Culle per la vita: come funzionano e dove si trovano

Sicurezza per il bambino e privacy per la donna: la soluzione contro l’abbandono dei neonati è la culla per la vita o culla termica

culle per la vita

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    La libertà di scegliere il meglio per se stessi e gli altri: le culle per la vita nascono per permettere a tutte le donne che non desiderano un figlio, che sono in difficoltà, che non possono avere un figlio, ma che stanno portando avanti la gravidanza, di lasciare i neonati in strutture adeguate per garantire la sicurezza e la salute del neonato e l’anonimato per loro stesse. Non parliamo di abbandono, parliamo di tutele per il neonato, nell’immediato e nel futuro; è fondamentale parlarne e mettere a conoscenza la cittadinanza di questa possibilità.

    Ma cos’è una culla per la vita e come funziona?

    Le culle per la vita: quando e come nascono

    In linea di massima, ogni anno in Italia vengono abbandonati circa 3000 neonati: le culle per la vita nascono proprio alla luce di una reale necessità delle donne e delle famiglie che non riescono, non possono o non vogliono crescere un bambino. Queste strutture, vere e proprie culle riscaldate, permettono al neonato di essere lasciato in sicurezza per la sua salute e garantiscono il totale anonimato per la donna. Sul territorio nazionale le prime culle per la vita sono comparse intorno al 2007/2008, ma a 15 anni di distanza ancora non vi è molta informazione e conoscenza a riguardo e non sono tante (e nemmeno in tutte le regioni).

    Cosa sono?

    Le culle per la vita, chiamate anche culle termiche, sono pensate e realizzate per lasciare i neonati completamente protetti e al sicuro, garantendo a tutte quelle donne in difficoltà la loro la privacy e l’anonimato, in quanto sono situate in luoghi defilati, vicino a ospedali, parrocchie o associazioni. Le culle per la vita o culle termiche sono vere e proprie culle dotate di una tecnologia particolare in grado di garantire una temperatura ottimale (grazie al riscaldamento), ma anche chiusure di sicurezza e un presidio costante in grado di far intervenire il personale medico in modo tempestivo per la salute del bambino. Tramite un pulsante, si aprono e si chiudono gli sportelli per lasciare il neonato: le culle sono, così, un gesto di accoglienza assoluta e disinteressata per il bambino e per la donna che prende questa decisione. Dopo le necessarie visite mediche, il bambino viene poi inserito nel programma e nella procedura di adozione.

    A cosa servono?

    Le culle per la vita servono a garantire la vita al neonato e a tutelare le donne che prendono questa importante decisione.

    Per riassumere l’iter di questo procedimento:

    • Se si decide di partorire in casa o si decide in seguito al parto e al ritorno nella propria abitazione di non potere o volere prendersi cura del neonato, si cerca la culla per la vita più vicina a dove ci si trova.
    • Una volta alla culla, si preme il pulsante, consapevoli che il neonato sarà protetto e al caldo nei primi minuti, prima dell’arrivo del personale sanitario. Al tempo stesso, la donna è tutelata: privacy e anonimato sono garantiti.
    • Un segnale acustico informerà i sanitari e i medici della presenza del neonato nella culla, che sarà seguito da loro con analisi ed esami di routine prima dell’avvio del procedimento di adozione.

    Dove si trovano?

    Quasi tutte le regioni italiane hanno almeno una culla per la vita posizionata vicino a ospedali, associazioni, centri accoglienza, parrocchie o conventi. Sul sito ufficiale delle Culle per la vita sono indicate per ogni regione le varie culle disponibili, con via e info a riguardo.

    Cosa fare se non esistono culle per la vita nella propria zona

    Le culle per la vita sono realizzate per evitare quegli abbandoni pericolosi per la salute e la vita del bambino (se si pensa ai fatti di cronaca di abbandono di neonati nei cassonetti o per strada, con conseguenze a volte disastrose per il piccolo): optare per questa soluzione, è una sicurezza in primis per il bambino. Purtroppo non sono tantissime le culle per la vita sul territorio nazionale: questo significa che a volte per raggiungere quella più vicina si è costretti ad andare in un’altra regione.

    Se si è già consapevoli di questa decisione, si può optare per il parto in anonimato. La legge italiana (DPR 396/2000, art. 30, comma 2) prevede questa scelta: consente alle madri di partorire in sicurezza in ospedale e poi di non riconoscere il bambino.

    Il parto in anonimato

    Non tutte le persone sanno, infatti, che in ospedale è prevista la possibilità di partorire in anonimato. Il sito del Ministero della Salute lo spiega in modo chiaro: la donna può partorire in totale sicurezza per sé e per il bambino in ospedale, ma può decidere di non riconoscere il neonato, tanto che nell’atto di nascita verrà scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”. Per evitare abbandoni e rischi per la salute e per la vita del bambino, molte città e regioni d’Italia hanno promosso negli anni campagne di informazione a riguardo. Quando la donna decide di rimanere anonima e si trova nella situazione di dover partorire in casa, in quel caso può avvalersi delle culle per la vita, che garantiscono la sicurezza e la salute del bambino e, al tempo stesso, l’anonimato della madre.

    Fonti

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