La gestione del dolore rappresenta una delle sfide più complesse nelle procedure mediche. Negli ultimi anni, grazie ai progressi tecnologici, alcuni reparti di ostetricia hanno trovato un nuovo alleato nella realtà virtuale: i dispositivi immersivi, come i visori, permettono di trasportare le future mamme in scenari multisensoriali che distraggono, rilassano e modulano la percezione del dolore.
L’approccio tradizionale, basato sull’utilizzo di anestetici, analgesici e farmaci e sulle tecniche non farmacologiche, sta facendo spazio alla realtà virtuale come una risorsa terapeutica innovativa aggiuntiva per l’ansia e la gestione del dolore durante il travaglio.
L’utilizzo della realtà virtuale in sala parto non è un caso isolato e dimostra come questa tecnologia stia entrando nella pratica clinica per migliorare l’esperienza del paziente, ridurre la necessità di farmaci analgesici e favorire un recupero più rapido.
Realtà virtuale: oltre lo schermo, dentro l’esperienza
La realtà virtuale (VR) è una tecnologia immersiva avanzata che consente all’utente di interagire con ambienti digitali tridimensionali alternativi a quelli reali. L’esperienza si realizza grazie all’integrazione di diversi dispositivi, tra cui visori (HMD) che mostrano immagini tridimensionali, cuffie che isolano i suoni esterni e riproducono audio coerenti con l’ambiente fittizio e/o controller per la navigazione e la manipolazione degli oggetti virtuali.
La combinazione di stimoli visivi, uditivi e/o tattili crea l’impressione psicologica di “essere lì”. A differenza di un comune film, l’esperienza VR non è passiva: coinvolge attivamente il corpo e l’attenzione dell’utente.
Perché la VR può aiutare a gestire il dolore?
In ambito clinico, la VR non interviene direttamente sul tessuto nervoso come fa un farmaco, ma opera su più livelli: cognitivi, emozionali e neurologici. Alla base vi sono diverse teorie neuropsicologiche che ne spiegano i meccanismi di azione, come:
- la teoria del gate control, secondo la quale il segnale di dolore può essere modulato dal cervello quando è impegnato in un’attività sensoriale coinvolgente. In pratica la VR satura il cervello con stimoli positivi e coinvolgenti, distraendo dai segnali di dolore;
- la teoria dell’attenzione limitata. L’evoluzione della teoria del gate control parte dal presupposto che la capacità di attenzione sia una risorsa limitata e, quindi che il dolore necessita di attenzione per essere percepito come tale; una distrazione come quella della realtà virtuale sposta l’attenzione su stimoli positivi, diminuendo significativamente la percezione dell’intensità del dolore;
- la teoria delle risorse multiple. I diversi canali sensoriali e cognitivi utilizzano risorse separate; attivarli simultaneamente, come avviene nella realtà virtuale, riduce ulteriormente le risorse residue per elaborare il dolore.
Oltre a distrarre dal dolore, la VR può stimolare i meccanismi di neuroplasticità cerebrale, favorendo un rimodellamento delle reti neurali responsabili della percezione del dolore e contribuendo così a un sollievo duraturo, al recupero delle funzioni compromesse e a una progressiva riduzione della dipendenza da analgesici.
Sebbene numerosi studi confermino il potenziale della VR nella gestione del dolore, la ricerca è tuttora in evoluzione. Gli studiosi stanno indagando più a fondo i meccanismi neurofisiologici coinvolti e l’influenza delle variabili individuali (età, sesso, storia del dolore), patologiche e tecnologiche (es. tipo di visore, tracciamento dei movimenti, caratteristiche degli ambienti virtuali) sull’efficacia.
L’obiettivo finale è sviluppare interventi personalizzati di realtà virtuale in grado di massimizzare l’attenuazione del dolore e migliorare il benessere complessivo dei pazienti.
Ambiti di applicazione clinica: dove si sta utilizzando la VR
Quello ostetrico è solo uno dei diversi settori ospedalieri che stanno adottando questa tecnologia. La realtà virtuale sta trovando sempre maggiore spazio come risorsa terapeutica trasversale e complementare in grado di influenzare ansia, stress, percezione e coinvolgimento emotivo che potrebbero intensificare la sofferenza del paziente.
Le applicazioni più consolidate riguardano la gestione del dolore acuto, ma studi preliminari indicano la possibilità di utilizzare la realtà virtuale anche nel trattamento del dolore cronico legato alla malattia o ai trattamenti in corso.
Di seguito, riportiamo i principali ambiti in cui questa tecnologia sta dimostrando risultati promettenti.
Ostetricia e ginecologia
In ambito ostetrico, la realtà virtuale può modulare la percezione del dolore e dello stress durante il travaglio. Presso il Policlinico Martini, l’utilizzo di visori VR, combinato con pratiche complementari consolidate come massaggi, musica, aromaterapia e cromoterapia, mira a migliorare il benessere delle future mamme e a favorire la gestione non farmacologica del dolore.
Ambito pediatrico
La realtà virtuale sta trovando applicazione anche in ambito pediatrico per ridurre ansia e dolore durante le procedure mediche. Al Policlinico Gemelli di Roma, ad esempio, i visori VR vengono impiegati per alleviare il dolore dei bambini durante interventi come la rimozione di schegge o la sutura di ferite. I viaggi in mongolfiera, le avventure spaziali e le altre esperienze immersive catturano l’attenzione dei piccoli pazienti, rendendo le procedure più serene e favorendo la loro collaborazione.
Interventi mini-invasivi
Alcuni reparti stanno sperimentando l’uso della realtà virtuale come supporto durante procedure mini-invasive con l’obiettivo di ridurre l’ansia del paziente. Ad esempio, il reparto di Urologia dell’Ospedale Molinette di Torino ha impiegato scenari immersivi e stimoli sensoriali durante un intervento mini-invasivo di un carcinoma prostatico per migliorare l’esperienza della procedura e favorire il benessere emotivo del paziente.
Post-operatorio e riabilitazione
Una linea di sviluppo riguarda l’uso della VR nel percorso post-operatorio con lo scopo di attenuare il dolore residuo, favorire la mobilizzazione precoce e aumentare la motivazione del paziente nei programmi riabilitativi.
La natura immersiva della VR consente di trasformare esercizi spesso percepiti come faticosi o ansiogeni in attività più coinvolgenti e gratificanti, riducendo l’attenzione sul dolore e favorendo la partecipazione attiva nel recupero funzionale.
Le prospettive future della VR nella gestione del dolore
L’uso della VR si dimostra promettente per la gestione del dolore acuto e cronico grazie alla sua capacità di coniugare tecnologia, neuroscienze e approccio centrato sul paziente.
Le esperienze italiane testimoniano come non sia più un’idea futuristica: se ben integrata, la VR può arricchire i trattamenti tradizionali, sostenendo un modello di cura sempre più multimodale, tecnologico e personalizzato.
Tuttavia, nonostante i risultati incoraggianti e l’enorme potenziale, la piena adozione clinica della VR dipende dalla gestione di alcuni aspetti quali sicurezza, costi, accessibilità e integrazione nei flussi di lavoro sanitari, condizioni necessarie affinché possa affermarsi come strumento terapeutico duraturo.


Lascia il tuo commento