Lo svezzamento del vitello: la strategia nutrizionale per il rumine

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      La fase di svezzamento del vitello è universalmente riconosciuta come il periodo più delicato e determinante per la sua futura carriera produttiva e la salute generale. Questo momento segna la transizione da una dieta esclusivamente liquida (il latte materno o i suoi sostituti) a una solida, una trasformazione che implica un fondamentale cambiamento fisiologico all’interno dell’apparato digerente. Per gestire con successo questa transizione, la scelta del nutrimento è cruciale. L’utilizzo di un mangime per svezzamento vitelli specifico non è un semplice supporto nutrizionale, ma uno strumento tecnico indispensabile per l’allevatore che mira all’efficienza e alla longevità della mandria.

      Il rumine: l’organo chiave dello svezzamento

      Il vitello nasce con un apparato digerente essenzialmente monogastrico, dove il latte bypassa i prestomaci per essere digerito direttamente nell’abomaso (il quarto stomaco). L’obiettivo primario dello svezzamento è stimolare lo sviluppo e la funzionalità del rumine, che nell’animale adulto assumerà la funzione di fermentazione dei foraggi. Questo sviluppo non è spontaneo; è la fermentazione delle sostanze nutritive contenute nel mangime starter che produce acidi grassi volatili (in particolare butirrico e propionico). Sono proprio questi acidi a funzionare come stimolanti diretti, innescando la crescita delle papille ruminali, strutture simili a villi che aumentano esponenzialmente la superficie di assorbimento. Senza questa stimolazione precoce e mirata, il rumine rimane immaturo, compromettendo la capacità dell’animale di digerire efficacemente la dieta solida.

      Composizione e palatabilità del mangime starter

      Un mangime per svezzamento vitelli efficace deve essere formulato con precisione per bilanciare l’alta richiesta energetica e proteica della fase di crescita con la necessità di stimolare l’organo in via di sviluppo. La composizione prevede generalmente un alto contenuto proteico (necessario per la crescita muscolare) e una ricca densità energetica, spesso ottenuta da cereali lavorati come mais o orzo. È fondamentale che il mangime starter sia altamente appetibile e palatabile. Se il vitello non lo trova gradevole, il suo consumo si riduce, e l’intero processo di svezzamento ritarda. Inoltre, la consistenza fisica del mangime (spesso sotto forma di pellet o fioccato) è studiata per massimizzare la stimolazione meccanica delle pareti del rumine, affiancando l’azione chimica degli acidi volatili.

      Strategie di somministrazione e obiettivi

      La strategia di somministrazione è cruciale e deve essere precoce. Sebbene il latte rimanga l’alimento principale nelle prime settimane, l’introduzione del mangime starter inizia già nella prima settimana di vita. L’obiettivo iniziale non è sostituire il latte, ma abituare il vitello al mangime solido e avviare l’attività ruminale. La cessazione completa dell’alimentazione liquida avviene solo quando il vitello raggiunge una soglia minima e costante di consumo di mangime solido. Questo dimostra l’avvenuta maturazione del rumine. Acqua fresca e pulita, insieme a piccole quantità di fieno di alta qualità, devono essere sempre disponibili, poiché l’acqua è essenziale per la fermentazione ruminale e il fieno per la stimolazione meccanica.

      L’impatto sulla salute e sulla futura produttività

      Un corretto svezzamento è un vero e proprio investimento sul futuro della mandria. Una transizione rapida e ben gestita riduce drasticamente lo stress e la suscettibilità dell’animale alle malattie tipiche del periodo, come le coccidiosi o le diarree da svezzamento. Vitelli che hanno sviluppato un rumine robusto e funzionale mantengono tassi di crescita post-svezzamento elevati e
      mostrano un sistema immunitario più forte. Questo periodo cruciale determina la velocità e l’efficienza con cui l’animale entrerà nella fase produttiva adulta. Un rumine ben sviluppato è la garanzia di una longevità produttiva efficiente e duratura, minimizzando le problematiche digestive che potrebbero sorgere negli anni successivi.

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