Diabete e longevità: come cure migliori allungano la vita dei diabetici

Vivere appieno nonostante il diabete: la storia di Zverev dimostra come i progressi medici possano trasformare una sfida in una vittoria.

Vivere di più anche con il diabete

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    Fino a pochi decenni fa, vivere a lungo con il diabete , soprattutto di tipo 1, rappresentava una sfida difficile da immaginare. Oggi, grazie ai progressi della medicina, le persone con diabete non solo godono di una maggiore longevità, ma possono anche aspirare a una qualità di vita piena, attiva e libera da limitazioni. La storia sportiva del campione Alexander Zverev ne è una testimonianza.

    Vivere bene con il diabete oggi è possibile. A confermare ciò sono i continui avanzamenti terapeutici, il potenziamento dell’assistenza medica e le storie di successo, come quella del tennista Alexander Zverev, secondo nel ranking ATP.

    Tuttavia, se da un lato la medicina ha permesso ai pazienti di invecchiare nonostante la malattia, dall’altro emergono alcune criticità legate alla gestione delle complicanze croniche e all’accesso alle tecnologie. Scopriamone di più.

    Il diabete non è un limite: parola di Zverev

    All’evento romano di Medtronic , intitolato “Ridurre il peso del diabete e semplificarne la gestione attraverso la tecnologia”, Alexander Zverev ha raccontato la propria esperienza: una diagnosi di diabete di tipo 1 arrivata quando aveva soli 4 anni e un percorso che lo ha portato a raggiungere l’élite del tennis mondiale.

    In passato, si pensava che il diabete di tipo 1 fosse incompatibile con un’attività sportiva come il tennis perché percepito come un ostacolo. A distanza di vent’anni, i progressi medici e le storie come quella di Zverev trasmettono un messaggio positivo forte .

    Perché il diabete era considerato un limite per lo sport?

    Il diabete è una malattia cronica che modifica il modo in cui l’organismo gestisce il glucosio nel sangue. Si presenta in diverse forme, ognuna con caratteristiche e implicazioni specifiche.

    Il diabete insulino-dipendente o diabete di tipo 1 di cui soffre Alexander Zverev tende a manifestarsi nei primi anni di vita o nell’età adolescenziale. È caratterizzato dall’assenza totale di produzione di insulina e richiede una somministrazione quotidiana per garantirne la sopravvivenza.

    Questa forma di diabete è stata storicamente considerata un limite per la pratica sportiva a causa delle sfide legate al controllo glicemico durante l’attività fisica . L’esercizio fisico può influenzare i livelli di glucosio nel sangue, aumentando il rischio di ipoglicemia o iperglicemia, specialmente se non si apportano le dovute modifiche alla terapia insulinica o all’alimentazione. 

    Inoltre, la gestione della glicemia durante l’attività fisica richiede un monitoraggio attento e frequente dei livelli di glucosio , nonché una comprensione approfondita di come l’esercizio influisce sul metabolismo del glucosio. 

    Queste complessità hanno portato a una percezione diffusa che il diabete di tipo 1 fosse incompatibile con la pratica sportiva ad alto livello. Tuttavia, con i progressi nella tecnologia medica , come i monitoraggi continui della glicemia ei sistemi di somministrazione automatica dell’insulina, è diventato possibile per gli atleti con diabete di tipo 1 gestire efficacemente la loro condizione durante l’attività fisica.

    Diabete e longevità: la popolazione diabetica sempre più longeva

    I dati più recenti degli Annali 2024 dell’ Associazione Medici Diabetologi (AMD) – iniziativa nata per monitorare nel tempo la qualità della cura specialistica al diabete in Italia – offrono un quadro aggiornato su quanto vivono i malati di diabete nel nostro Paese.

    Dalle informazioni rilevate dagli oltre 750 mila italiani censiti è emerso che la popolazione diabetica sta invecchiando bene. In particolare:

    • nei pazienti con diabete di tipo 2 , la quota degli over 75 è salita dal 34,8% a quasi il 36%;
    • aumentare gli over 65 (18,3%) affetti da diabete tipo 1 e si registra anche una presenza significativa di ultraottantenni.

    Quello che riguarda l’aspettativa di vita di un diabetico è ben raccontato da questi numeri incoraggianti : oggi le persone con diabete vivono più a lungo , spesso anche per oltre 20 anni, entrando così nella categoria dei cosiddetti long survival.

    Diabete e aspettativa di vita: cure migliori, risultati migliori

    Il trend positivo emerso dagli Annali 2024 conferma che, pur restando una malattia cronica, il diabete è gestito oggi in modo sempre più efficace da un numero crescente di persone:

    • oltre la metà dei pazienti riesce (circa il 56%) a raggiungere valori ottimali di emoglobina glicata , un indicatore fondamentale che riflette l’andamento medio della glicemia degli ultimi mesi;
    • la percentuale di pazienti con colesterolo LDL entro i valori target è salita dal 40,2% al 44%;
    • nell’ambito del diabete di tipo 2 si registra una lieve ma significativa assegnata al numero di persone obese (passando dal 36% al 35%);
    • è stata registrata una diagnosi tardiva di diabete gestazionale , in calore dal 14,4% al 13,6%.

    Un segnale positivo è arrivato anche dalla crescente diffusione di nuove terapie farmacologiche e in particolare di due classi di farmaci innovativi: gli SGLT2-inibitori e gli agonisti del GLP-1 , come il semaglutide, il cui uso è passato dal 67,5% al ​​77,4%.

    Questi medicinali non si limitano a tenere sotto controllo la glicemia, ma agiscono su più fronti, contribuendo a ridurre gli eventi muscolari e a preservare la funzionalità renale. In sostanza, aiuta le persone con diabete a vivere meglio e più a lungo.

    Quali sono le attuali sfide per i diabetici?

    Nonostante i progressi, purtroppo, dagli Annali 2024 emergono alcune criticità che rappresentano delle sfide ancora attuali per i pazienti diabetici e che potrebbero contribuire sulla vita media di un diabetico di tipo 1 o di tipo 2. Nello specifico:

    • solo il 26,5% dei diabetici riesce a mantenere la pressione arteriosa entro i limiti raccomandati. Un problema non da poco, considerando che l’ipertensione è tra le cause di complicanze cardiovascolari;
    • l’impiego di microinfusori di insulina è ancora limitato, fermandosi al di sotto del 20% , anche se garantisce maggiore flessibilità e un migliore controllo glicemico;
    • rimangono lacune significative nel controllo e nella prevenzione delle complicanze gravi , tra cui piede diabetico e retinopatia diabetica.

    A tutto ciò si aggiunge una disparità territoriale significativa : il diabete non è diffuso in modo uniforme, ma colpisce più duramente le regioni del Sud Italia e in particolare gli uomini delle fasce sociali più svantaggiate.

    Parallelamente, tra i pazienti seguiti dai centri diabetologici italiani, il 14% proviene da Paesi extra-europei , il che sottolinea anche l’esigenza di un’attenzione culturale e inclusiva nella cura del diabete.

    Fonti

    Ansa

    AMD – Associazione Medici Diabetologi

    OMS – Organizzazione mondiale della sanità

    FNOB – Federazione Nazionale Degli Ordini dei Biologi

    Manuale MSD versione per i pazienti

    The Lancet – Diabete ed endocrinologia

    PubMed

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