Brufoli e dieta: sono connessi?
Qual è il rapporto che lega ciò che ingeriamo e ciò che appare sulla nostra pelle?
Sono tanti gli alimenti che di volta in volta vengono additati come responsabili. Salame, patatine fritte, cioccolato, e così via. In vista delle prossime feste pasquali, si nutre forte interesse nel sapere se possiamo mangiare le nostre amate uova senza rimorsi (diciamo). Quindi a cosa dobbiamo stare attenti quando ci si siede a tavola?
Un dibattito ancora aperto
Come avevamo già riportato, tra le cause si annoverano squilibri ormonali, stress o prodotti cosmetici non adeguati. Ma ormai è un po’ di tempo che anche l’alimentazione viene tenuta sotto osservazione. Sebbene si siano trovate varie connessioni tra cibo e brufoli, le modalità sono ancora poco chiare. Una cosa balzata agli occhi è che i paesi occidentali hanno una maggiore incidenza di casi di acne rispetto ai “rivali” orientali. Sicuramente, tra le differenze che li distinguono vi sono le abitudini alimentari, ma è un dato che va preso con le pinze. Nelle Americhe, uno studio ha mostrato percentuali di casi nettamente inferiori (2,7% su campione di 9955) confrontando il Brasile agli Stati Uniti. Anche in questo caso, nonostante ci sia una prevalenza, questi fatti non si possono considerare cause conclamate. Uno tra gli impatti più rilevanti nello sviluppo dell’acne è attribuito ad alimenti con alto contenuto di zucchero, di cui infatti la dieta nei versanti occidentali è ricca, ma anche i latticini sono spesso chiamati in causa. Cerchiamo di andare nel dettaglio.
Alto indice/carico glicemico (GI/GL)
Il contenuto di zuccheri può influire in quanto determina variazione nei livelli di insulina. Per indice glicemico (GI), si intende la velocità con cui aumenta la glicemia dopo l’ingestione di un alimento contenente 50 g di carboidrati, prendendo come riferimento la stessa quantità di glucosio (che ha indice 100). È quindi una misura della qualità degli zuccheri contenuti nel cibo. Il carico glicemico (GL) invece, moltiplicando l’indice glicemico per la quantità di carboidrati all’interno, prevede l’innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue.
L’iperinsulinemia conseguente all’iperglicemia, provoca un aumento di IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile), che a sua volta induce iperproliferazione dei cheratinociti (cellule della pelle) e un aumento in androgeni. Quest’ultimi stimolano la produzione di sebo e l’aggravarsi dell’acne (molecole pro-infiammatorie). Esempi di questi cibi possono essere:
- pane bianco,
- fiocchi di mais,
- riso soffiato,
- patate,
- riso bianco,
- bibite zuccherate,
- tutti i dolci (ovviamente).
D’altra parte, l’introduzione di alimenti a basso rapporto GI/GL porta a benefici come la riduzione di questi promotori. Cibi come possono essere frutta e verdura, legumi e avena integrale hanno un effetto favorevole anche sul controllo del peso e bilanciamento della dieta. Basta solo non essere troppo drastici per non sottrarre alcuni importanti nutrienti.
Latte e derivati
Le proprietà comedogeniche (ovvero pro-brufoli) del latte sembrano essere collegate al suo contenuto in ormoni (prodotti dalla mucca durante la gravidanza) e altre molecole bioattive. Tra loro troviamo steroidi, α-lattoalbumina, ormoni stimolanti la crescita e ancora lui, IGF-1. Questo spiega perché anche il latte scremato, e non solo quello intero, viene coinvolto nonostante abbia un basso contenuto di grassi (acidi grassi e colesterolo). Non sono presenti, invece, prove certissime riguardo ai derivati del latte, come yogurt e formaggi.
Però latte e latticini si portano dietro un altro importante effetto nel trattamento dell’acne: riducono l’assorbimento delle tetracicline. Questi antibiotici (molto usati nei casi di acne), il cui assorbimento sistemico è già influenzato dal cibo in generale, formano un complesso con il calcio che lo riduce ulteriormente.
Cioccolato
Ecco, quello che per anni è stato eletto “Nemico pubblico numero 1”. Ci sono vari studi che riportano peggioramento dell’acne dopo un consumo frequente di cioccolato. Quello che però sfugge è quale componente sia direttamente responsabile. Fa strano pensare al cacao, di per sé ricco di flavonoidi dalle proprietà antiossidanti. Più facile sospettare di altre, come il latte e lo zucchero aggiunto in fase di lavorazione. Il cioccolato inoltre, contiene burro di cacao, che tra le altre cose è composto dal 33% di acido oleico. Su modelli animali, altera la cheratinizzazione, portando alla formazione di punti neri (comedoni).
Grassi
Tutti concordano sul fatto che una dieta ricca di grassi non è che sia sanissima. La maggior parte degli autori attribuisce anche un effetto negativo anche nei casi di acne, considerando almeno un consumo giornaliero di cibi fritti, speziati, unti, o da fast food. Anche qua si può avere un aumento di IGF-1. Nonostante siano stati proposti vari meccanismi per spiegare la relazione, non ci sono prove sufficienti a supporto. Inoltre, ci sono categorie (come gli omega-3) che esplicano tutt’altro effetto, ovvero protettivo. Sicuramente è un argomento da delucidare in maniera più approfondita.
Probiotici
Il microbiota, anche a livello intestinale, gioca un importante ruolo nella patogenesi dell’acne, e ciò può essere sfruttato per la sua modulazione. Anche in questo caso bisognerebbe approfondire per quanto concerne il meccanismo di azione, anche se la somministrazione di probiotici orali come Bifidobacterium bifidum e Lactobacillus acidophilus conduce a un miglioramento. In aggiunta, mantenere l’equilibrio della flora intestinale è sempre molto importante, specialmente in un trattamento che prevede antibiotici orali (come spesso accade).
Alimenti protettivi
Anche se la situazione rimane in costante aggiornamento, si può dire che non tutto il cibo vien per nuocere. Ricollegandoci a quanto detto prima, in questa categoria possiamo trovare:
- frutta,
- verdura,
- pesce,
- frutta a guscio,
- olio di oliva.
Questo perché ognuno contiene uno di quei fattori che, con moderazione, non peggiorano la situazione. L’integrazione di vitamine (come la A, la C, la D), acidi grassi come gli omega-3, alcuni sali (zinco), garantisce, tramite il loro effetto antiossidante, una buona protezione. Stesso discorso vale per gli alimenti a basso GI/GL. Si ricorda che le misure drastiche non sono mai ben accette, perché si sfocia in uno sbilanciamento dietetico, andando a mancare alcuni importanti nutrienti.
Quindi?
La ricerca è molta, le risposte sono poche. Consigli utili possono essere, oltre a prestare attenzione a ciò che si mangia, anche di tenerne traccia. Questo viene raccomandato dagli stessi dermatologi, poiché si può restringere il cerchio in caso si noti un peggioramento.
Consideriamo anche quello che la nostra pelle ci comunica, interrogandosi se quel che normalmente consumiamo nei pasti può aver influito. Cosa succede se sospendiamo per una settimana, o forse anche di più? Ci sono miglioramenti? Se ci priviamo di alimenti importanti al nostro fabbisogno, ricordiamoci anche di integrare con qualche supplemento alternativo.
Teniamo sempre in considerazione il parere di un esperto, che può giungere in nostro soccorso. Ci può dare validi consigli sul trattamento più adeguato, specialmente quando il quadro è così intricato e pieno di dubbi!