un’unica differenza: che in queste situazioni l’oggetto tossico è identificabile in una persona.
Per insufficienza di dati sperimentali, la dipendenza affettiva non rientra tra i disturbi mentali diagnosticati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, comunemente chiamato DSM. Essa però è stata ammessa fra le “New Addictions”, ovvero le dipendenze (senza sostanza) di tipo comportamentale, tra cui si ritrovano diverse forme di dipendenza molto frequenti attualmente come la dipendenza da internet, dal gioco d’azzardo, dal sesso, dallo sport, dallo shopping compulsivo ecc.
La persona si trova a vivere una sorta di astinenza, dovuta alla disperazione di non poter vivere senza l’altro. Un ruolo importante all’origine di questa specifica vulnerabilità è dato dalle carenze affettive che le persone dipendenti hanno vissuto durante l’infanzia.
I vissuti di abbandono, di non riconoscimento o addirittura di rifiuti da parte delle figure genitoriali provocano nella crescita una maggiore inclinazione a cercare nell’altro qualcuno che la completi.
Fermarsi e smettere di accettare
Accettare condizioni umilianti pur di mantenere un rapporto diventa una sorta di meccanismo di difesa. Stare male viene considerato meglio che stare soli. Eppure, il primo compito di ogni essere umano è proprio l’autonomia. L’autonomia emotiva soprattutto dovrebbe essere il primo obiettivo del proprio percorso di crescita e laddove è fragile diventa obiettivo del percorso psicoterapeutico.